Imprese e ambiente, c'è chi dice no - QdS

Imprese e ambiente, c’è chi dice no

Rosario Battiato

Imprese e ambiente, c’è chi dice no

venerdì 29 Luglio 2016

I dati Ispra delle organizzazioni che abbandonano le certificazioni di qualità ambientale: in Sicilia calo del 70% in 5 anni. Anche se l’Italia è tra i Paesi più avanzati nel settore, i sistemi Emas ed Ecolabel vanno ripensati

PALERMO – Le certificazioni ambientali volontarie come Emas ed Ecolabel rappresentano ormai  riferimenti essenziali per il mercato, per i risparmi economici che ne derivano e per le facilitazioni nell’accesso alle agevolazioni e ai finanziamenti. Eppure il sistema va ripensato, perché il numero di organizzazioni che ha deciso di non rinnovare la registrazione Emas è sensibilmente cresciuto nel corso degli anni e oggi supera il numero delle registrazioni. Lo riporta l’Ispra nell’ultimo report che effettua un’indagine sulle organizzazioni che abbandonano il marchio di qualità ambientale dell’Ue. 
Il numero complessivo sarà pure in calo, ma l’Italia si conferma tra i Paesi più all’avanguardia in Europa. Tra il dicembre 2013 e 2015, a fronte di una riduzione delle organizzazioni registrate Emas (-7,5%), si è confermata comunque al secondo posto con poco più di mille unità, superata soltanto dalla Germania (1.200). A rappresentare la quota più determinante sono le microimprese (39%) e più in generale si assiste a una netta preponderanza del privato (79%) in rapporto alla quota di pubbliche amministrazioni che hanno ottenuto la certificazione (21%). La distribuzione geografica premia comunque la fascia settentrionale del Paese (62%), anche in virtù dei provvedimenti proposti dalle varie amministrazioni regionali come Emilia-Romagna, Liguria, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige. La Lombardia domina la classifica (187), seguita sul podio dall’Emilia-Romagna (163) e dalla Toscana (129). La Sicilia si trova al penultimo posto con appena 16 organizzazioni registrate.
Tra il 2010 e il 2015 soltanto cinque regioni possono vantare una crescita del numero di organizzazioni registrate e sono Valle D’Aosta (+66,6%), Lombardia (+32,5%) Piemonte (+29,4%), Lazio (+21,1%) e Trentino-Alto Adige (9,6%). Per tutte le altre, inclusa la Sicilia, si tratta soltanto di capire quanto sia profondo il segno negativo. L’Isola, ad esempio, ha registrato un netto -69,6%.
Spostandoci sui dati in valore assoluto, scopriamo che le prime tre Regioni in cui si rilevano i dati più elevati per le imprese che non hanno rinnovato la registrazione sono Emilia-Romagna (75 mancati rinnovi), Toscana (45), Campania e Puglia (35). La Sicilia è tra le prime otto d’Italia per aver perso ben 25 realtà, cioè più di quante ne abbia effettivamente registrate attualmente. Tra i settori più propensi a lasciare, almeno a livello nazionale, l’Ispra registra le Pa (74 mancati rinnovi) il settore alimentare (40) e quello dell’Energia (29). Dal 2012 la tendenza è chiara: i mancati rinnovi superano le registrazioni. Nel 2015 queste ultime sono state appena 68 contro 106 abbandoni della certificazione. In Sicilia il distacco è ancora più netto con 6 nuove registrazioni e 25 abbandoni tra il 2010 e il 2015.
L’indagine dell’Ispra ha pertanto coinvolto tutte le organizzazioni che non hanno rinnovato per comprenderne le eventuali debolezze del sistema. All’indagine hanno risposto poco meno di un centinaio (64% imprese, 36% Pa) principalmente collocate nel Nord (57%) e con una prevalenza, tra le imprese, delle pmi (66%).
Tra le motivazioni che hanno convinto le imprese a lasciare Emas emergono “i costi sostenuti (distinti tra costi per il Verificatore Ambientale e per la consulenza)” seguiti dalla “mancanza di ritorni in termini di visibilità e dall’insufficienza di semplificazioni di carattere burocratico – amministrativo”. Tra le misure da adottare suggerite dall’Ispra, pertanto, figurano l’incremento delle semplificazioni burocratico-amministrative e dei benefici fiscali di lungo periodo e delle agevolazioni finanziarie. Inoltre si prevedono il maggior peso di Emas rispetto alla Iso 14001 nei bandi pubblici e la riduzione dei controlli.

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