Rsu, impianti energetici attrazione turistica - QdS

Rsu, impianti energetici attrazione turistica

Carlo Alberto Tregua

Rsu, impianti energetici attrazione turistica

martedì 09 Agosto 2016

Vienna e Berlino li mostrano orgogliosi

I rifiuti solidi urbani (Rsu) fanno puzza, inquinano l’aria ed anche il sottosuolo. Ciò perché non è naturale che l’ultimo segmento dei consumi vada a finire nelle discariche anziché essere utilizzato per produrre materie prime, energia, biogas, concimi e materiali per il sottoasfalto.
Chi ammassa gli Rsu nelle discariche è sicuramente un popolo retrogrado guidato da ignoranti che non hanno la visione completa di come si governano territorio e popolazione.
La loro ignoranza è talmente crassa che non hanno neanche la capacità di copiare quello che hanno fatto le altre nazioni d’Europa e del mondo.
Se fossero andati in Danimarca, Svezia e Norvegia, avrebbero trovato che là neanche un grammo di Rsu viene ammassato, in quanto essi vengono utilizzati totalmente per ottenere i prodotti prima elencati. Non parliamo della civilissima Svizzera ove tutte le discariche esistenti prima del Duemila sono state trasformate in parchi ad uso dei cittadini.

A Berlino, un impianto di utilizzazione energetica degli Rsu si trova nel centro, ad appena 8 chilometri dalla porta di Brandeburgo. I turisti lo ammirano e, non riuscendo a capire come è fatto e a cosa serva quel manufatto, ottenuti i chiarimenti, restano sorpresi piacevolmente in quanto non si sente nessun odore cattivo e non si vede un filo di fumo, l’ambiente non subisce inquinamento se non qualcosa pari agli scarichi degli autobus, e non di più.
Il meglio di questa elencazione si trova a Vienna, ove un impianto energetico Rsu è diventato addirittura attrazione turistica. Nei depliant della città si trova l’invito ai visitatori di recarsi presso tale impianto (Spittelau) e visitarlo come esempio emblematico della civiltà di un popolo, almeno per questo aspetto, non certo per aver dato i natali ad Adolf Hitler.
Anche in Italia l’impianto di teleriscaldamento di Brescia è di antica data, ma è continuamente aggiornato: non inquina, produce energia e smaltisce tutti gli Rsu.
Nel nostro Paese vi sono 44 impianti di trattamento di Rsu, ma essi sono quasi assenti nel Centro-Sud in quanto risulta che ve ne sia uno nel Lazio (San Vittore) e un altro in Campania, ad Acerra, anche in questo versante l’Italia è profondamente divisa.

 
In tutti i casi prima elencati non assume alcun rilievo che gli Rsu siano differenziati a monte, in quanto la differenziazione viene effettuata nel corso del processo industriale dei relativi stabilimenti.
Quindi è del tutto cervellotica la volontà dei sindaci di tentare una raccolta differenziata quasi impossibile, perché i cittadini non sono disponibili a collaborare. I sindaci, invece, dovrebbero unirsi per mettere a bando un impianto energetico Rsu, del tipo indicato e di ultima generazione, che risolverebbe il problema alla radice in un tempo non superiore a tre anni. Ovviamente facendosi delegare dalla Regione.
Un impianto medio che smaltisca 250 mila tonnellate di Rsu costa all’incirca 250/300 milioni di euro, impiega cento persone e tre anni per essere consegnato chiavi in mano, altre cento persone per la gestione ordinaria e può produrre utili fra i tre e i quattro milioni.
Ovviamente conferendo gli Rsu in tali impianti, i Comuni risparmierebbero sulle spese di raccolta e quindi potrebbero abbassare la Tari che oggi è molto pesante.

Il quadro indicato è reale e le soluzioni realizzabili. Perché ancora non viene preso in esame da presidente e giunta regionale? Per incompetenza, disinteresse o per altro? Non sappiamo. Sappiamo solo che il caos è generalizzato e le immagini di strade e parchi pieni di immondizia hanno fatto il giro del mondo facendoci morire di vergogna.
Anche perché il mondo può presumere che tutti i siciliani siano cialtroni e incapaci, mentre lo sono solamente quelli che malauguratamente governano le istituzioni regionali e locali. Non tutti, evidentemente. Ecco perché occorrerebbe che i bravi amministratori si distinguessero con voce forte e chiara dai cattivi amministratori, in modo da non condividerne la responsabilità.
La questione è grave ma non seria, sosteneva Ennio Flaiano. Non è seria perché è ridicola. C’è la soluzione a questo annoso problema, ma chi dovrebbe adottarla, cioè presidente e giunta regionale insieme con i sindaci continua a tenere gli occhi chiusi e il naso chiuso. Ma la puzza si sente ugualmente.

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