Bisogna stancarsi ma non stressarsi - QdS

Bisogna stancarsi ma non stressarsi

Carlo Alberto Tregua

Bisogna stancarsi ma non stressarsi

giovedì 11 Agosto 2016
In questa stagione canicolare, lavorare stanca di più degli altri periodi, per alcune ragioni: la prima riguarda il fattore climatico, perché caldo e afa di per sé opprimono e deprimono. Bisogna avere spalle robuste e adeguate motivazioni per continuare a mantere un ritmo lavorativo conforme a quello che si tiene in altri periodi dell’anno.
Un’altra causa riguarda l’effetto psicologico, secondo il quale tutta l’estate dovrebbe diventare un potenziale periodo di ferie, cioè di riposo mentale e fisico.
Tutto questo pesa di più a chi non è motivato nel proprio lavoro, a chi non lo ama, a chi lo esercita per sbarcare il lunario, con la conseguenza che la sua scontentezza aumenta di momento in momento.
In questo quadro, non è secondaria l’incapacità di tanta gente ad autoprodurre buonumore, mentre preferisce accasciarsi, lamentarsi del fato, del destino, degli altri, del mondo, perché non vuole guardare dentro se stesso.

Quando si lavora di malavoglia, perché non si ama quello che si fa, oltre alla naturale e fisiologica stanchezza mentale e fisica, interviene quello che comunemente si chiama stress. In fisica è il tensore degli sforzi in un sistema continuo. In medicina, indica qualunque causa, agente o stimolo dannoso per l’organismo vivente, capace di debilitarlo.
Stancarsi è automatico, stressarsi altrettanto automatico. Ma mentre nel primo caso la fatica non si può evitare, nel secondo, invece, si può fare in modo di non esserne permeati. Come fare? Si tratta di autoaddestrarsi, fin da giovani, separando la fatica dallo stress. Come? Non facendosi coinvolgere dalle difficoltà e dai problemi che si incontrano, sapendo che una soluzione si può sempre trovare, a condizione di rimanere lucidi e distaccati.
Infatti, quando ci si fa coinvolgere da problemi o difficoltà, raramente si trovano le soluzioni più idonee, perché si perde lucidità.
Lo stress è veleno; intossica la nostra mente e spesso il nostro corpo. Non è l’acido lattico prodotto naturalmente dai nostri muscoli a seguito di fatica. è qualcosa di più insidioso perché fa vedere tutto nero e negativo.
 

Fra amici spesso vi è affetto, stima e comprensione, ma capitano momenti difficili in cui non ci si capisce, per cui vi sono periodi negativi che inevitabilmente inquinano il rapporto.
Ma se è vera amicizia, si riesce a superare tali momenti; dopo ritorna il sereno. L’amicizia non stanca mai. Può durare molto a lungo e sicuramente più dell’amore, se è solida, se è sincera, se è reciprocamente rispettosa, se è basata sul dare e non sul prendere: l’interesse altrui, quello dell’amico, viene sempre prima del nostro. 
Dispiace quando un’amicizia finisce. Se la causa è naturale bisogna prenderne atto, come quando cessa un rapporto sentimentale. Se la causa è invece dettata da egoismo, avidità o altri sentimenti negativi, allora crea dissapori e fa aumentare il dispiacere.
Alla fine di ogni giornata, se il lavoro è stato intenso si è sicuramente stanchi, ma se si ha avuta l’accortezza di non farsi intossicare dai problemi, si può riuscire ad evitare lo stress, cioè quella inutile fatica mentale di cui si fa volontieri a meno.

Tenere, dunque, staccati fatica e stress per non appesantire il gravame di entrambi i due elementi. Se non si procedesse in questa strada, alla fine del periodo lavorativo si potrebbero esaurire le energie fisiche e mentali, non ricostituibili durante il sonno notturno, perché sarebbe agitato e non riposante.
Se si va a letto stanchi ma tranquilli, si dorme bene e la mattina l’orologio biologico ha ricaricato corpo e mente. Quando si riposa male, ci si sveglia stanchi e in molti casi senza voglia di andare a lavorare o di fare altre attività.
Il discorso che facciamo non vale solo per il lavoro, ma è estensibile a qualunque difficoltà che incontriamo. Ognuna di esse deve essere tenuta da noi distante per consentirne la metabolizzazione, in modo da trovarvi soluzioni adeguate. 
Non è un caso che chi effettua lavori manuali è meno stressato di chi effettua lavori mentali, perché c’è la tendenza in quest’ultimo caso ad andare in tilt, mentre nel primo la fatica non impegna la testa.
Ma testa e corpo sono un tutt’uno: bisogna che stiano in sintonia per vivere meglio.

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