Centri estivi, pochi quelli pubblici e la spesa per le famiglie sale - QdS

Centri estivi, pochi quelli pubblici e la spesa per le famiglie sale

Michele Giuliano

Centri estivi, pochi quelli pubblici e la spesa per le famiglie sale

venerdì 12 Agosto 2016

Indagine della Federconsumatori: per l’estate portare i figli in questi centri costa sino a 600 euro al mese. Molte strutture sono private e costose, poche le risorse pubbliche specie in Sicilia

ROMA – Quando le scuole chiudono per le famiglie sono dolori. Per quelle che hanno impegni lavorativi e che possono utilizzare solo pochi giorni di ferie durante il periodo estivo e comunque non certo dalla chiusura sino alla riapertura delle scuole.
L’Osservatorio sulle Famiglie di Federconsumatori ha effettuato un’indagine per capire come le famiglie affrontano le lunghe vacanze dei propri figli minori e quali sono i costi che le stesse sostengono in questo periodo. Per le famiglie che restano in città perché entrambi i genitori lavorano nel corso dell’estate, le scelte sono per lo più orientate nella ricerca di un centro estivo che vada incontro alle esigenze economiche.
Per chi può, i nonni costituiscono una grande risorsa nelle case di villeggiatura al mare o in campagna, mentre i meno fortunati nell’affetto familiare devono ripiegare per centri estivi nel caldo delle città italiane.
Ma quanto costano questi centri estivi? L’Osservatorio sulle Famiglie ha effettuato un monitoraggio da cui è emerso che il costo settimanale è pari a 158 euro per un centro estivo in una struttura privata.
Il costo è dimezzato a 83 euro laddove invece i bimbi frequentino il centro estivo solo mezza giornata (fino alle 14). Bisogna considerare la variabile relativa al pranzo al sacco o in mensa: qualora la famiglia provveda al pranzo al sacco ed alla merenda da casa, il costo della giornata si riduce a 75 euro a bambino. Ammonta a circa la metà il prezzo dei centri estivi in strutture pubbliche, dove il costo si aggira dai 46 euro per metà giornata a 66 euro per una intera giornata.
La differenza notevole tra pubblico e privato è dovuta alle strutture scelte (spesso si tratta di istituti scolastici), nonché alla qualità e soprattutto alla dotazione messa a disposizione per svolgere le attività. Una cosa è certa però: specie in Sicilia non è che esistano struttura pubbliche che effettuano servizi estivi per l’accoglienza dei bambini. Spesso ci si deve affidare alle parrocchie e solo ora, grazie ai fondi dell’Unione Europea, stanno cominciando a nascere i primi “Spazi gioco”, vale a dire asili pubblici pomeridiani (ma solo per il periodo che va da settembre a giugno, quindi lasciando scoperta l’estate).
Quindi chi sta in Sicilia, e al sud in genere, ha poche altre alternative rispetto al privato. Dallo studio della tipologia delle attività svolte emerge che i corsi di lingue sono quelli maggiormente scelti da parte delle famiglie che possono permettersi di pagare settimanalmente circa 212 euro per bambino.
Meno costosi sono i laboratori di scienza, tecnologia, pittura e teatro, che hanno un costo medio di 154 euro settimanali, mentre invece per le giornate in campagna o nelle fattorie limitrofe alla città si può arrivare ad una somma di 139 euro alla settimana. Un altro ambito prediletto dai più piccini è quello sportivo, in cui le attività di basket, pallavolo, calcetto, equitazione possono costare circa 170 euro settimanali.
Insomma, considerando una media di euro 632 mensili per ogni bambino per il privato e di 264 euro per il pubblico diciamo che le tasche delle mamme e dei papà, spesso già in crisi, si svuotano terribilmente durante le vacanze estive. “Servirebbe dunque, – auspica Andrea Catizone, responsabile dell’Osservatorio sulle Famiglie Federconsumatori – che le strutture pubbliche siano messe in condizione di sostenere una ricezione maggiore di bambini e di bambine che restano nelle città nel periodo estivo.
La priorità è quella di promuovere una società che attui politiche per l’infanzia e per le famiglie. Troppo spesso, colpevolmente, dimenticate”.

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