Occupazione, si lavora grazie al sostegno di amici e parenti - QdS

Occupazione, si lavora grazie al sostegno di amici e parenti

Valeria Arena

Occupazione, si lavora grazie al sostegno di amici e parenti

giovedì 18 Agosto 2016

Rapporto Isfol: il 60% degli occupati italiani ammette ad aver trovato lavoro attraverso canali informali. Al Sud e nelle Isole il primo strumento occupazionale è l’attività autonoma (30,6%)

ROMA – Dite pure arrivederci a concorsi pubblici e agenzie interinali perché il metodo considerato più efficace per entrare nel mercato del lavoro e ottenere un’occupazione redditizia sembra essere rappresentato dalla coltivazione di amicizie e legami familiari. Almeno in Italia. L’ultimo rapporto di Isfol, ente nazionale di ricerca sottoposto alla vigilanza del ministero del Lavoro che opera, per l’appunto, nel campo della formazione, del lavoro e delle politiche sociali, mostra infatti un quadro abbastanza chiaro: il canale di ricerca, ovvero il metodo di intermediazione utilizzato da ognuno di noi per trovare lavoro, più utilizzato è quello informale in ambito familiare e amicale. Lo ha dichiarato il 60% degli attuali occupati. Tra questi, il 33% ha usato tale canale per entrare per la prima volta nel mercato occupazionale. Al secondo posto troviamo la classifica autocandidatura, intesa come presentazione del curriculum cartaceo o candidatura online, utilizzata dal 58% degli attuali occupati e dal 20,4% dei neo assunti, seguita dai contatti intrecciati all’interno dell’ambiente professionale di riferimento (colleghi, incontri di lavoro, ecc.), sfruttati dal 43,8% dei lavoratori e dal 9,9% da chi è entrato per la prima volta nel mondo del lavoro.
Nella classifica stilata da Isfol, la quarta posizione è occupata dalla lettura di offerte di lavoro sulla stampa (36% di lavoratori e 2,6% di neo assunti), subito sopra ai centri per l’impiego o generici servizi pubblici (33% degli attuali occupanti e 3,4% dei novelli del mercato del lavoro) e agenzie interinali, usate dal 30,5% dei lavoratori italiani e dal 5,6% dei neo assunti per la prima volta. Le ultime quattro posizioni sono invece occupate da concorsi pubblici (partecipazione o domanda), ottimo canale per il 28,9% degli occupanti e il 10% dei neolavoratori, da scuola, università e istituti di ricerca (25,4% dei lavoratori e 3,7% dei neo assunti) e società di ricerca e selezione del personale, insieme a consulenti del lavoro e iniziative legate all’avvio di un’attività autonoma. Questi ultimi due canali sono stati usati rispettivamente dal 24,1% e dal 23% degli attuali occupati e dal 1,3% e 9,1% dei nuovi lavoratori.
Il rapporto, inoltre, presenta una divisione dei canali di ricerca e ingresso per localizzazione geografica. In particolare, al sud e nelle isole lo strumento maggiormente sviluppato è rappresentato dall’attività autonoma (30,6%), seguita dalla cosiddetta “raccomandazione” di amici e parenti (28,8%) e concorsi pubblici (28,1%). Nelle ultime posizioni, invece, le agenzie interinali precedute da società di ricerca e selezione del personale e annunci sulla stampa.
Grandi differenze, per altro, anche dal punto di vista del genere. Per gli occupati di sesso maschile, infatti, i canali di ricerca e ingresso nel mercato del lavoro sono rappresentati da attività lavorativa di tipo autonomo e da agenzie interinali e conoscenze nel settore professionale di riferimento; per le donne, invece, gli strumenti più utilizzati sono i concorsi pubblici, scuole, università, istituti di ricerca e annunci sulla stampa. I laureati, com’era prevedibile, possono contare su concorsi pubblici, scuole, università e istituti di ricerca, mentre i lavoratori o aspiranti tali con titoli di studio inferiore al diploma su conoscenze di amici e parenti e agenzie interinali.
 

 
Evidenti differenze generazionali nell’inserimento
 
L’aspetto più interessante  del rapporto riguarda le evidenti differenze generazionali su lavoro e modalità di inserimento nel settore di riferimento. Per i lavoratori di età compresa tra i 18 e i 29 anni i canali di ricerca e ingresso nel mercato maggiormente utilizzati sono rappresentati da scuola, università, istituti di ricerca e concorsi pubblici. La fascia successiva, quella compresa tra 30 e 39 anni, punta invece su agenzie interinali e, in maniera più o meno similare, su titoli di studio, autocandidature e attività lavorative autonome. Gli occupati tra i 40 e i 49 anni affrontano concorsi pubblici e usano maggiormente attività lavorative di tipo autonomo, conoscenze e contatti in ambiti professionali in cui sono già stati inseriti, mentre per l’ultima fascia, quella compresa tra i 50 e i 59, i canali più importanti sono rappresentati da società di ricerca e selezione del personale e conoscenze professionali già precedentemente curate e coltivate. Questo vuol dire che l’importanza del titolo di studio, fondamentale nei primi anni di lavoro e per essere inseriti per la prima volta nel mercato, scema con il passare degli anni e dell’età. Il passaparola, invece, importante a livello nazionale, è più forte per la fascia di lavoratori con età compresa tra i 30 e i 39 anni.

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