Ars, poche leggi troppe impugnative - QdS

Ars, poche leggi troppe impugnative

Raffaella Pessina

Ars, poche leggi troppe impugnative

martedì 23 Agosto 2016

Tutte le norme di un certo rilievo sono finite sotto la scure dell’incostituzionalità. Vinciullo (Ncd) al primo posto con 87 Ddl presentati

PALERMO – Agosto, tempo di vacanze, ma anche tempo di bilanci. Molte le polemiche che hanno attraversato i corridoi di Palazzo dei Normanni in questa 16ma legislatura, non ultima quella relativa alla scarsa produzione legislativa, attribuita da un lato al Governo che non presenta celermente i disegni di legge finanziari o di riforma, a volte carenti delle rellative relazioni, dall’altro alla scarsa partecipazione alle stringate sedute d’Aula. I numeri parlano chiaro: nel 2013 si sono fatte 24 leggi, nel 2014 29, nel 2015 sono state 32 e nella prima parte del 2016 siamo a quota 13.
 
Si deve tenere in considerazione che una buona parte di queste sono costituite da leggi finanziarie obbligatorie, ossia che devono essere portate in Parlamento dal Governo perchè si tratta di bilanci, finanziarie e variazioni in corso d’opera. Un centinaio di leggi fatte nell’arco di due terzi di legislatura quando sono stati presentati circa mille disegni di legge, quindi un decimo di produzione legislativa: i settori con i disegni di legge più numerosi sono stati la sanità (n. 124), l’amministrazione regionale (n. 55), il lavoro (n.50) e il bilancio (n. 42). I ddl di legge il cui iter non si è ancora concluso nelle commissioni sono moltissimi: 241 in commissione Affari istituzionali, 41 in Bilancio, 127 in Attività produttive, 198 nel Territorio e ambiente,164 in quinta commissione (Lavoro) e 161 in commissione Sanità.
Attualmente 73 documenti non sono nemmeno ancora stati assegnati. Esaminiamo chi fra i 90 deputati è stato il più fecondo in termini di presentazione di disegni di legge: è Vincenzo Vinciullo di Ncd, con 87 documenti, segue il Presidente della regione Rosario Crocetta (perchè firma i ddl governativi) con 63 ddl, poi a seguire resta sempre Salvino Caputo, peraltro cessato dalla carica nel 2013. Un solo ddl presentato dal presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, da Salvatore Cascio, Patto dei democratici per le riforme, Nino Dina (Misto), Luisa Lantieri di Sicilia Democratica e assessore alle Autonomie locali, Antonio Malafarina (Pse), Riccardo Savona di Forza Italia e Valeria Sudano del Pd.
Invece, tra i ddl il cui iter non si è ancora concluso ve ne sono 185 del Pd, 141 del Movimento cinquestelle, 108 Targati Udc, 73 del Nuovo centrodestra, 49 di Forza Italia, 48 di Mpa, 43 di Lista Musumeci e 33 dei Drs. Manca ormai circa un anno alla fine della legislatura e i cittadini non si aspettano una accellerazione della produzione da parte dell’Ars in termini di leggi utili a risollevare le sorti della Sicilia. Purtroppo le ultime elezioni hanno dimostrato una certa disaffezione nei confronti della politica, con un tasso di voto molto basso. Gli unici che ottengono consensi sono i rappresentanti del Movimento cinquestelle che cresce di anno in anno. Il Parlamento invece è stato toccato dalla vicenda delle spese pazze all’Ars, inchiesta che ha preso il via con una indagine della polizia tributaria e che ha fatto luce sulle spese fatte dai gruppi parlamentari a Palazzo dei Normanni per comprendere se fossero stati utilizzati soldi in maniera non corretta. Indagine che ha portato a indagati, condannati ed assolti, ingenerando comunque nell’opinione pubblica quella mancanza di fiducia nei confronti dei nostri politici. E questo a danno della buona politica e di coloro che la politica la fanno sul serio. Il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ha detto che “In tutti gli aspetti della vita, etica e responsabilità pubblica dovrebbero andare di pari passo”.
 
Ed ha aggiunto “Spesso vengono messe in discussione tutte le istituzioni – aggiunge – innanzitutto quelle politiche, ma anche la magistratura e la Chiesa. Questo è inevitabile perché le istituzioni sono governate dagli uomini, ma esse sono cosa diversa dagli uomini. Se ci sono problemi etici nel governo delle istituzioni, a farsi da parte devono essere gli uomini, certamente non possiamo distruggere le istituzioni: è questo il senso che vogliamo mandare in modo forte e chiaro”.

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