Cercansi lavoratori capaci e professionalizzati - QdS

Cercansi lavoratori capaci e professionalizzati

Carlo Alberto Tregua

Cercansi lavoratori capaci e professionalizzati

martedì 23 Agosto 2016

Quell’inutile formazione regionale

L’Istat ha pubblicato un rapporto nel quale sono indicate circa 50 mila opportunità di lavoro, cioè imprese che cercano dipendenti, senza esito. E’ il paradosso di un Paese arretrato, soprattutto nella formazione, che si riversa negativamente nella qualità del lavoro.
Ora che la competizione a livello mondiale è diventata definitiva, la concorrenza fa acuire le capacità di ogni soggetto che agisce nel mercato e che, per conseguenza, cerca l’innovazione continua per migliorare la qualità di prodotti e servizi e diminuirne contemporaneamente i prezzi.
Un esempio è il commercio digitale, fra cui primeggia Alibaba, il sito dove c’è il maggior fatturato al mondo (quasi 500 mld di dollari). Ma non è il solo perché, anche Amazon e Walmart hanno fatturati stratosferici. è chiaro che, se si vendono servizi, questi possono essere trasferiti per via digitale, ma se si vendono prodotti, vi è bisogno di imprese che siano capaci di avere una efficiente logistica accoppiata ad altrettanto efficienti trasporti.

Ecco come si spiega l’enorme sviluppo di questo settore in tutto il mondo con aerei, navi e tir che viaggiano da Nord a Sud, da Est a Ovest, per trasportare la merce venduta dai siti che poi viene consegnata ai domicili degli acquirenti.
Per fare muovere questa immensa rete ci vogliono persone capaci e professionalizzate. Ma questo vale anche per qualunque altra attività economica in concorrenza, che può diventare competitiva solo se il proprio personale è altrettanto – ripetiamo -capace e professionalizzato. La parola chiave di questa nuova frontiera è Produttività. Più bravi sono gli operatori di qualunque livello, migliore è l’organizzazione delle imprese e più esse diventano competitive perché al loro interno aumenta il tasso di Produttività.
La questione è nota da decenni, ma mentre prima era argomento di professori universitari e teorici dell’organizzazione aziendale, ora è diventata una necessità, per cui le imprese sono costrette dalla competizione a rendere continuamente più efficienti i propri servizi, per poter resistere sul mercato, progredire e conquistare nuove fette. Non si scappa: o si è competitivi o si va fuori dai piedi.
 

Questo giornale ogni venerdi pubblica da anni una pagina nella quale sono indicate le opportunità di lavoro che offrono le aziende siciliane, che cercano, anche in questo caso, dipendenti capaci e professionalizzati.
Abbiamo contabilizzato, fino a venerdi scorso ben 16.104 opportunità. Purtroppo non ci risulta che vi siano state adeguate risposte a queste offerte di lavoro. La ragione è semplice: nella nostra Isola, mediamente, capacità e professionalità di lavoro sono semi-sconosciute.
Ciò accade perché il sistema imprenditoriale è relativamente giovane, ma è anche fragile, anche per l’assenza di quelle infrastrutture che rendono competitiva qualunque attività economica.
Ma poi c’è il macigno della pubblica amministrazione di tutti i livelli, che non solo è totalmente inefficiente, che non solo sconosce cosa siano capacità e professionalizzazione, ma dà il cattivo esempio ai cittadini per la noncuranza, l’egoismo e l’incapacità di fare il proprio dovere.  

Al riguardo non possiamo non citare l’inutile formazione regionale, che dal 2004 ad oggi, ha letteralmente bruciato 2,3 mld solo per foraggiare pseudo-formatori fuori mercato e strutture che hanno lucrato soldi pubblici senza dare ai cittadini i servizi di – ripetiamo – professionalizzazione e formazione.
Di questo disastro sono responsabili i presidenti della Regione che si sono succeduti e i loro assessori al ramo, che anziché innovare rapidamente e spendere i quattrini della formazione per formare persone atte al mercato, si sono curati di alimentare la loro clientela, sperando che la cuccagna non finisse mai. Però essa è finita perché non ci ci sono più risorse neanche per questo filone clientelare.
Nonostante ciò, l’assessore al ramo continua a fare programmi per tenere in vita strutture del tutto inutili mentre dovrebbe fare accordi con vere società internazionali di formazione professionale, per far crescere i siciliani che vogliono lavorare sul serio e non quelli che fanno finta di lavorare o che cercano il posto fisso, pubblico o privato.

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