Se reagiamo agli eventi non ne siamo influenzati - QdS

Se reagiamo agli eventi non ne siamo influenzati

Carlo Alberto Tregua

Se reagiamo agli eventi non ne siamo influenzati

mercoledì 24 Agosto 2016
Ogni giorno, incontriamo difficoltà. I problemi ci vengono incontro senza desiderarli; a volte ci sentiamo opprimere. Tanti ne arrivano in una volta sola.
Poi, vi sono periodi di bonaccia nel continuo alternarsi tra vacche magre e vacche grasse. Ecco che non dobbiamo gasarci quando le cose vanno bene, né deprimerci quando vanno male. Prendere gli eventi positivi che ci vengono incontro con moderazione e quelli negativi senza depressione.
In altre parole, se reagiamo agli eventi non ne siamo influenzati, non perché ci consideriamo al di fuori della vita e di tutti i suoi problemi, ma perchè cerchiamo il modo migliore per affrontarli, tenendoli distanti un palmo da noi.
Napoleone (1769-1821), che era un grande stratega, sosteneva che non  è utile affrontare i problemi tutti insieme, ma che essi vanno messi in ordine di urgenza e di importanza, concentrandosi su ciascuno con grande attenzione e cercando, caso per caso, le opportune soluzioni.

Certo, i problemi ci creano sofferenza, fisica e psicologica. Ma è proprio la sofferenza che rafforza il nostro carattere ed è proprio dalla sofferenza che si deve trarre una forte voglia di fare, lasciando agli inconcludenti le vuote parole.
La vita va vissuta con ottimismo, non bisogna lasciarsi vincere dalle passività, e meno che mai dal fatalismo, sapendo una cosa certa: quando finisce l’olio nella lampada la fiammella si spegne. Non c’è nessuno che possa dare rimedio, a questo evento perché esso è la conclusione naturale dell’inizio della vita.
Sapendo questo, ecco che non possiamo lasciarci vincere da passività e fatalismo. Anzi, bisogna evitare che l’ansia sorga dentro di noi, creando i presupposti mentali per stroncarla già sul nascere. E se proprio dovesse formarsi, dobbiamo avere la forza di trasformarla in carica positiva.
Questo modo di vivere non è semplice perché la vita non è semplice. Essa è complessa perché unisce lo spirito al corpo, che hanno esigenze diverse. Ma è proprio l’amalgama di spirito e corpo che ci consente di vivere meglio, senza tentennamenti e puntando al meglio.
 

Ognuno di noi deve avere una strategia, la visione del futuro, in una battuta: cosa si vuol fare da grandi. La domanda non vale solo per i diciottenni o i trentenni, ma anche per i settettantenni, perché bisogna immaginare che la vita non finisca mai, anche se si è consapevoli che può finire un minuto dopo. In altre parole, bisogna vivere costruendo, edificando, realizzando progetti, insomma stare sempre nel tracciato del fare. Quando farlo? Ieri sera.
Guai alla filastrocca dei nati stanchi. Per esempio: fare dopodomani quello che si può fare domani.  Oppure: se ti viene voglia di lavorare, fermati e riposati, vedrai che  ti  passa. Sembra di fotografare i cattivi burocrati, mentre quelli bravi sono dediti al proprio lavoro, al servizio dei cittadini. 
Vivere in modo pieno non è una questione di lana caprina, ma è l’essenza della propria esistenza. Andare a letto ogni sera stanchi ma non stressati, e mediamente soddisfatti di quello che abbiamo prodotto, ci consente di dormire per il necessario recupero delle forze mentali e fisiche.

Quanto descritto, non vale solo per chi ha raggiunto un certo successo o per chi comunque ha un minimo di tranquillità economica, ma soprattutto per i giovani, per quei ventenni o trentenni che hanno tutta la vita davanti e che devono scegliere se diventare persone di successo o restare ai margini dell’attività lavorativa.
Questi devono far leva sulle proprie qualità, sul proprio orgoglio, sulla propria capacità di inventarsi il lavoro (startup), di superare le difficoltà di ogni genere  e grado, di sacrificarsi, di spandere sudore a secchiate e rinviare a momenti successivi il godimento del frutto delle proprie capacità, coniugate con una grande abnegazione.
Certo, facendo si sbaglia. Infatti gli imbecilli sostengono che chi non fa non sbaglia. Gli errori si devono commettere, cadere si può, ma questi sono costi indispensabili per crescere; e poi, provare, riprovare e riprovare ancora senza arrendersi mai.
Nulla è perduto, finché si ha voglia di rialzarsi, di combattere e di raggiungere i risultati che, magari tardi, arrivano sempre, se si è ben operato.

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