Adeguamento sismico, servono 9 mld di euro - QdS

Adeguamento sismico, servono 9 mld di euro

Rosario Battiato

Adeguamento sismico, servono 9 mld di euro

martedì 06 Settembre 2016

Il deputato regionale di Forza Italia, Marco Falcone, ha chiesto “un piano urgente di messa in sicurezza di tutti gli edifici strategici”. Tale cifra, stimata dalla Protezione civile, si riferisce al solo patrimonio privato della Sicilia

PALERMO – Ci sono numeri roboanti tra il presente incerto degli edifici siciliani pubblici e privati e un futuro di sicurezza antisismica. Il calcolo relativo alle abitazioni private è stato realizzato dal Centro studi del consiglio nazionale degli ingegneri e presenta un conto complessivo da circa 93 miliardi di euro per tutto il patrimonio edilizio privato nazionale, altri 50 miliardi, invece, ci vorrebbero per le strutture pubbliche nazionali, secondo una stima della protezione civile. Per la Sicilia, soltanto per il patrimonio privato, stimati quasi 9 miliardi di euro.
Alla fine di agosto Mauro Dolce, uno dei direttori generali del dipartimento della Protezione civile, ha rivelato al Sole 24 Ore la profonda differenza tra la messa in sicurezza del patrimonio edilizio pubblico e privato. Nel primo caso è più semplice perché “fissato da norme – ha spiegato al quotidiano economico – e può essere calcolato con maggiore precisione” mentre nel caso dei privati il calcolo è variabile perché il proprietario può scegliere tra diversi interventi che oscillano tra 300 e 800 euro a metro quadrato. Per le scuole, ad esempio, i numeri sono già nelle mani del governo: l’adeguamento sismico costerebbe circa 13 miliardi di euro.
La Sicilia ha necessità di agire in tempi brevi. Sul fronte pubblico Marco Falcone, deputato regionale di Forza Italia, ha chiesto “un piano urgente di messa in sicurezza antisismica di tutti gli edifici strategici, a partire dalle scuole e dagli ospedali, e da estendersi quindi a tutti gli stabili pubblici”.
Un appello che arriva in seguito alla puntuale analisi di queste ultime settimane. Dal 92% delle scuole nelle aree a elevato rischio sismico (Ordine dei geologi) all’allarme lanciato alla fine di agosto dall’Anaao Assomed isolana che ha chiesto all’assessore regionale alla Sanità, Baldo Guicciardi, e al presidente della commissione Sanità, Giuseppe Digiacomo, di avviare un’ispezione in merito al possesso dei requisiti di sicurezza antisismica degli ospedali. La richiesta di Falcone è precisa: “Palazzo d’Orleans provveda a inserire gli interventi di mappatura del rischio e di consolidamento e manutenzione straordinaria nella nuova programmazione comunitaria 2014-2020, che registra tra l’altro forti ritardi, per consentire alla Sicilia di guardare al futuro con minore apprensione”.
 
Un appello dello stesso tenore è stato sollevato due giorni fa da Alfio La Rosa, presidente di Federcosumatori Sicilia. “Occorre avviare un piano di monitoraggio strutturale di vulnerabilità sismica del patrimonio pubblico isolano, a partire dalle 4.894 scuole e 398 ospedali esistenti”. Un’azione del genere “consentirebbe di attivare – ha proseguito La Rosa – un piano di prevenzione e messa in sicurezza in grado di individuare gli edifici più fragili per i quali è necessario intervenire in maniera prioritaria con interventi di consolidamento”.
Se per il pubblico non ci sono ancora stime abbastanza precise a livello regionale, un quadro della spesa per la messa in sicurezza del patrimonio privato è stato realizzato dal Centro studi del Consiglio nazionale ingegneri che ha utilizzato dati Istat, Cni, Cresme e Protezione civile. A fronte dei 93,6 miliardi necessari per agire nei confronti dei Comuni italiani nelle aree maggiormente esposte al rischio sismico, ne servirebbero circa 8,7 soltanto per la Sicilia.
 

 
Fino a 3 miliardi € l’anno dal progetto Casa Italia
 
PALERMO – Il governo sta lavorando a un piano di prevenzione da circa 2-3 miliardi di euro all’anno. Si tratta del progetto Casa Italia che, stando alle ultime indiscrezioni, dovrebbe potenziare e allungare nei tempi i bonus fiscali per la casa e ampliarne l’efficacia dal punto di vista temporale ed economico. Allo stato dei fatti il bonus del 65% per la messa in sicurezza delle abitazioni durerà fino a tutto l’anno in corso, così come previsto nell’ultima proroga inserita nella legge 208/2015 (legge di stabilità).
Una necessità ribadita dai numeri del patrimonio edilizio isolano: 1,3 milioni di abitazioni isolane costruite più di quarant’anni fa, circa 500 mila edifici in uno stato di conservazione mediocre o pessimo (dati Istat) e 1,7 milioni di abitazioni nelle aree a rischio sismico. Il quadro, insomma, non può definirsi del tutto chiaro e sereno anche perché sinora i bonus fiscali per le abitazioni, sia quelli energetici che quelli per l’adeguamento sismico, non hanno ottenuto un grandissimo risultato nell’Isola. Bisogna convincere i siciliani a investire nella loro sicurezza e rilanciare in questo modo anche il comparto edilizio.

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