Junker: "Il futuro dell'Ue non è a rischio" - QdS

Junker: “Il futuro dell’Ue non è a rischio”

redazione

Junker: “Il futuro dell’Ue non è a rischio”

giovedì 15 Settembre 2016

Il discorso del presidente della Commissione europea a Strasburgo

STRASBURGO – Il futuro dell’Unione europea “non è a rischio” nonostante la Brexit. Lo ha dichiarato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker nel suo discorso sullo stato dell’Unione europea.
“Rispettiamo e nello stesso tempo ci rammarichiamo della decisione del Regno Unito, ma l’Unione europea come è oggi non è a rischio”, ha dichiarato a Strasburgo.
Parlando prima in tedesco Juncker ha dichiarato di auspicare che il processo di uscita della Gran Bretagna dall’Ue avvenga “il più presto possibile in modo da intraprendere i passi necessari per consentire alle nostre relazioni con il Regno Unito, che devono restare su basi amichevoli, di assumere una nuova forma”.
Juncker ha ribadito che se Londra intende mantenere l’accesso al mercato unico di 500 milioni di consumatori dovrà accettare i principi fondamentali dell’Ue sulla libertà di movimento dei cittadini e “non potrà essere un ingresso ‘a la carte’ al mercato unico”.
Il presidente della Commissione europea ha inoltre presentato un “programma positivo” per i prossimi dodici mesi (una serie di nuove iniziative legislative, nuovi investimenti con il raddoppio del “Piano Juncker”, e persino una vera e propria “capacità di difesa” dell’Ue) per rilanciare il progetto europeo in crisi di legittimità, attaccato da diversi fronti e forze disgregatrici (compresi alcuni governi degli Stati membri), e in preda all’incertezza a causa della Brexit.
Juncker ha innanzitutto confermato la nuova linea della Commissione favorevole alla flessibilità nell’applicazione delle regole di bilancio (“il Patto di Stabilità deve essere applicato con flessibilità intelligente per non ostacolare la crescita”), e, dopo il consueto attacco ai populismi “che non risolvono nulla”, ha negato che la Brexit (“una decisione che rispettiamo ma deploriamo”) sia l’inizio della disgregazione dell’Unione; ci sarà “un nuovo patto” con il Regno Unito, e sarebbe bene che Londra decidesse presto di dare avvio al negoziato, ma, ha avvertito il presidente della Commissione, sia chiaro che “non ci sarà accesso al mercato unico europeo senza la libera circolazione delle persone” al suo interno.
Juncker ha poi difeso l’accordo di libero scambio con il Canada (il Ceta), firmato ma non ancora ratificato dall’Ue, che ha definito “l’accordo commericale migliore e più progressista da noi mai concluso”, non spendendosi invece a favore del Ttip, l’altro, e molto più controverso, accordo transatlantico in corso di negoziato (ormai arenatosi) con gli Stati Uniti.
Dopo aver perorato anche una rapida ratifica degli accordi climatici di Parigi (evitando “qualsiasi ritardo che ci renderebbe ridicoli”) ed espresso il proprio sostegno alla leadership cipriota per l’azione a favore di una rapida riunificazione dell’Isola, il presidente della Commissione ha sottolineato con forza che “l’Ue significa pace: non è una coincidenza che il più lungo periodo di pace nella storia dell’Europa sia cominciato con l’integrazione europea, 70 anni di pace mentre nel mondo continuano le guerre. Noi oggi lottiamo con le parole e risolviamo i nostri conflitti attorno a un tavolo e non in trincea”. Europa, ha ricordato ancora Juncker, significa “libertà, democrazia, stato di diritto”.

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