Pubblici dipendenti, tot a pratiche evase - QdS

Pubblici dipendenti, tot a pratiche evase

Carlo Alberto Tregua

Pubblici dipendenti, tot a pratiche evase

giovedì 15 Settembre 2016

Basta stipendi a babbo morto

Se l’Italia non funziona, e non funziona, la responsabilità primaria è delle Istituzioni e di chi le occupa indegnamente. Ma banalmente, molti giornali si riferiscono ad esse col termine generico di politica.
Invece la Politica è la scienza e l’arte di governare, cioè la teoria e la pratica che hanno per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello Stato per la direzione della vita pubblica.
Chiediamo agli attenti lettori se ravvisano in questa definizione il comportamento di tanti cialtroni che amministrano lo Stato, la Regione e i Comuni. Ovviamente vi sono branche amministrative ben gestite da veri servitori dello Stato che sono Cittadiniperbene.
Ma il funzionamento delle Istituzioni e della sottostante burocrazia non può essere affidato solo all’Etica dei Cittadiniperbene perché viene lasciato ampio spazio a coloro che utilizzano le istituzioni per fini privati.
Non sappiamo se i buoni e i cattivi siano bilanciati; sappiamo però che il risultato è una Pubblica amministrazione, a tutti i livelli, inefficiente, che divora risorse senza produrre servizi pubblici di qualità. 
 
Quanto scriviamo è sotto gli occhi di tutti, ma le coscienze dei Cittadiniperbene sono dormienti perché essi non prendono adeguate iniziative per protestare vibratamente contro quei cialtroni e contro dirigenti e pubblici dipendenti che continuano a incassare continuamente emolumenti ma non danno nulla in cambio.
Peggio, spesso alimentano il malaffare e cercano di speculare sulle attività pubbliche per portare a casa vantaggi, sia sotto forma di mazzette che di favori, nomine, consulenze e quant’altro dell’ambaradan che ha rovinato l’Italia.
Il quadro clinico è chiarissimo. Per questa ragione metà degli italiani non va più a votare. Ma fa male perché non è col disgusto e il disinteresse che si può rimettere a posto la baracca sfasciata dell’Italia.
Matteo Renzi, il suo governo e la sua maggioranza possono fare le riforme migliori, ma se esse non vengono portate sul terreno pratico del funzionamento, non servono a niente e rimangono sulla carta.
È aperta la discussione sul rinnovo del contratto di dipendenti pubblici, mentre per i dirigenti è entrato in vigore il Dlgs n. 171/16 figlio della riforma Madia (L.124/15). 
 
È il momento opportuno per cambiare le regole del contratto: non più stipendi, indennità, premi non meritati ed altre prebende, ma mettere in competizione i servizi pubblici, attraverso squadre affidate ad un dirigente, e pagarli un tot a pratica evasa, almeno per una parte variabile, mentre metà dello stipendio potrebbe restare fisso.
Questa non sarebbe una novità, perché esiste già un metodo simile che riguarda i giudici di pace. Essi infatti sono pagati un tot a sentenza. Ma anche i medici di famiglia sono pagati un tot ad assistito. Quindi il metodo si potrebbe tranquillamente estendere a tutti i dirigenti e dipendenti pubblici.
Con esso verrebbe ripristinato il valore del Merito, dimenticato in questi ultimi 30 anni, quando tutti i loro contratti sono stati livellati su una erronea forma di egualitarismo, per cui quelli bravi e i fannulloni hanno sempre percepito i medesimi compensi. Un modo di intendere la Pa che ha fatto nascere i guai che gravano sull’Italia.

Così non va bene. Vi deve essere sempre una graduatoria fra chi lavora bene, con passione ed entusiasmo, per servire i cittadini in modo ottimale e chi ritiene che il danaro pagato dai cittadini per i loro stipendi sia un diritto che prescinda dalle prestazioni lavorative: “Lo stipendio è un vitalizio, il lavoro si paga a parte”.
È una questione di Etica che deve essere diffusa in tutto il Paese, per cui i Cittadiniperbene, una volta svegliati, comincino a protestare vibratamente nei confronti dei cosiddetti servitori pubblici che non fanno il proprio dovere.
Renato Brunetta, allora ministro della Pa, voleva introdurre i Totem: ogni cittadino che chiedeva un servizio ne avrebbe schiacciato il bottoncino sulla faccia verde, gialla o rossa, a seconda del buon esito: la customer satisfaction. Ma una burocrazia autoreferenziale e un ceto politico con scheletri negli armadi hanno impedito che la norma entrasse in vigore.
I cittadini devono essere considerati clienti e perciò vanno soddisfatte sempre le loro giuste esigenze.

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