L'avviso di garanzia certificato di condanna - QdS

L’avviso di garanzia certificato di condanna

Carlo Alberto Tregua

L’avviso di garanzia certificato di condanna

venerdì 16 Settembre 2016

Stravolta la Costituzione

L’avviso di garanzia è previsto dal Codice di procedura penale quale comunicazione a un cittadino che è sottoposto all’indagine da parte della Procura della Repubblica. Tale avviso vuole garantire il diritto costituzionale alla difesa, in modo che chi è sottoposto a controlli possa prepararsi a documentare quanto necessario per controbattere le ipotesi di reato.
Bisogna ben comprendere, una volta per tutte, che la fase delle indagini preliminari voglia appurare che una o più fattispecie costituisca reato, ovvero che esso non sussista.
Infatti il Giudice dell’udienza preliminare, in base alle accuse poste dalla Procura e alle difese dei soggetti indagati, può stabilire se questi debbanno essere processati o prosciolti: prosciolti perché il fatto non sussiste o prosciolti perché il fatto non costituisce reato.
Quindi sta al Gup valutare, in scienza e coscienza, non solo le tesi dell’accusa e della difesa, ma anche che vi siano prove sufficienti che sostengano la prima, ovvero ritenere che l’impianto accusatorio non abbia fondamento per rinviare l’indagato al giudizio del Tribunale.

Per esempio, perché vi sia una truffa occorrono tre elementi: l’inganno (volontà, consapevolezza, intenzionalità), il profitto e il danno. Quindi, occorrono prove sugli elementi indicati.
E’ chiaro che le indagini preliminari non costituiscono un processo vero e proprio. E tuttavia non si deve rischiare di mandare a processo un cittadino che, ragionevolmente, è innocente. Perché?
Al di là delle considerazioni di ordine etico vi è un principio costituzionale irrinunciabile, che è la presunzione di innocenza. Significa che fino a sentenza definitiva ogni cittadino che si trovi nel corso delle indagini preliminari o nelle diverse fasi del processo, debba ritenersi, a tutti gli effetti, innocente.
Ma vi è una ragione pratica e deleteria ancora più grave. E cioè che l’indagato viene dato in pasto al circo dei mass media, che quasi gode di indicare all’opinione pubblica il poveretto come se fosse presunto colpevole e non presunto innocente. Quasi sempre chi entra nel tritacarne mediatico viene indicato dall’opinione pubblica come presunto colpevole.
 

Si passa così dalla presunzione di innocenza (principio costituzionale) alla presunzione di colpevolezza (principio mediatico), strumento di una comunicazione aberrante contro i cittadini. Dice l’ex magistrato, Piero Tony: strumentalizzare l’avviso di garanzia è tradire la legge.
E’ vero che quando si viene riconosciuti innocenti, o in sede di indagine preliminare o dopo il processo, si può fare causa allo Stato per il risarcimento del danno, ma il recupero dell’immagine candida che c’era prima avviene dopo molto tempo e difficilmente in modo totale.
Nel Codice di procedura penale vi è una grossa iniquità e riguarda l’articolo 530, quando non riconosce al cittadino risultato innocente il diritto di chiedere allo Stato il rimborso delle spese legali sostenute, che sono quasi sempre rimarchevoli.
Se, alla fine di un percorso, il cittadino è innocente, diventa cornuto e mazziato: ha pagato tutte le spese per difendersi nei giudizi, non rimborsabili dallo Stato, e si ritrova un’immagine offuscata che dovrà faticare molto per farla ritornare come prima.

I mass media sembra che godano a dare in pasto all’opinione pubblica cittadini rispettabili per il loro vizio di amplificare i fatti senza verificarne la consistenza. Tanto è vero che nei frequentissimi casi di proscioglimento e di assoluzione definitiva, essi non danno lo stesso risalto, per posizione e dimensione, che avevano dato alla notizia di origine. Questo comportamento vìola il Testo unico dei doveri dei giornalisti del gennaio 2016, perché essi hanno l’obbligo di controllare da più fonti le informazioni ricevute e spesso non lo fanno.
Un comportamento incuriosisce: quale sia la ragione secondo la quale Procure e Forze dell’ordine emettano comunicati stampa per reati minori. Non scriviamo questa nota a tutela di chi ha commesso reati gravi, mentre esprimiamo la massima stima sia nei confronti dell’Autorità giudiziaria, che dei magistrati requirenti e delle Forze investigative, senza i quali numerosissimi reati non verrebbero a galla.
Tuttavia nessuno deve perdere di vista le garanzie costituzionali di cui godono i cittadini in uno Stato di diritto.

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