M5S, l'ultima spiaggia del prossimo presidente - QdS

M5S, l’ultima spiaggia del prossimo presidente

Carlo Alberto Tregua

M5S, l’ultima spiaggia del prossimo presidente

martedì 27 Settembre 2016

Forse Cancelleri, o forse no

Beppe Grillo non si smentisce mai. È il solito vulcanico agitatore delle pance dei suoi spettatori, sia quando faceva gli show nei teatri, che da quando è diventato il fondatore del Movimento pentastellato. Per la verità, il vero ideologo è stato Gianroberto Casaleggio che ha inventato una piattaforma 2.0 formidabile, con la quale ha raccolto una rete di iscritti. Questi sono diventati la molla che ha proiettato nell’universo politico italiano l’M5S, creando dal nulla deputati, senatori, consiglieri regionali e comunali, nonché parecchi sindaci.
Il grande successo ottenuto non è da attribuire allo stesso Movimento, ma piuttosto al disgusto degli italiani che non ne potevano (e non ne possono) più di una casta partitocratica e di una sottocasta burocratica che hanno pensato di fare i propri interessi e non quelli dei cittadini italiani.
I pentastellati sono onesti, anche perché fino ad oggi non hanno amministrato la Cosa pubblica. Ma sono anche acerbi, improvvisati e, dunque, carenti di quelle professionalità necessarie per potere gestire le Istituzioni a tutti i livelli.

Grillo dice che il suo Movimento è pronto a governare: si tratta di una delle solite battute esilaranti, con le quali si è conquistato nei decenni il pubblico. Infatti, è impensabile come una nuova generazione politica possa gestire lo Stato quando non è capace di gestire la Capitale d’Italia. Un’incapacità manifestata quando ha rifiutato di gestire le Olimpiadi del 2024 e, con esse, circa dieci miliardi di finanziamento e centomila nuovi posti di lavoro.
La paura ha attanagliato Grillo, Raggi e tutto il loro entourage: la paura di gestire una macchina complessa, come quella delle Olimpiadi, per le quali ci vogliono attributi mentali di rilievo, esperienza, professionalità e capacità per progettare e gestire l’intera attività, sbarrando le porte a corruzione e inefficienza.
Si dice che il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, abbia cominciato a fare funzionare quel Comune dopo un anno e mezzo, dopo avere ingoiato il rospo conseguente all’attivazione del termovalorizzatore. Nonostante questa sua parziale efficienza (o inefficienza), è stato messo all’indice e ai margini del Movimento.
 

Ma veniamo alla Sicilia. L’M5S ha scelto Palermo per la festa nazionale, come aveva fatto Renzi per quella del Pd, a Catania. La ragione è evidente: le elezioni di ottobre del 2017. Dopo l’autocandidatura di Crocetta, non è arrivata l’indicazione di Giancarlo Cancelleri quale candidato ufficiale, perché comunque deve passare dalle primarie.
Forse Grillo pensa che sia troppo presto, o forse anche lui ha imparato a fare i soliti giochini partitocratici, per tenere sulla corda i propri collaboratori. Qui si tratta proprio di collaboratori, come usava dire Berlusconi dei propri ministri. Infatti Grillo è proprietario del logo, titolare del blog che apporta al sito dell’M5S milioni di clic, titolare del regolamento e della piattaforma che controlla il partito il cui statuto è stato redatto ai sensi di legge.
Cosicché egli ha un potere pari a quello del Papa, un monarca assoluto, altro che democrazia!

Grillo ha affermato tutto questo a Palermo, mettendo in agitazione il Movimento siciliano e i suoi 14 consiglieri-deputati regionali.
La domanda che ne segue è la seguente: perché la metà dei siciliani che andrà alle urne dovrebbe eleggere un presidente grillino? La risposta è semplice: per mandare a casa quei cialtroni che hanno rovinato la Sicilia con tre presidenti. L’altra metà degli elettori siciliani che si asterrà è stufa di veder ancora la gestione della Regione in mano ad incapaci.
Il Pil, la disoccupazione e il numero dei poveri misurano senza dubbio quanto precede. Potrà sembrare un paradosso, ma anche noi siamo orientati a votare e far votare l’M5S, perché l’imperativo non è eleggere i migliori, ma cacciare tanti cani morti che hanno fatto degradare la Sicilia agli ultimi posti fra le 272 regioni europee.
Dopo questo passaggio la Sicilia potrà risorgere dalle ceneri, come l’Araba fenice, con una Classe politico-burocratica nuova, che oltre ad essere onesta come quella dei grillini, sarà capace e professionale come non è quella dei grillini.
La quiete dopo la tempesta. La resurrezione dopo le macerie dei grillini: questo serve alla Sicilia!

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