Ars, Crocetta difende il Patto per la Sicilia - QdS

Ars, Crocetta difende il Patto per la Sicilia

Raffaella Pessina

Ars, Crocetta difende il Patto per la Sicilia

mercoledì 28 Settembre 2016

L’opposizione, invece, ha chiesto una rimodulazione delle opere. Vincenzo Figuccia (Fi): “Si riparta piuttosto dai fondi europei”

PALERMO – Che fossimo a ridosso della campagna elettorale lo si era capito da molti segnali da parte di tutti i partiti di maggioranza ed opposizione, a meno di un anno di distanza dal rinnovo del sindaco del capoluogo e soprattutto del Parlamento siciliano. In questo periodo si moltiplicano infatti le dichiarazioni di intenti, i programmi per un futuro migliore e di annunci di lavori per migliorare la qualità della vita. Ed è così che è ritornato fuori il progetto del Ponte sullo Stretto, molto criticato quando lo aveva proposto il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi (Pd), rilancia l’idea per dare all’Italia, spiega, una nuova possibilità di creare occupazione e sviluppo.
Gli appuntamenti elettorali si stanno moltiplicando perché oltre a quelli regionali il prossimo 4 dicembre si voterà per il referendum costituzionale e i partiti stanno affilando le armi per difendere le proprie idee.
Vincenzo Figuccia, vice capogruppo di Forza Italia all’Ars si scaglia contro tutti invocando l’utilizzo dei fondi europei per la ripresa economica: “I grillini non conquisteranno mai la Regione, a meno che i siciliani non cedano a chi propone solo la politica degli insulti e del populismo, e davvero non pensino che un comico qual è Beppe Grillo possa risolvere i problemi di questa terra. Alla Sicilia non serve il Movimento cinquestelle, ma una coalizione in grado di riorganizzare la speranza e di guardare al futuro con serietà e determinazione. Dopo lo sfacelo lasciato da Crocetta e dal Pd, i siciliani sapranno certamente come riscattarsi. Oggi il centrodestra può davvero tornare a governare la Sicilia costruendo un programma fatto di concretezza e che sappia cogliere anche le opportunità che arrivano dai fondi strutturali dell’Unione europea”.
 
Di fatto per ora di operatività soprattutto in Assemblea regionale si fa poco. Ieri pomeriggio infatti non c’era il Governo presente in Aula all’apertura e la seduta è stata rinviata di un’ora. All’ordine del giorno vi era la discussione della mozione, prima firmataria Bernadette Grasso di Grande Sud Pid, sulla rimodulazione del Patto per la Sicilia.
“Il patto per la Sicilia ha detto Grasso è un programma non condiviso” e nella relazione della mozione si specifica che “manca tutta la necessaria attività di confronto con le amministrazioni locali e il territorio; da  questi passaggi fondamentali per la  stesura  di  qualsiasi piano, sarebbero sicuramente arrivate indicazioni su interventi attinenti alle necessità e ai bisogni delle comunità e del territorio della regione; restano da verificare alcune indiscrezioni secondo le quali, nella fretta di redigere un Piano corposo – ma sarebbe forse meglio dire un mero elenco di progetti – sarebbero  stati inseriti degli interventi per i quali  è incerta e forse completamente assente la copertura finanziaria”.
Nel corso della conferenza stampa svoltasi ieri a Palazzo dei Normanni, alla quale hanno partecipato anche i deputati azzurri Vincenzo Figuccia, Alfio Papale e Riccardo Savona, Marco Falcone ha detto: “Abbiamo analizzato il Patto per la Sicilia nei suoi diversi aspetti, evidenziandone le numerose criticità sia sotto il profilo finanziario che procedurale. Questo piano potrà essere ricordato come l’ennesima grande delusione rifilata ai siciliani da parte dei governi Renzi e Crocetta, che dopo avere propagandato un intervento keinesiano a favore dell’Isola, non riusciranno, entro la fine della legislatura, a dare il via ad uno solo del 1100 interventi annunciati”.
"Il Patto per la Sicilia, tanto sbandierato da Roma e da Palermo, non è altro che un accordo al ribasso – ha aggiunto -. Vorrei ricordare che con nota del 14 febbraio del 2014 l’allora ministro per la Coesione Territoriale, Carlo Trigilia comunicava all’allora presidente della Conferenza Stato-Regioni, Vasco Errani, che le risorse per la Sicilia erano pari a 8 miliardi di euro, cioè oltre il 25 per cento dei 33 miliardi previsti per il Mezzogiorno”. “Oggi ci troviamo di fronte ad uno scenario totalmente mutato, con una disponibilità di soli 2,3 miliardi di euro. È d’obbligo altresì considerare che molti interventi previsti nel Patto non sono altro che la riproposizione di opere i cui fondi erano stati già disimpegnati per l’incapacità del governo regionale, – ha osservato – come nel caso dei 50 milioni dell’impiantistica sportiva, o che lo Stato aveva sottratto in precedenza all’Isola, come nel caso degli interventi sulle opere di culto, che venivano prima finanziati in ragione dell’articolo 38 dello Statuto. La cronaca di un altro eclatante fallimento annunciato”.

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