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Catania – Piano di riequilibrio, reazioni sul piano di dismissioni dei beni

Desiree Miranda

Catania – Piano di riequilibrio, reazioni sul piano di dismissioni dei beni

venerdì 30 Settembre 2016

Molti parlano di “svendita”, la polemica è nata dalla relazione del ragioniere generale Massimo Rosso. Il consigliere Lanzafame ha firmato un emendamento inserito nella discussione

CATANIA – “Credo che il risanamento finanziario del Comune, seppur doveroso, non debba essere realizzato attraverso la vendita di beni di importanza strategica per la città di Catania, ma attraverso la riduzione delle spese inutili e degli sprechi. Villa Fazio, il Teatro Coppola, Villa Rametta, i locali dell’Oratorio Giovanni Paolo II a Librino, Villa Curia, le ex Chiese di S. Euplio e S. Francesco, villa Cusà, sono un patrimonio per la città, risorse strategiche per il loro grande valore sociale, storico o culturale. Sono beni preziosi siti nel cuore della città come nelle più remote periferie, vivi e attivi grazie all’impegno dei cittadini. Insomma, beni da custodire e da mantenere al servizio della collettività”.
Non ha dubbi il consigliere comunale Agatino Lanzafame sul valore di tali immobili e sull’importanza di non venderli come previsto dal nuovo piano di rientro del Comune di Catania in discussione in aula proprio in questi giorni e che vede oggi la sua scadenza perentoria. Il consigliere, primo firmatario dell’emendamento sottoscritto anche da Ersilia Saverino, Niccolò Notarbartolo, Alessandro Messina, Giuseppe Catalano e Salvatore Tomarchio, si inserisce nella discussione cittadina sull’argomento soprannominato da molti “svendita di Catania” e che si accompagna a molti altri emendamenti al Piano presentati trasversalmente dai gruppi del civico consesso.
L’emendamento presentato da Lanzafame mette insieme beni per un valore di circa 5 milioni di euro pertanto non dovrebbe incidere economicamente sul piano di rientro del Comune. Anzi, si tratta di una anticipazione delle scelte del Consiglio Comunale, colui che è deputato a votare la lista definitiva degli immobili comunali vendibili. La lista che attualmente è presente come allegato alla relazione del piano di rientro firmata dal ragioniere generale, Massimo Rosso, e che ha scatenato la polemica cittadina sulla cosiddetta “svendita di Catania”, potrebbe e dovrebbe essere ulteriormente modificata (anche perché l’ultimo aggiornamento risale al 2004) e a farlo può essere solo il Consiglio Comunale.
“La lista presentata ha una perizia fino a 60 milioni di euro, ma nella relazione al piano c’è scritto che ne servono 45, quindi togliendo già adesso questi immobili dalla disponibilità alla vendita non solo non si modifica nulla in merito al piano di rientro, non si modifica nulla neanche sotto l’aspetto sociale, che è fondamentale. Questi beni infatti – continua Lanzafame – sono di utilità sociale, oltre a fare parte del patrimonio artistico e storico e venderli sarebbe un torto alla città”.
 
In merito alla discussione sul piano di rientro dice la sua anche l’associazione cittadina CittàInsieme che si pone piena di dubbi e domande. “Conosciamo soltanto la nostra preoccupazione per un Piano che appare sempre meno come LA soluzione ai nostri problemi (ammesso che lo sia mai stato) e sempre più come un ulteriore escamotage per rinviare il problema, ritardando il momento nel quale i nodi verranno al pettine e nel quale, purtroppo, affrontare il tema del dissesto finanziario non sarà più un tabù indiscutibile”, si legge sul documento pubblicato sul sito dell’associazione.
Alla fine un’esortazione, ai politici, ma anche ai cittadini. “I componenti del massimo organo di rappresentanza dell’intera comunità cittadina si facciano sentire, forte e chiaro. Ai catanesi rivolgiamo il nostro Appello a partecipare alle sedute del Consiglio Comunale di mercoledì 28, giovedì 29 e venerdì 30 settembre: non soltanto votare ogni 5 anni, ma anche seguire, attivamente, le discussioni e le decisioni assunte da chi ci rappresenta, assumendosi responsabilità sul nostro futuro, costituisce un sacro dovere civico che ciascuno di noi, nel suo piccolo e coi suoi limiti, deve cercare di testimoniare”.

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