Ocse vs Burocrazia 4 parametri negativi - QdS

Ocse vs Burocrazia 4 parametri negativi

Carlo Alberto Tregua

Ocse vs Burocrazia 4 parametri negativi

venerdì 30 Settembre 2016

Una corporazione di privilegiati

Col suo rapporto del 15 settembre 2016, l’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha precisato quattro parametri negativi della burocrazia italiana, rigirando il coltello dentro la piaga, come se i cittadini non si fossero già accorti delle endemiche disfunzioni che tutelano i privilegiati e vanno contro la Comunità.
In Italia vi sono oltre 30 mila dirigenti pubblici, di cui un decimo nella Sicilia, partendo dalla Regione che ha l’invidiabile primato di pagarne 1.700.
I dirigenti dovrebbero essere la forza della burocrazia se facessero né più né meno del loro mestiere: dirigere funzionari e dipendenti per erogare servizi di qualità richiesti dai cittadini. Ma così non accade per il virus della irresponsabilità generalizzata, secondo il quale nessuno di tali dirigenti viene valutato per quello che fa, bene o male, o per quello che non fa. La valutazione è semplice: si fa in base ai risultati, per quantità e per qualità. Quindi basterebbe partire dalla coda, dai risultati, per risalire alla loro qualità.  

Di fatto i burocrati sono diventati i padroni del Paese nelle sue articolazioni istituzionali a tre livelli tra Stato, Regioni e Comuni, approfittando di una classe politica mediocre e con gli scheletri negli armadi, che è incapace di indirizzarla e controllare gli effetti della sua azione.
Cosicché essi costituiscono una corporazione di privilegiati all’interno della quale, però, vi è una gran parte di persone perbene e capaci che non vengono utilizzate nei posti chiave.
L’Ocse nel suo rapporto ha individuato quattro punti deboli: la velocità di risposta alle istanze dei cittadini; il lentissimo avanzamento della digitalizzazione, temutissima dai dirigenti perché scoprirebbe i loro altarini, e per conseguenza il lentissimo avanzare della trasparenza; il basso numero di pratiche evase per dipendente; i tempi dei pagamenti quasi doppi di quelli della media europea.
Basterebbe questo quadro a far capire l’insufficienza della burocrazia italiana. La conseguenza è che gli atti di indirizzo delle istituzioni dei tre livelli vengono annacquati, sminuiti e vanificati.
Il presidente del Consiglio, un presidente di Regione o un sindaco decidono una certa linea politica e dopo un mese o un anno si ritrovano con un pugno di mosche.
 

Quindi responsabilità del ceto politico che non indirizza e controlla, responsabilità del ceto burocratico che rema contro.
è noto che per operare con efficienza ci vuole disciplina e professionalità e, in primo luogo, il rispetto delle regole etiche, di equità, di imparzialità e buon andamento del lavoro: tutti principi esistenti in Costituzione. Ma vengono osservati? A noi non sembra.
Per esempio la legge Madia (124/15) e i suoi decreti legislativi, partiti con lo spirito di mettere ordine e disciplina nella burocrazia, sono arrivati in Gazzetta ufficiale annacquati. Questo ci dispiace e la discrasia tra l’indirizzo politico, anche portato dalle leggi, e la sua attuazione, finirà per mangiarsi l’Italia e, forse, anche il governo Renzi.
Non è che non vi siano professionalità e qualità all’interno delle diverse burocrazie, ma spesso i burocrati sono scelti per fedeltà e non per bravura.
Non si capisce come vi siano stati immobili la cui certificazione attestava essere costruiti con criteri antisismici e che poi sono crollati. Non si capisce perché un chilometro di autostrada in Italia debba costare 30 mln mentre la media europea è di 15 mln.    

Nella prossima legge di Stabilità 2017, unificata alla legge di Bilancio, il Governo sta facendo di tutto per stimolare l’economia e far crescere l’occupazione. Man mano che vi sono nuovi occupati, gli inoccupati si iscrivono nelle liste dei disoccupati: per cui il tasso di disoccupazione non diminuisce.
La stessa legge dovrà tentare di inserire almeno cinque elementi di rottura col passato: produttività, spesa di tutti i fondi Ue, semplificazione, digitalizzazione delle procedure, taglio della spesa corrente (cattiva)  con il conseguente taglio delle tasse. Non sembra, dalle prime notizie, che il Governo stia inserendo questi elementi, ovvero non in misura sufficiente.
E poi vi sono due elementi pesanti quali la corruzione e l’immigrazione che potrebbero costituire pietre tombali. Tutto ciò avrà un chiarimento dopo l’esito del referendum del 4 dicembre

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