Milazzo: dipendenti comunali a spasso durante l'orario di lavoro - QdS

Milazzo: dipendenti comunali a spasso durante l’orario di lavoro

redazione

Milazzo: dipendenti comunali a spasso durante l’orario di lavoro

martedì 04 Ottobre 2016

Denunciati dalla Guardia di Finanza 59 dipendenti del Comune di Milazzo per truffa aggravata ai danno dello Stato, il 30% dell’intero personale

MILAZZO (ME) – Qualcuno andava a fare shopping, altri passavano il tempo seduti al bar, altri ancora si dedicavano alla cura del corpo in un centro massaggi o allo sport allenando una squadra di basket. Il tutto, rigorosamente durante l’orario di lavoro. Per questo motivo la Guardia di Finanza ha denunciato 59 dipendenti del Comune di Milazzo per truffa aggravata ai danni dello Stato.
Nei confronti dei dipendenti pubblici il Gip del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto ha disposto l’obbligo di firma presso l’Autorità giudiziaria.
L’inchiesta “Libera uscita”, durata diversi mesi e coordinata dal procuratore di Barcellona Pozzo di Gotto Emanuele Crescenti e dai pm Federica Paiola e Rita Barbieri, ha consentito di accertare le responsabilità di una parte consistente dei dipendenti del comune di Milazzo: i 59 denunciati corrispondono infatti al 30% dell’intero personale. Grazie alle telecamere piazzate nel Palazzo comunale e ai pedinamenti, i finanzieri hanno ricostruito i movimenti di tutti i dipendenti infedeli, scoprendo “diffuse e reiterate” irregolarità che hanno consentito di totalizzare più di mille ore di assenze ingiustificate dal lavoro.
Le Fiamme Gialle hanno accertato che il personale, a piccoli gruppi, si metteva d’accordo affinché uno timbrasse il badge di tutti gli altri, consentendo così ai colleghi di arrivare in ritardo, di uscire in anticipo e di assentarsi per motivi personali.
“Valuteremo caso per caso – ha commentato il sindaco Giovanni Formica – ma, con chi ha commesso dei reati, saremo inflessibili. Vogliamo essere equilibrati nell’affrontare un problema che ha scosso tutto il Comune, tuttavia, è fondamentale estirpare la convinzione che ci si possa approfittare della collettività”.

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