Rifiuti, Sicilia come un pugile nell'angolo - QdS

Rifiuti, Sicilia come un pugile nell’angolo

Rosario Battiato

Rifiuti, Sicilia come un pugile nell’angolo

martedì 04 Ottobre 2016

Ancora sei mesi di tempo per le discariche. Nel nuovo Piano previsti gli impianti per il recupero energetico. L’ultimo provvedimento del 30 settembre per dare ordine alla gerarchia di gestione degli Rsu

PALERMO – Il cerchio si stringe: il ministero ha dato ancora sei mesi di tempo alle discariche dell’Isola con l’attuale media di conferimento. La risposta della Regione è tutta nel nuovo Piano in via di definizione, che prevede la valorizzazione (recupero) energetica, e in altri provvedimenti che serviranno a preparare il terreno nel nome della gerarchia europea del rifiuto. 
L’ultimo provvedimento in ordine di tempo (decreto n.587 del 30 settembre) è stato firmato dal presidente della Regione alla fine dello scorso mese. Nel decreto si legge in premessa che “la gerarchia della gestione dei rifiuti individuata dall’articolo 4 della direttiva 2008/98/CE ha stabilito il recupero energetico dei rifiuti rappresenta un’opzione di gestione da preferire rispetto al conferimento in discarica” e che si opera per provvedere a inibire gradualmente il collocamento in discarica della “frazione secca dei rifiuti urbani indifferenziati derivate dal trattamento meccanico (c.d. frazione secca di sopravaglio)”.   
In questo senso sono tre gli step previsti dal decreto. All’articolo 1 si prevede che dal 1° novembre e sino al 31 dicembre “i gestori degli impianti di smaltimento di rifiuti urbani in esercizio nel territorio regionale possono collocare in discarica la frazione secca del rifiuto urbano indifferenziato (c.d. frazione secca di sopravaglio) derivante dal trattamento meccanico per una quantità non superiore al 50% della frazione secca di sopravaglio prodotta”. Il secondo passaggio si aprirà il primo gennaio del prossimo anno e durerà fino al 30 giugno, stabilendo che i gestori potranno collocare in discarica la frazione secca del rifiuto urbano indifferenziato per una quantità non superiore al 30% della frazione secca di sopravaglio prodotta. L’ultimo pezzo di questo programma si chiude con la data del primo luglio del 2017, quando i gestori non potranno “più collocare in discarica la frazione secca del rifiuto urbano indifferenziato”.
L’articolo 2 prevede che i gestori degli impianti di “smaltimento con riferimento alla frazione-secca del rifiuto urbano indifferenziato derivante dal trattamento meccanico dovranno immediatamente provvedere all’ulteriore recupero della materia e/o avviare a recupero presso gli impianti autorizzati ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152 (“norme in materia ambientale”, pubblicato sulla Guri n.88 del 14 aprile 2006, ndr)”.
Il provvedimento è la logica risposta a due notizie della scorsa settimana. Il 27 settembre, durante l’audizione alla Commissione ambiente sullo smaltimento dei rifiuti in Sicilia, il ministro Galletti ha spiegato che la capacità residua di trattamento in discarica dei rifiuti, considerando gli attuali livelli di smaltimento, garantirebbe un’autonomia di 6 mesi e che l’assenza “di impianti di termovalorizzazione rende ancora più critica la situazione”.
Il giorno successivo è stato Crocetta a fornire gli ultimi aggiornamenti in relazione al piano degli impianti di valorizzazione energetica previsti in Sicilia per smaltire la quota annuale fissata dal governo nazionale in 700mila tonnellate di rifiuti. Confermando alcune indiscrezioni che erano trapelate già da qualche mese, il governatore ha confermato la previsione relativa a due impianti da 200mila tonnellate a Palermo e Catania e altri cinque o sei da 60-80mila tonnellate per “garantire una distribuzione regionale abbastanza equa”. Nel piano, tuttavia, non ci sarà il termine “termovalorizzazione” perché i meccanismi di recupero e valorizzazione sono molteplici: dalla gassificazione all’idro-soluzione. Il piano, tuttavia, conterrà i criteri di emissione da seguire – ha spiegato l’assessore regionale dell’Energia e dei Servizi di pubblica utilità, Vania Contrafatto – che “dovranno essere inferiori di un terzo rispetto a quelli fissati dalla comunità europea”. Inoltre vengono indicate le aree idonee per ubicare gli impianti.

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