Consumi digitali alle stelle - QdS

Consumi digitali alle stelle

Adriano Agatino Zuccaro

Consumi digitali alle stelle

martedì 04 Ottobre 2016

Censis-Ucsi: nel 2007-15 si impenna la spesa di telefoni (+191,6%), computer e audiovisivi (+41,4%). Tonfo per giornali e riviste (-38,7%). Centro studi: “Dinamica anticiclica”

ROMA – Consumi digitali alle stelle per le famiglie italiane: dal 2007 al 2015 la spesa per i telefoni è schizzata a +191,6%, computer ed audiovisivi toccano quota +41,4%. Di pari passo, nel periodo considerato, la spesa totale delle famiglie si è ridotta del 5,7%, quella per i servizi di telefonia registra un -16,5%, tonfo per la spesa in giornali e riviste: -38,7%.
 
Sulla base di questi dati, pubblicati sul 13° Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione, il Centro studi non ha avuto dubbi nel definire la dinamica dei consumi digitali italiani “anticiclica”. Di fronte ad una situazione economica non di certo favorevole, infatti, il Belpaese non ha rinunciato a smartphone, tablet e pc risparmiando, però, su giornali e riviste. I nuovi strumenti tecnologici permettono l’accesso alla rete e gli italiani non intendono rinunciarvi: “La penetrazione di internet aumenta di 2,8 punti percentuali nell’ultimo anno e l’utenza della rete tocca un nuovo record, attestandosi al 73,7% degli italiani (e al 95,9%, cioè praticamente la totalità, dei giovani under 30). La crescita complessiva dell’utenza del web nel periodo 2007-2016 è stata pari a +28,4%: nel corso degli ultimi dieci anni gli utenti di internet sono passati da meno della metà a quasi tre quarti degli italiani (erano il 45,3% solo nel 2007)” si legge nel comunicato Censis.
Una rivoluzione che ha investito tutti i media e che ha portato la televisione alla “desincronizzazione dei palinsesti collettivi, si scompongono e diventano liquidi”, afferma il direttore generale del Censis, Massimiliano Valerii. Dal 2007 al 2016 la tv satellitare ha fatto registrare una differenza percentuale pari a +16,1% (dal 27,3 al 43,4%), +14,4% per la Tv via internet, +10,2% per la mobile tv che passa dall’1% del 2007 all’11,2% del 2016. Per quanto riguarda le radio, con il servizio di broadcast online le emittenti diventano playlist; la radio da smartphone registra un incremento del 13,7% (dal 3,6% del 2007 al 17,3% del 2016).
“Nelle ‘diete mediatiche’ degli italiani si amplia il press divide” afferma Valerii introducendo i dati che investono i quotidiani: l’andamento della diffusione media giornaliera di quotidiani fa registrare un preoccupante -51% dal 2000 al 2015, anno in cui sopravvivono 3 milioni scarsi di copie giornaliere. Male anche il consumo di libri: la metà degli italiani non ne legge neanche uno all’anno e gli e-book ancora non compensano: +1,1% dal 2015 al 2016 ma il cartaceo ha perso il 4,3%.
Le cifre fin qui esposte non tengono conto delle differenze nei consumi digitali che si riscontrano tra la fascia più giovane e quella più anziana della popolazione; basti dire che tra i giovani under 30 la quota di utenti della rete arriva al 95,9%, mentre è ferma al 31,3% tra gli over 65 anni. Il Censis parla addirittura di “frattura generazionale”.
Facebook si conferma il social network più popolare: è usato dal 56,2% degli italiani (il 44,3% nel 2013). L’utenza di YouTube è passata dal 38,7% del 2013 al 46,8% del 2016 (fino al 73,9% tra i giovani). WhatsApp ha conosciuto un vero e proprio boom: nel 2016 è usato dal 61,3% degli italiani (l’89,4% dei giovani).
La rivoluzione in atto nei consumi digitali ha portato il Censis ad affermare che “gli strumenti della disintermediazione digitale si stanno infilando come cunei nel solco di divaricazione scavato tra élite e popolo, prestandosi all’opera di decostruzione delle diverse forme di autorità costituite, fino a sfociare nelle mutevoli forme del populismo che si stanno diffondendo rapidamente in Italia e in Occidente”.

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