Perché ha avuto il consenso di milioni di elettori? Perché quest’ultimi, disgustati dalla Casta che ha sgovernato l’Italia in questi ultimi trent’anni, piuttosto che non andare a votare, hanno espresso un voto di protesta.
Grillo è furbo: ha testato che quando il suo Movimento deve andare a governare, le cattive figure si susseguono una dopo l’altra. Col che, si aprono gli occhi degli elettori i quali ben capiscono che i giovincelli sprovveduti diventati senatori, deputati e consiglieri comunali, oltre che sindaci, non hanno alcuna qualificazione, salvo eccezioni, per gestire la Cosa pubblica.
Intendiamoci, malumori veri per problemi veri, dovuti alla disamministrazione, come prima si scriveva, dei governanti centrali e periferici. Ma con la protesta non si regolano i rapporti fra i cittadini, non si diffonde equità, non si colpiscono i privilegiati e i parassiti, non si taglia la spesa corrente, non si fanno gli investimenti, non si crea occupazione.
Per fare tutto ciò, ci vogliono professionisti seri ed integerrimi, capaci e competenti, che ne capiscano di organizzazione, amministrazione, legislazione, e che producano servizi di qualità efficienti ed efficaci, cioè densi di risultati.
Appena Matteo Renzi, all’Assemblea dell’Impresa Salini, una delle prime nel mondo, ha annunciato la sua posizione a favore della costruzione del Ponte sullo Stretto, di cui la stessa Salini è general contractor, Grillo si è scatenato con le solite banalità: prima le altre cose.
Dunque, Sì al Ponte, lo scriviamo da trent’anni, e No a tutti quelli che hanno interessi, diretti e indiretti, affinché il Ponte non venga costruito.
L’Italia può morire di benaltrismo, ma un’opera come quella del Ponte allo Stato costa ben poco (meno di tre miliardi) che bilanciano solo in parte le somme quattro volte superiori già stanziate per costruire la Torino-Lione, il traforo della linea ferrata Milano-Genova, il traforo del Brennero e quella che deve collegare alla Galleria svizzera del Gottardo di ben 57 chilometri.
Lo Stato spende meno di tre miliardi per il Ponte. Gli altri cinque occorrenti saranno finanziati in project-financing da un gruppo di ventiquattro banche. Col Ponte diminuisce lo squilibrio degli investimenti tra Nord e Sud, e non di più.
Il Sì al Ponte si sposa con il Sì alla riforma costituzionale che, l’abbiamo scritto più volte, non è il meglio, ma ha il pregio di cambiare situazioni stagnanti da decenni.
Abbiamo dedicato un editoriale alle riforme e quindi non ci ripeteremo. Ma è importante sottolineare come quattro dei cinque sotto-quesiti (perché il quesito è unico) siano chiarissimi, mentre il quinto rappresenta quella invocata divisione chiara delle attribuzioni fra Stato e Regioni ordinarie.
Peccato che esso non valga per le Regioni e Province Autonome: una grave omissione perché manterrà l’enorme contenzioso conseguente alle cosiddetta legislazione concorrente su materie diverse, non essendo chiarito chi deve decidere cosa.
Sì al Ponte, Sì alle riforme. I Cittadini perbene di Risorgimento Sicilia non devono avere dubbi di sorta.