Lavoro, obiettivo europeo 2020 lontanissimo per la Sicilia - QdS

Lavoro, obiettivo europeo 2020 lontanissimo per la Sicilia

Roberto Pelos

Lavoro, obiettivo europeo 2020 lontanissimo per la Sicilia

giovedì 06 Ottobre 2016

Monitoraggio Istituto Demoskopika sull’occupazione nelle regioni italiane rispetto agli obiettivi fissati dall’Ue. La Sicilia sconta un deficit del 23,6% per arrivare all’occupazione del 67% richiesta

PALERMO – Entro il 2020 l’Italia, per non rimanere indietro rispetto all’Europa dovrà creare ben 2,8 milioni di posti di lavoro in più e sottrarre dalla povertà 2,2 milioni di persone per garantire la crescita inclusiva sottoscritta con le istituzioni comunitarie.
Il Nord in questo senso è a buon punto mentre il Sud è mediamente distante oltre 16 punti percentuali dagli obiettivi nazionali previsti dalla Strategia Europa 2020. è quanto emerge dalla nota scientifica: “Europa inclusiva. Lo stato di avanzamento delle regioni italiane” realizzata dall’Istituto Demoskopika per monitorare appunto l’andamento dell’occupazione e della povertà rispetto agli obiettivi nazionali previsti dalla Strategia Europa 2020.
L’Italia, in coerenza con il Piano Nazionale di Riforma, dovrà portare il tasso di occupazione degli individui di età compresa tra 20 e 64 anni dall’attuale 60,5% ad un minimo del 67% e l’incidenza delle persone a rischio povertà o in condizioni di esclusione sociale sul totale della popolazione dal 28,3% di oggi al 25%.
Secondo l’indagine, tutte le regioni del Mezzogiorno hanno un ritardo che va da 8,4 ad addirittura 24,9 punti percentuali dal traguardo da raggiungere: la Calabria si trova al -24,9%, seguono la Campania (-23,9%), la Sicilia (-23,6%), la Puglia (-20%), la Basilicata (-13,9%), la Sardegna (-13,5%) e l’Abruzzo (-8,4%). Tra le regioni virtuose troviamo esclusivamente realtà del Nord con in testa la provincia autonoma di Bolzano che ha superato di 9,7 punti percentuali l’obiettivo del 67%, seguita dalla vicina provincia autonoma di Trento (+4,4%), l’Emilia Romagna (+4,2%), la Valle d’Aosta (+3,8%), la Lombardia (+2,8%) e la Toscana (+2,2%).
Sulla “via di mezzo” si trovano regioni come il Veneto che ha superato l’obiettivo nazionale di soli 1,3 punti percentuali, preceduto dal Piemonte e dal Friuli Venezia Giulia, entrambe con tasso di occupazione superiore dell’1,1% e dall’Umbria (+0,6%). Distanza inferiore all’obiettivo nazionale ma prevedibilmente recuperabile, infine, per Liguria (-0,3%), Marche (-0,4%) e Lazio (-3,8%).
La Sicilia, per raggiungere l’obiettivo minimo del tasso di occupazione entro il 2020 dovrà crescere dal 43,4% al 50,4% (+200 mila occupati) e dovrà ridurre l’incidenza delle persone a rischio povertà o esclusione sul totale della popolazione dal 54,4% al 47,4% (-355 mila individui).
Se ci riferiamo alle macroaree, il Sud dovrà crescere dal 46,1% al 56,1% (+10 punti percentuali), in Nord dal 69,8% al 76% (+6,2 punti percentuali), il Centro dal 65,8% al 71,6% (+5,8 punti percentuali). In valore assoluto, i nuovi occupati al Sud dovranno essere 800 mila, al Nord 1,4 milioni e al Centro 570 mila. Per quanto riguarda la lotta alla povertà e all’emarginazione, il Meridione dovrà puntare ad una riduzione di ben 1,2 milioni di persone a rischio di povertà o esclusione, il Nord di 650 mila individui e, infine, il Centro di 350 mila individui.
Un’analisi della condizione del Paese l’ha fatta, commentando l’indagine, il presidente di Demoskopika Raffaele Rio. “Lo studio oltre ad evidenziare un allarmante squilibrio territoriale che rende molto più faticoso il raggiungimento di una maggiore occupazione e di una minore povertà – dichiara Rio – palesa la scarsa integrazione tra gli strumenti di programmazione regionali e gli obiettivi europei. Uno scollamento – aggiunge – che rischia di trasformare gli obiettivi della strategia Europa 2020 da una crescita intelligente, inclusiva e sostenibile ad una impraticabile, impossibile e irraggiungibile”.

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