Quando qualcuno muore si capisce chi è stato - QdS

Quando qualcuno muore si capisce chi è stato

Carlo Alberto Tregua

Quando qualcuno muore si capisce chi è stato

venerdì 07 Ottobre 2016
Molti uomini e donne di prima grandezza hanno realizzato cose incredibili che sono state riconosciute in vita. Ma molti altri hanno avuto il riconoscimento dei consimili quando si erano trasformati in Spirito.
Per fortuna, nella razza umana, vi è stato l’inventore della dinamite, esplosivo a base di nitroglicerina (sintetizzata dall’italiano Ascanio Sobrero), ottenuta facendo assorbire tale sostanza da altre, capaci di trattenerla allo stato di grande suddivisione. La dinamite venne inventata, per caso, da Alfred Bernard Nobel (1833-1896) che la ottenne facendo assorbire la nitroglicerina da farina fossile.
Nobel creò la relativa Fondazione Nobelstiftelsen, nel 1895, con lo scopo di distribuire annualmente diversi premi a coloro che avessero reso i maggiori servizi all’umanità. Pare che ogni premio Nobel sia di un milione di euro, accompagnato da un prestigio mondiale. Non è infrequente che il premio Nobel sia stato assegnato alla memoria, valutando o rivalutando ciò che qualcuno aveva fatto, ma che non era stato valorizzato quando era in vita.

Vi sono tanti cittadini concreti, che lavorano duramente e proficuamente, che meriterebbero il riconoscimento, anche con un gesto. Ve ne sono tanti altri che sono fannulloni, bacchettoni e che vivono da parassiti. Qual è il valore che distingue i primi dai secondi? Il Merito. Non basta lavorare, anche tanto: bisogna lavorare con proficuità, con capacità, puntando agli obiettivi.
Il lavoro per il lavoro non serve a niente; è solo un modo poco godibile di far trascorrere il tempo. Però, vedi caso, sono proprio gli inconcludenti, quelli che lavorano per lavorare, o peggio che non lavorano affatto, a lamentarsi, a dire che la colpa dei propri insuccessi è degli altri, che la fortuna non li ha mai baciati e così via,  con un elenco di scempiaggini, dovuto alla mancata introspezione, alla capacità di vedere in se stessi con onestà e limpidezza.
Molti barano con se stessi: non hanno la sufficiente maturità per riconoscere i propri errori, le proprie incapacità, cercando ovunque e in chiunque la causa dei propri mali. Essi non ricordano che: Chi è causa dei suoi mali pianga se stesso.
 

L’assenza della valutazione delle persone in base al merito, non solo nelle attività economiche, ma anche in quelle sociali e di volontariato, è una triste carenza che fa mettere tutti nello stesso piano, non distinguendo i bravi dagli incapaci.
Peggio, non evidenziando i primi, non si può tributare loro il giusto riconoscimento, che poi, magari tardi,  viene dato quando ormai il meritevole non c’è più. Ma siccome crediamo che lo Spirito sopravviva al corpo,  anche il tributo dato post-mortem verrà a compensare chi ormai non lo può più godere. Peraltro, chi merita lo deve soprattutto alla propria capacità di seguire il solco delle regole etiche, che valgono anche nell’Al di là.
Dunque, chi percorre un certo tipo di strada, fatta di valori, la può perseguire quando il corpo naturalmente ha finito la sua funzione.
Ma questo è scordato o non tenuto in conto dalla maggior parte delle persone, le quali dovrebbero ricordarsi quanto sia necessario migliorarsi continuamente.

La cosa più difficile è far funzionare chi non vuole funzionare, secondo il detto popolare: Malavoglia saltami addosso, fai tu che io non posso. Il che fa pendant con il codice dei nati stanchi, più volte pubblicato e che si trova anche in Wikipedia.
Certo, per percorrere la via delle regole etiche, bisogna avere il coraggio della verità, all’insegna della quale bisogna compiere le proprie azioni e, d’altra parte, come obiettivo da perseguire sempre e comunque.
La verità è una forza granitica che quasi sempre emerge e viene fuori come un muro di cemento contro cui vanno a sbattere tutti coloro che anziché cercarla usano sistemi di indagine per perseguire obiettivi diversi da essa. Costoro sicuramente non avranno riconoscimenti in vita e meno che mai nell’altra vita.
Ci vuole coraggio a perseguire la verità? Non crediamo. Se la verità fa male, sosteneva il saggio,  non è colpa di chi la dice, ma della verità stessa.
Una cosa è certa: per stare nel solco dei valori, bisogna essere persone vere e non, come sosteneva Mariano Arena nel Giorno della Civetta di Leonardo Sciascia (1921-1989), quaquaraquà

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