Cancelleri sulla riforma Ex Province: "Legge mostruosa, restano i centri di costo" - QdS

Cancelleri sulla riforma Ex Province: “Legge mostruosa, restano i centri di costo”

Paola Giordano

Cancelleri sulla riforma Ex Province: “Legge mostruosa, restano i centri di costo”

mercoledì 12 Ottobre 2016

Il deputato grillino: “Ad oggi non cambia assolutamente nulla. Dovevamo e potevamo fare una riforma seria”. “Ruolo marginale dell’Ars, l’ha riempita di emendamenti inutili creando enti che non funzionano”

Tra poco più di un mese, in Sicilia, saranno nominati i Presidenti dei sei Liberi Consorzi comunali e delle tre Città metropolitane. Cancellate le Province (solo sulla carta), sono tante le cose che non cambieranno di una virgola. A partire dagli apparati burocratici dei nuovi enti, il cui costo resterà invariato. Quali novità ha introdotto dunque la tanto millantata legge anti-casta? Lo abbiamo chiesto a Giancarlo Cancelleri, Presidente del Gruppo parlamentare M5s all’Ars.
Che senso ha avuto questa riforma?
“Noi abbiamo sostanzialmente ripercorso, o forse anticipato, quella che poi è stata la riforma Delrio. In base allo Statuto speciale potevamo arrivare fino ad un certo punto, poi è chiaramente una riforma costituzionale che deve essere avviata. Il problema di fondo è che la legge Delrio prevede di dividere la parte burocratica della Provincia alle amministrazioni regionale e comunali. Noi questo non lo possiamo fare perché i nostri Comuni e la nostra Regione sono già saturi di personale. Questa situazione sta quindi innescando una guerra tra poveri: in questo momento nelle Province chi può sta andando via verso altre amministrazioni.
Nel 2013, quando abbiamo fatto la prima riforma delle Province, cioè quando abbiamo di fatto licenziato la classe politica provinciale, producendo un risparmio di qualche milione di euro, avevamo fatto il primo passo verso quella che doveva essere una cosa più corposa:  avremmo potuto influenzare in qualche modo l’azione del governo nazionale. Invece alla fine ci siamo adagiati su problemi di varia natura, nati all’interno dell’Ars: il mal di pancia della destra – a cui il Presidente ha cominciato a voler dare un seguito – che pressava perché la componente politica rimanesse. Per cui ad oggi non cambia assolutamente nulla se non che questa baraonda incredibile ha prodotto a Roma la convinzione di aver tolto le Province, tagliando di conseguenza tutti i finanziamenti, mentre in Sicilia ancora le abbiamo e abbiamo difficoltà a fare trasferimenti di denaro perché ormai è la Regione che deve trasferire soldi”.
La legge è stata ripetutamente impugnata. Che senso ha avuto il ruolo dell’Ars? Non avremmo fatto prima a recepire la legge nazionale?
“L’Ars ha avuto un ruolo del tutto marginale ma anche la Sicilia perché il governo si è fatto schiacciare sulle posizioni di Roma. Noi potevamo e dovevamo fare una riforma seria. Invece con la nostra legge mentre a Roma davano quanto meno un senso alla Delrio svuotando le Province di competenze e andando a sistemare ove e come potevano i dipendenti in altri ambiti della pubblica amministrazione, noi invece non solo abbiamo aumentato le competenze – oggi da noi le Province si occupano di moltissime cose – ma nel frattempo gli abbiamo tagliato anche i trasferimenti. Quindi oggi abbiamo scuole che cadono a pezzi, il trasporto pubblico dei disabili che non viene garantito, gli stipendi dei dipendenti non pagati, la manutenzione delle strade provinciali che non viene effettuata. La Provincia è un ente che ormai non ha più la possibilità di erogare servizi perché non ha più possibilità economiche. L’Ars ha avuto il ruolo di rendere ancora più difficile questa riforma perché l’ha riempita di emendamenti inutili e alla fine è venuta fuori una legge mostruosa che ha creato un ente che non funziona, deforme”.
Gli eletti non riceveranno indennità salvo il rimborso spese. È così o c’è il rischio di introdurreo gettoni di presenza?
“Gli eletti dovrebbero percepire semplicemente il rimborso spese per la partecipazione a questi consigli. La legge prevede solo questo, e non gettoni di presenza. È chiaro che in fase di avvio dovremmo vedere tutto ciò cosa significa perché questi sei Liberi Consorzi più le tre Città metropolitane comunque sono centri di costo. Nel resto d’Italia dove sono già avviati i nostri sindaci ci dicono che sono dei carrozzoni belli e buoni, cioè che non stanno funzionando assolutamente. Io credo che nei prossimi anni l’Italia sarà richiamata a interrogarsi nuovamente su questo tema e spero che finalmente prenda la decisione giusta, cioè quella di eliminare completamente l’ente intermedio. È chiaro che bisogna risolvere il nodo non solo dei dipendenti ma anche delle competenze, che dovrebbero – e quella era la nostra proposta – cominciare ad essere spalmate ai Comuni e alla Regione”.
Liberi Consorzi comunali e Città metropolitane hanno sostituito pari pari Consigli, Giunta e Presidenti delle Province. L’unica differenza è che non saranno più eletti dai cittadini.
“Il problema della elezione o meno della parte politica sta a monte: si poteva creare un ufficio decentrato di alcune competenze ma si poteva far gestire in maniera amministrativa, razionalizzando così i costi. Oggi invece così non sarà. È chiaro che diventerà un Consiglio a tutti gli effetti, con il Presidente e con la Giunta che lo guideranno e che diventerà un centro di costo. Farlo eleggere o no ai cittadini? Mi pare di essere stato abbastanza chiaro: io la parte politica l’avrei proprio levata”.

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