Federalismo uguale responsabilità nell’imposizione e nella spesa - QdS

Federalismo uguale responsabilità nell’imposizione e nella spesa

Maria Rosaria Mina

Federalismo uguale responsabilità nell’imposizione e nella spesa

mercoledì 02 Dicembre 2009

Direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate, professori universitari e professionisti a confronto. Fase transitoria per assicurarne la sostenibilità e la compatibilità col patto di stabilità

PALERMO – “Il federalismo fiscale è necessario ed è necessario cambiare il modo di fare amministrazione. Occorre lavorare tutti con determinazione e fuori dalle polemiche. Si tratta di una grande sfida che la Sicilia deve raccogliere come un’opportunità, ma soltanto nell’ottica del cambiamento”.
 
Lo dichiara Gaetano Armao, assessore regionale alla Presidenza in apertura del convegno sul tema Il federalismo fiscale – problematiche applicative e compatibilità con lo statuto della regione siciliana, che si è svolto lo scorso venerdì nella la Sala Blu della Direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate della Sicilia. Una dichiarazione che ha il peso di un macigno, tanto più se riferito al federalismo fiscale.
 
Lo sanno bene gli invitati al dibattito, a partire da Angelo Cuva, Docente di Scienza delle Finanze dell’Università di Palermo, Antonio Uricchio, Preside della Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Bari, o ancora Franco Gallo, Giudice Costituzionale, Francesco Distefano, Vicepresidente del Consiglio nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, Andrea Parlato, Ordinario di Diritto Finanziario dell’Università di Palermo. Ha aperto i lavori il direttore regionale, Castrenze Giamportone. Moderatore del convegno Victor Uckmar, emerito dell’Università di Genova. Al centro del dibattito la  L.N. 42/2009 ‘Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, attuazione dell’art.119 della Costituzione’, attraverso cui si applica la riforma federale.
Franco Gallo, Giudice Costituzionale, chiarisce che “con il federalismo fiscale si assiste al passaggio gerarchico tra le Regioni e lo Stato ad un rapporto di compartecipazione e competenza.” In tal senso la potestà legislativa impedisce che un centro prevalga sull’altro.
Un vincolo disposto dall’art.117 della Costituzione che attribuisce alla Regioni  diritto, potere e funzione di legiferare senza intermediazione dello Stato. Due i passaggi chiave attraverso cui si esplica: il comma 2 in cui viene chiarito che quello che è dello Stato continua ad essere dello Stato, con l’esclusività sul sistema tributario e contabile, mentre al comma 4 si aggiunge che quello che non appartiene allo Stato, appartiene alle Regioni, in riferimento a tributi che hanno presupposti diversi rispetto a quelli legali, tra cui i tributi che hanno gettito regionale, e quelli istituiti dalle regioni, ed infine le compartecipazioni al gettito dei tributi erariali (IVA, Irpef).  I due commi dell’art.117, per la Sicilia, si intervallano con l’art.36 dello Statuto, che sostituisce interamente il comma 3, garantendo maggiore autonomia fiscale rispetto alle altre Regioni a statuto ordinario, purchè sia in armonia con le norme statali.
 
Condizione che per quanto vantaggiosa, non riduce i limiti della specialità siciliana. Due quelli individuati da Franco Gallo, dovuti al fatto che “le compartecipazioni sono scelte in riferimento a tributi riscossi nel territorio di ogni singola Regione e l’estinzione avviene in ragione della minore capacità fiscale per abitante; di conseguenza la distribuzione perequativa va fatta in funzione delle potenzialità fiscali. In poche parole le Regioni più povere sono più svantaggiate”. Rimane inoltre un secondo aspetto, evidenziato da Angelo Cuva, che fa riferimento agli art.36 e 38 dello Statuto, i quali tracciano il quadro di riferimento normativo di un sistema di finanza decentrata, e che, a suo avviso, si è rivelato generico e svalutativo”.
Altri limiti, quindi, ed un’unica certezza da rintracciare, per Angelo Cuva, nella fase storica che Sicilia sta attraversando, rispetto alla quale “il Federalismo si presenta come una grossa opportunità, ma esiste il rischio  di omologazione”.

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