Meno burocrazia, meno malaffare - QdS

Meno burocrazia, meno malaffare

Carlo Alberto Tregua

Meno burocrazia, meno malaffare

mercoledì 12 Ottobre 2016

Il Papa: “La corruzione è droga”

Nel sentimento popolare si sta diffondendo a macchia d’olio il monito che mirabilmente ha riassunto in una frase Papa Francesco: “La corruzione è droga”. Questo male è nato con l’uomo, insieme a quello della prostituzione. Entrambi non si possono estirpare totalmente, bisogna conviverci.
Per conviverci è necessario ridurli al minimo. Per questo obiettivo aiuta la trasparenza. Quando le azioni della burocrazia e delle imprese vengono messe sui siti e i cittadini possono controllare, minuto per minuto, quanto avviene, la possibilità dell’esercizio della corruzione viene fortemente ridotto.
L’aspetto che poco emerge nella conoscenza del popolo riguardo la corruzione è che la sua infezione altera gli equilibri sociali ed economici del corpo di una Comunità, in quanto chi corrompe acquisisce privilegi a danno degli altri e, quindi, può ottenere condizioni più favorevoli.

Vi è un principio etico che recita: “A ciascuno tocca ciò che merita”. Dunque, è il merito il valore che determina quanto ciascuno debba ottenere dagli altri, anche in misura di quanto possa dare agli altri. Invece, la corruzione fa ottenere a qualcuno ciò che non gli compete, solo perché ha pagato la mazzetta.
Essendo una malattia quasi naturale delle persone umane, è impensabile guarirne totalmente, ma è possibile ridurne al minimo le metastasi. Per fare questo ci vogliono forti doti di medicamenti, sotto forma di educazione ai valori positivi che debbono informare le azioni e gli atti di chi ha responsabilità pubbliche e private. Infatti, spesso è proprio il collegamento fra il pubblico e il privato, ovviamente deviato, che genera corruzione.
La corruzione provoca un altro gravissimo squilibrio in una Comunità: l’indebita concentrazione in poche mani del potere a danno del valore di giustizia, che dovrebbe essere perseguito da chi ha responsabilità istituzionali, cioè i politici.
Molti fra loro sono onesti, capaci e responsabili, ma tanti altri sono disonesti, incapaci e irresponsabili. Sono i cittadini che devono distinguere i primi dai secondi, penalizzando questi ultimi e premiando coloro che operano bene.

 
In un’opera di soccorso ai migranti, che muoiono sempre di più perché i mercanti di carne utilizzano in maggior misura di prima barcacce fatiscenti, non si capisce per quale ragione si è provveduto a recuperare i cadaveri di quei poveretti, i quali hanno tentato la sorte senza riuscire nel loro intento.
La regola della marineria, in queste migliaia di anni, è che tutti coloro che muoiono in mare per cause naturali e non, vengono sepolti in mare, magari con una celebrazione prevista dai codici marinari. Non si capisce, per conseguenza, questo processo inverso dei cadaveri, dal mare alla terra.
Dietro a tutte queste operazioni si spendono risorse enormi, senza avere uno scopo umanitario. Non vogliamo affermare che in esse ci sia corruzione, però non ne comprendiamo la logica, né la loro operatività in base al principio etico, salvo una falsa etica della Solidarietà, esercitata a carico dei cittadini.

La corruzione fa anche un altro danno formidabile: rappresenta ai giovani che si possono ottenere oggetti e servizi utilizzando vie traverse, appunto mediante malversazioni, con la conseguenza che qualcuno ottiene molto di più di quanto meriti. Non solo. Ma i giovani imparano anche che si può ottenere qualcosa utilizzando vie traverse, con ciò perdendo di vista che: si vale per quanto si sa e non per quanto si ha. Per questo è necessario che essi apprendano, imparino, conoscano. Vanno soppesate la cultura e la conoscenza; sviate l’ignoranza e la stupidità.
Le persone adulte devono trasferire ai loro discenti tutte le conoscenze e i metodi, e insegnare loro come sia positivo e conveniente marciare sulla retta via. Insomma, la corruzione si comincia a lottare nelle scuole e nelle università. E si completa di lottare nelle famiglie.
Ma questo non avviene sempre. Per cui, spesso, invece, si diffondono valori negativi che i giovani apprendono. E questo va evitato a tutti i costi, se vogliamo dare loro un futuro positivo.

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