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Palermo – Nuovi problemi per il Teatro Biondo

Gaspare Ingargiola

Palermo – Nuovi problemi per il Teatro Biondo

venerdì 14 Ottobre 2016

Sei mesi di cassa integrazione per i dipendenti. Il Cda: è l’unico modo per chiudere il Bilancio in pareggio. Immediata la reazione dei sindacati: “Paga l’anello debole, basta interventi tampone”

PALERMO – Il Teatro Biondo non conosce tregua. L’ultimo, improvviso taglio di 250 mila euro da parte della Regione ha spinto il Consiglio di amministrazione a mandare a casa dodici dipendenti per sei mesi con una sorta di cassa integrazione. Tra i dodici c’è anche l’unica sarta in organico presso lo Stabile.
Per i dirigenti è l’unico modo per chiudere il Bilancio in pareggio: all’appello mancano circa 120-130mila euro. La cifra dei dipendenti cassaintegrati è rimasta incerta fino all’invio delle lettere: prima dodici, poi dieci, poi ancora dodici.
La reazione dei sindacati non si è fatta attendere e, se non è ancora a rischio la prima di Emma Dante (come già accaduto l’anno scorso: il 28 ottobre la stagione 2016/2017 apre con il suo “Odissea a/r”), non sono peregrine le ipotesi di scioperi e occupazioni.
La storia dell’Ente di via Roma è ben nota: annuali ritardi nell’erogazione dei contributi da parte dei due soci rimasti (Comune e Regione, mentre la ‘fu’ Provincia si è defilata automaticamente con la sua decadenza facendo mancare 7-800mila euro l’anno), tagli decisi quando la gran parte delle somme è già impegnata ma anche sprechi da ridurre e una faticosa risalita iniziata con l’insediamento del direttore artistico Roberto Alajmo, ormai più di tre anni fa, sotto la cui guida sono aumentati produzioni, biglietti e abbonamenti. Cosa che non lo ha salvato dagli strali del sindaco Leoluca Orlando, fino alle dimissioni di agosto, poi rientrate.
I soci hanno quasi completato il pagamento dei contributi del 2016 ma questo non è bastato a cancellare tutti i problemi e alla fine il Cda è arrivato alla drastica decisione di mandare a casa per sei mesi dodici operatori con la formula del “fondo di integrazione salariale” a circa l’80 per cento dello stipendio: un addetto al botteghino, alcuni amministrativi, un macchinista, due portieri, un ragioniere, il direttore di scena, la sarta, la vicedirettrice di sala.
“Alla fine paga sempre l’anello debole della catena, i lavoratori”, attaccano le parti sociali. “Così si uccide il teatro – dice Maurizio Rosso della Slc Cgil -. Mandare a casa dodici dipendenti risolve i problemi solo per qualche tempo, l’anno prossimo si ripresenteranno uguali. Occorre un Piano industriale triennale basato sulla collaborazione con gli altri teatri della città, sull’internalizzazione dei servizi e sul prolungamento della stagione durante l’estate perché a mio parere non ci possiamo permettere di restare chiusi da maggio a ottobre. Per l’estate immagino una collaborazione con il Verdura o i teatri all’aperto: le possibilità sono tante. Oppure si potrebbero aprire una caffetteria e un bookshop come già successo al Massimo. E poi che senso ha continuare a chiedere straordinari ai dipendenti – si chiede Rosso -, richiesta che sembra palesare carenza di personale, e al tempo stesso mandarne a casa dodici mentre si mantengono servizi esterni come la portineria o il marketing? Non sarebbe meglio che la Regione garantisse la formazione ai dipendenti dello Stabile così non dovremmo più affidare servizi all’esterno? Insomma, servono soluzioni strutturali, ma se i soci non versano le loro quote e le tagliano ogni anno, come succede ormai da un decennio, è impossibile programmare”. Rosso non attribuisce troppe responsabilità ad Alajmo: “Non sono innamorato di questo o quel personaggio ma ha fatto un buon lavoro. Ha portato a Palermo una delle più grandi artiste del mondo come Emma Dante, ha creato la scuola di teatro, triplicato gli incassi e quadruplicato gli abbonati. Sono dati oggettivi che nessuno può negare. Dove Alajmo è mancato, a mio parere, è nell’organizzazione del lavoro: non doveva tagliare l’accordo di secondo livello”.
“Basta con gli interventi tampone – sottolinea Nino Ficarra dell’Ugl -. Ogni anno il Cda mette in atto programmi sulla base dei fondi promessi dai soci che poi, a somme già impegnate, vengono regolarmente tagliati. Il prossimo anno il piano di ristrutturazione prevede nuove economie. Temo che non ci saranno dodici cassaintegrati ma 48 licenziati: andremo tutti a casa se continua così. Non si possono fare tagli a sorpresa di 100 o 200mila euro dopo che hai già programmato la stagione e hai le bollette da pagare”.
Per il direttore Alajmo c’è una soluzione nell’immediato per far rientrare i dodici cassaintegrati: riuscire a raccogliere altri mille abbonati alla stagione 2016/2017. “Mi auguro che i cittadini di Palermo vogliano essere vicini al Teatro Biondo in un momento particolarmente difficile da un punto di vista finanziario – è il suo appello – e che invece risulta felicissimo da un punto di vista artistico, con le migliori forze del teatro italiano che in questa stagione passeranno dal nostro teatro. Basterebbero mille abbonati in più dell’anno scorso per raggiungere una cifra che ci consentirebbe, con ogni probabilità, quel pareggio di Bilancio che stiamo perseguendo attraverso tanti sacrifici”.
Per abbonarsi mancano poco più di due settimane. Dopo un vertice con i sindacati martedì, Orlando ha proposto ai soci “un piano industriale pluriennale per la candidatura al riconoscimento a Teatro Nazionale, un piano di organizzazione per l’ottimale utilizzo del personale, proposte di esodo incentivato allo stesso, eventuale accesso a mutuo con coinvolgimento a garanzia dei soci e la programmazione estiva e di collaborazione con altre istituzioni e strutture teatrali pubbliche operanti in Sicilia e nel territorio nazionale”.

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