Cresce il lato oscuro dell'economia - QdS

Cresce il lato oscuro dell’economia

Rosario Battiato

Cresce il lato oscuro dell’economia

martedì 18 Ottobre 2016

Istat: nel 2014 in crescita il peso della produzione non osservata sul Pil nazionale, per un valore di 211 miliardi. In Sicilia numeri da record per reati connessi a contrabbando, prostituzione e stupefacenti

PALERMO – Continua a crescere il peso dell’economia non osservata sul prodotto interno lordo nazionale. Tra il 2011 e il 2014 si è passati dal 12,4% al 13%, una tendenza che conferma un giro d’affari di grande spessore. I valori statistici si traducono in circa 211 miliardi di euro registrati nell’ultimo anno preso in considerazione e rappresentano la somma dell’economia sommersa (194,4 miliardi di euro) e di quella connessa alle attività illegali (17 miliardi).
 
Sono gli ultimi dati pubblicati ieri dall’Istat nel report “Economia non osservata nei conti nazionali”. Numeri che, pur non offrendo uno spaccato regionale, coinvolgono a pieno titolo anche la Sicilia. Lo dimostrano i dati che abbiamo raccolto da altre fonti in relazione al tasso di evasione e al capitolo del settore delle attività legali.
La parte più cospicua del valore aggiunto generato dall’economia non osservata nel 2014 deriva dalla “componente relativa alla sotto-dichiarazione da parte degli operatori economici” che si prende il 46,9% del totale. Lo scrive l’Istituto di statistica che poi attribuisce la restante parte “per il 36,5% all’impiego di lavoro irregolare (34,7% nel 2013), per l’8,6% alle altre componenti (fitti in nero, mance e integrazione domanda-offerta) e per l’8% alle attività illegali”.
Procedendo nel dettaglio scopriamo che “l’incidenza sul valore aggiunto dei flussi generati dall’economia sommersa è particolarmente elevata nei settori delle ‘altre attività dei servizi’, del ‘commercio, trasporti, attività di alloggio e ristorazione’ e delle ‘costruzioni’”. La sotto-dichiarazione assume dimensioni importanti nei ‘servizi professionali’, che arrivano fino al 17,5%.
La componente di valore aggiunto generata dall’impiego di lavoro irregolare è preponderante nel settore degli ‘altri servizi alle persone’ (23,3%) e si collega, in particolare, al ‘lavoro domestico’. Nel 2014 l’Istat ha censito 3,6 milioni di unità di lavoratori non in regola (2,5 milioni dipendenti) con una crescita di 180mila rispetto all’anno precedente. Con questi numeri risulta in crescita anche il tasso di irregolarità, calcolato come incidenza delle unità di lavoro (ULA) non regolari sul totale, che è giunto al 15,7%.
Non ci sono dati regionali, ma è possibile ricostruire per altre vie il peso della Sicilia nell’economia non osservata. Stando ai reati denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria nel 2014, nell’Isola sono stati registrati 2.364 reati connessi agli stupefacenti (7,1% del totale nazionale), 91 per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione (8,3%) e 242 legati al contrabbando (19,7%). Numeri che in tutti i settori risultano essere in crescita rispetto alle rilevazioni Istat del 2010 e del 2012, a fronte di una sostanziale riduzione della quantità nazionale.
A questo aspetto se ne collega un altro assai rilevante che riguarda evasione e sommerso. Il quadro complessivo è stato realizzato dall’Agenzia delle Entrate che ha messo in piedi una mappatura nazionale basata su tre indicatori: tasso di pericolosità fiscale, tasso di pericolosità sociale e tenore di vita. Nella fascia più bassa, cioè con valori massimi di pericolosità fiscale e tenore minimo, sono inserite Agrigento, Caltanissetta, Ragusa e Trapani. Appena meglio riescono a fare le altre, ma le realtà migliori d’Italia si trovano da tutt’altra parte.

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