Anidride carbonica alle stelle, molti dubbi avanzano sul futuro - QdS

Anidride carbonica alle stelle, molti dubbi avanzano sul futuro

Bartolomeo Buscema

Anidride carbonica alle stelle, molti dubbi avanzano sul futuro

martedì 01 Novembre 2016

Anche il metano, che ha raggiunto il picco di 1845 ppb (parti per miliardo), contribuisce all’effetto serra. Raggiunta concentrazione di 400 ppm (parti per milione) di CO2 in soli 150 anni

CATANIA – A livello globale, nel 2015, le concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera hanno superato la soglia di 400 ppm (parti per milione). Prima dell’era industriale i valori di anidride carbonica si attestavano intorno a 280 ppm. Un balzo notevole e preoccupante che leggiamo dal bollettino annuale della World Meteorological Organization. I climatologi spiegano che i livelli di CO2 già in altre occasioni avevano raggiunto la soglia delle 400 parti per milione, ma solo in alcuni mesi dell’anno e solo in alcune località.
 
Nel 2015, invece, per la prima volta le concentrazioni di CO2 si sono mantenute per tutto l’anno su valori medi globali di 400 ppm a dispetto degli oceani che, ricoprendo la Terra per tre quarti, assorbono circa la metà delle emissioni di CO2. Ma per quanto tempo ancora gli oceani assorbiranno CO2? Non si sa.
Invece, si sa solo che un aumento d’immissione di anidride carbonica nell’atmosfera favorisce l’effetto serra cui è legato l’aumento generalizzato della temperatura media globale.
Purtroppo, la CO2 immessa nell’atmosfera rimane per migliaia di anni e negli oceani ancora più a lungo. Senza un taglio drastico delle emissioni di anidride carbonica non potremo frenare i cambiamenti climatici, né contenere l’incremento della temperatura media globale sotto i 2°C rispetto ai valori pre-industriali, come auspicato nello scorso summit parigino sul clima mondiale. Ricordiamo che, a detta di molti autorevoli climatologi, la soglia di sicurezza da non superare è pari a 350 ppm, se si vogliono evitare effetti di una forte instabilità climatica globale non controllabile.
Ma il punto critico di tale concentrazione di 400 ppm e che potrebbe essere un dato permanente, ovvero non scendere più al di sotto di questo valore. Una brutta notizia che ci giunge dallo Scripps Institute for Oceanography di San Diego (California),recentemente corroborata dal climatologo della Nasa Gavin Schmidt che ha anche aggiunto che se smettessimo  immediatamente di immettere anidride carbonica nell’atmosfera , ci vorrebbero decine di anni per scendere al di sotto di tale allarmante  livello critico.  
Ma perché è un serio problema aver raggiunto un tasso di CO2 di 400 ppm? è noto, da studi basati su carotaggi del ghiaccio ai Poli, che valori elevati di concentrazione di CO2 si sono verificati anche nel passato remoto (tra 2 e 4,6 milioni di anni fa, e tra 15-20 milioni di anni); ma l’aspetto preoccupante e che mentre in passato ci sono voluti decine di millenni per raggiungere tali livelli, oggi invece abbiamo raggiunto la concentrazione di 400 ppm di CO2 in meno di 150 anni. E nessuno sa cosa accadrà in futuro.
Uno scenario ancora aggravato dal fatto che non c’è solo la CO2 sul banco degli imputati di quella sorta di tribunale scientifico che è l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC). C’è anche il metano, secondo gas serra, che per il 60 per cento proviene da attività antropiche quali allevamenti, agricoltura e combustione di biomasse. Il metano atmosferico ha raggiunto un nuovo picco di circa 1845 parti per miliardo (ppb) nel 2015 ed è ora al 256 per cento dei livelli pre-industriali.
Anche gli idrofluorocarburi (HFC), utilizzati principalmente come refrigeranti, determinano l’effetto serra. Pur presenti quantità minori tali “gas  serra “ sono 14mila volte più potenti dell’anidride carbonica. Non a caso a Kigali, in Ruanda, è stato recentemente sancito un accordo storico per la progressiva eliminazione di tali composti.
Terminiamo l’elenco puntando il dito sul biossido di azoto (NO2), un potente gas a effetto serra che gioca anche un ruolo importante nella riduzione dello strato protettivo dell’ozono stratosferico, e che per 40 per cento è emesso da attività di origine antropica.

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