Sicilia, disoccupazione e povertà. Un fallimento lungo quattro anni - QdS

Sicilia, disoccupazione e povertà. Un fallimento lungo quattro anni

Raffaella Pessina

Sicilia, disoccupazione e povertà. Un fallimento lungo quattro anni

giovedì 03 Novembre 2016

Tasso degli inoccupati salito al 21,4%, mentre quello relativo a poveri al 25,3%. Circa quattromila le società di costruzioni che hanno deciso di chiudere

PALERMO – Il documento approvato dalla giunta è stato redatto con toni entusiastici, e ci si aspetta battaglia in Aula per la sua approvazione poiché in effetti c’è molto da riflettere.
Se infatti, come nel resto d’Italia, si registra qualche progresso nel Pil (che in Sicilia tra la stima del 2015 e del 2016 sarà comunque inferiore alla media italiana e del Mezzogiorno), restano i dati di quattro anni fallimentari. A cominciare da quello sull’occupazione che ha perso in 4 anni l’1,3% e quello sulla disoccupazione è salito al 21,4%. Questo significa che un quinto dei siciliani è inoccupato soprattutto i giovani che si affacciano al mondo del lavoro.
 
Tra il 2014 e il 2015 è cresciuto anche il “tasso di povertà”: in Sicilia è al 25,3%: peggio solo la Calabria. E insieme al lavoro che spariva, le imprese che chiudevano: quattromila in quattro anni le società di costruzioni che hanno deciso di chiudere. E Crocetta nella relazione al Documento scrive che “I documenti finanziari in corso di predisposizione impongono una decisa azione di governo per la risoluzione di due problematiche spinose: la crisi finanziaria delle ex Province regionali e il precariato negli enti locali”.
Per le ex Province “il governo intende trasferire alla Regione la funzione legata all’istruzione inclusi gli aspetti sociali”. E “propedeutiche a tale attività, per la quale saranno stanziate le risorse aggiuntive, saranno definiti costi standard per il funzionamento delle scuole e parametri uniformi per l’assistenza agli alunni disabili”. Sull’altro fronte, “l’obiettivo del governo regionale di porre fine al precariato ultra ventennale, che coinvolge circa 15 mila soggetti negli enti locali, si basa sulla stabilizzazione negli enti utilizzatori in funzione dei posti in pianta organica disponibili e in via residuale sull’assunzione a tempo indeterminato, part-time, presso un’agenzia pubblica che possa riassegnare i lavoratori in funzione delle esigenze”.

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