L'Ars costa 158 milioni perché si tiene i privilegi - QdS

L’Ars costa 158 milioni perché si tiene i privilegi

Raffaella Pessina

L’Ars costa 158 milioni perché si tiene i privilegi

venerdì 04 Novembre 2016

Con la legge n. 44/65 i deputati sono diventati “para-senatori”. Anselmo (Pd): “Qualità legislatura non si misura a peso”

PALERMO – “Venti deputati presenti in Aula di cui 11 del Movimento Cinquestelle”, Francesco Cappello ieri è intervenuto chiedendosi e chiedendo al presidente dell’Ars quale sia il senso di continuare a percepire uno stipendio senza fare nulla. “È uno schiaffo a chi fa fatica a mettere insieme il pranzo con la cena” ha proseguito Cappello che ha chiesto di rendere efficace il regolamento per indurre i parlamentari ad essere presenti almeno due volte alla settimana. Anche gli altri deputati presenti si sono lamentati a turno della improduttività dell’Ars. Inoltre, Giovanni Greco dell’Mpa ha riferito all’Aula che il Governo sta presentando “un assestamento di bilancio di 35 articoli e che contiene finanziamenti che dall’Aula sono stati bocciati già tre volte”. Greco si è chiesto il perchè ed ha esortato l’Aula a bocciarli ancora una volta al momento di votarli in Aula. Intanto, è stato presentato all’Ars il documento economico-finanziario (Dpef) 2017/2019.
 
Lo ha riferito in Aula il presidente vicario Antonio Venturino. Il disegno di legge governativo è stato inviato il 2 novembre all’esame delle commissioni parlamentari. A breve, quindi, l’Ars entrerà in sessione di bilancio. Sulla improduttività dell’Ars abbiamo sentito il capogruppo del Partito democratico, Alice Anselmo alla quale abbiamo chiesto quali sono secondo lei i motivi e se pensa che anche quest’anno si dovrà ricorrere all’esercizio provvisorio a causa dei continui rinvii per mancanza di deputati e assessori.
“In questa legislatura abbiamo dovuto dedicare la maggior parte delle nostre energie, insieme con il governo regionale, alla messa in sicurezza dei conti – ha risposto il capogruppo Anselmo – Prima di poter spendere, bisogna rimettere i conti in ordine: questo è uno dei principali motivi di ostacolo ad una legiferazione ‘normale’. Superata l’emergenza finanziaria, l’Ars riprenderà a poter legiferare in maniera ordinaria: se non si tiene conto di questo elemento, qualunque discorso rischia di scadere nel populismo. Bisogna poi considerare che varare riforme ‘a costo zero’ è più complesso di quanto si possa immaginare, e che la qualità di una legislatura non si misura ‘a peso’, dal numero delle leggi, ma dalla loro efficacia e dagli effetti che queste producono. Se penso all’importanza di avere rimesso in carreggiata i conti pubblici in Sicilia e avere sbloccato dopo anni la il rapporto Stato-Regione sull’attuazione dello Statuto, dico che questi due risultati da soli danno un senso ad una intera legislatura. Quanto alla prossima legge di stabilità regionale e alla possibilità di ricorrere all’esercizio provvisorio, il tema è fra i primi punti dell’agenda politica: di certo bisognerà affrontare entro il 31 dicembre alcune questioni importantissime, mi riferisco in particolare ai precari degli enti locali ed al personale precario della sanità. Nei prossimi giorni faremo le necessarie valutazioni all’interno della maggioranza e con i rappresentanti del governo”.
 
Intanto, permane l’equiparazione dei parlamentari siciliani ai senatori italiani, equiparazione stabilita da una legge tutt’ora in vigore, così come si legge sul sito dell’Ars, la 44 del 1965. Sulla possibilità abolire tale equiparazione, Anselmo ha detto che “la riforma costituzionale, che dovrà passare dal vaglio del referendum, prevede importanti novità sulla composizione e sulle finalità del Senato, ma questo non incide sul ‘collegamento’ che il Parlamento regionale ha con Palazzo Madama. Quell’equiparazione, che spesso nel corso degli anni è stata criticata, in realtà ha origini nella nostra Autonomia. Molti hanno visto questo legame come una sorta di ‘privilegio’, credo invece che sia servito ad evitare che l’Ars potesse, soprattutto negli anni più ‘grigi’ della sua storia, prendere una deriva difficilmente controllabile”.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017