Burocrazia pestifera infetta la società - QdS

Burocrazia pestifera infetta la società

Carlo Alberto Tregua

Burocrazia pestifera infetta la società

sabato 05 Novembre 2016

Licenziare chi non prende decisioni

Il cavalcavia crollato in Lombardia sotto il peso di un tir di 108 tonnellate indica senza dubbio nei burocrati i responsabili della morte del pensionato, dietro un vergognoso palleggiamento delle responsabilità fra Provincia di Lecco e Anas. Abbiamo sentito un dirigente che ha detto: “Per agire attendevo l’ordinanza”. Cioè pur in presenza di un grave pericolo, un burocrate, infischiandosene della vita dei cittadini, vuole avere le carte in regola.
Ed è questa la disgrazia dell’Italia: i burocrati pubblici non prendono le decisioni connesse al loro dovere con efficienza e tempestività, magari correndo qualche rischio connesso alla loro professione.
Che importa avere le carte in regola quando i cittadini vengono danneggiati? Un egoismo inqualificabile, che non tiene in alcun conto l’interesse generale.
Questa situazione non può continuare. Pur apprezzando lo sforzo della Riforma Madia (Legge 124/2015), i decreti legislativi conseguenti appaiono blandi e non ribaltano l’attuale situazione.

I cittadini si sentono offesi nel dover pagare gravossissime imposte, con una pressione fiscale al 43,5 per cento, e ricevere d’altra parte pessimi servizi dalla Pubblica amministrazione statale, regionale e locale.
È semplicemente ridicolo, come ha fatto qualche idiota, dare la colpa dei disastri ai terremoti, i quali hanno una loro logica e un loro progetto che non ha correlazioni con gli abitanti che si trovano sopra la terra.
Gli oceani si spostano, i ghiacciai si sciolgono, i continenti si avvicinano e si distanziano. Tutti i vulcani della Terra sono fra loro collegati. Dunque, l’uomo può osservare quanto precede e, mentre nel caso delle eruzioni può prevederle, nel caso dei terremoti non È stata ancora messa a punto una tecnica previsionale.
Per questi motivi lo Stato italiano, impotente di fronte a fatti naturali, avrebbe dovuto in questi settant’anni disporre mezzi di prevenzione, facendo costruire gli stabili con criteri antisismici.
Ma non l’ha fatto, spendendo 130 miliardi per le ricostruzioni post cataclisma, mentre con la stessa somma avrebbe potuto far mettere in sicurezza gli immobili di tutto il Paese.
 

Si tratta di colpa gravissima di cui gli autori non pagano pegno, mentre le conseguenze restano a carico di questa e delle seguenti generazioni.
Qualunque ritorno, qualunque piano, qualunque patto (anche col diavolo) si vanificano quando si scontrano con la burocrazia: un muro di gomma dietro il quale vi sono nebbie e tutto lo scenario oleoso, quasi impalpabile.
È vero che vi sono regioni virtuose e regioni viziose, nonostante tutto: nelle prime la burocrazia funziona, mentre nelle ultime essa è un peso e non una virtù. Eppure vi sono dirigenti pubblici molto bravi e professionali, onesti e corretti, ma essi non sono messi nelle condizioni di valutare e decidere perché c’è sempre lo zampino di qualche politico o di qualche burocrate corrotto, che impediscono il buon funzionamento dei servizi pubblici.

Il cavalcavia della Milano-Lecco è caduto. Altri cavalcavia sono caduti precedentemente in Sicilia. Immobili pubblici costruiti con cemento depotenziato e altri collassati, nonostante la loro ristrutturazione antisismica: ecco un piccolo campionario delle responsabilità oggettive di dirigenti pubblici, di ministri e assessori regionali e locali che non hanno saputo scegliere i loro dirigenti, o che non hanno saputo controllare i loro comportamenti.
Qualcuno dovrebbe pagare per queste nefandezze, ma l’acqua continua a scorrere sotto i ponti come se nulla fosse, mentre tanta gente soffre la povertà e la fame, però vota lo stesso, spesso seguendo impulsi di falsi amici, anziché valutare i candidati per quello che hanno fatto, bene o male.
Qualche volta sembra di scrivere queste note inutilmente, tuttavia esse vengono udite dall’opinione pubblica che viene stimolata a svegliarsi per impersonare il ruolo dei cittadini.
Senza regole una Comunità non esiste. Vi sono cittadini e Classe dirigente: i primi devono controllare la seconda; mentre ognuno deve avere il proprio ruolo, senza staccarsi neanche di un centimentro dal proprio dovere.
Insomma le regole ci sono, ma vanno osservate senza tentennamenti.

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