Il maltempo rischia di mettere in ginocchio i comuni siciliani - QdS

Il maltempo rischia di mettere in ginocchio i comuni siciliani

Rosario Battiato

Il maltempo rischia di mettere in ginocchio i comuni siciliani

mercoledì 16 Novembre 2016

Soltanto 18 comuni hanno dichiarato di aver effettuato manutenzione ordinaria nell’ultimo anno. Prevenzione: solo 63 comuni isolani su 390 hanno risposto a Legambiente

PALERMO – L’Italia si conferma, ancora una volta, la terra degli appelli. L’ennesimo è giunto, nei giorni scorsi, dal ministero dell’Ambiente Gian Luca Galletti che ha chiesto ai sindaci di rinnovare la manutenzione ordinaria, cioè quella relativa alle piccole opere come la ripulitura dei tombini e la cura degli alberi. In altri termini per fermare l’azione combinata di maltempo e dissesto non servono soltanto le grandi opere, ma anche le piccole azioni da rinnovare periodicamente. Per una Sicilia particolarmente esposta al rischio idrogeologico e agli eventi atmosferici estremi, c’è ancora molto lavoro da fare su entrambi i fronti.
Il maltempo delle ultime settimane ha ribadito una tendenza in atto ormai da qualche anno: eventi atmosferici estremi hanno messo a dura prova la tenuta delle città isolane non sempre pronte a gestire flussi di acqua così generosi. Lo hanno confermato le difficoltà a cui è stata esposta Catania agli inizi di novembre, stretta tra le raffiche di vento e le piogge torrenziali, e il mezzo milione di danni stimati a fine settembre per Siracusa. Qualche risposta comincia ad esserci, ma servono interventi organici su tutti i comuni: nei giorni scorsi il Comune di Catania ha proseguito con l’operazione di pulizia delle caditoie presenti nel territorio in vista delle prossime piogge.
Per il ministro Galletti le soluzioni ci sono e vanno adottate in tempi rapidi. “Il dissesto è un conto: stiamo intervenendo con i tempi che richiedono questo genere di opere. In caso di eventi atmosferici estremi c’è però un’altra componente importante: la manutenzione ordinaria”. È importante “pulire i tombini, tenere gli alberi in ordine”, perché anche se si tratta di piccole opere rappresentano “una parte importante della lotta al dissesto”.
Per fare il quadro sulla manutenzione ordinaria nei comuni isolani – 360 hanno aree esposte a pericolosità da frana o idraulica – bisogna riprendere in mano l’ultimo rapporto di Legambiente “Ecosistema Rischio” dello scorso maggio. Nel realizzare il quadro di attività dei sindaci isolani sul fronte della prevenzione del dissesto idrogeologico, l’associazione del Cigno ha ottenuto la disponibilità di 63 amministrazioni, cioè circa il 16% del totale regionale, che sono state intervistate in merito alla loro azione di contrasto del rischio. Nel capitolo relativo alle attività di prevenzione soltanto 18 comuni (30%) hanno dichiarato di aver effettuato “manutenzione ordinaria nell’ultimo anno” e 36 (60%) hanno avviato opere di mitigazione del rischio. Ancora più preoccupanti gli altri risultati: appena 2 comuni nella casella relativa al tombamento dei corsi d’acqua (3%) e soltanto 38 (63%) hanno recepito il piano di assetto idrogeologico nel loro piano urbanistico.
Sul fronte più ampio delle grandi opere, abbiamo consultato il portale “Italia Sicura” del governo che ha mappato tutti gli interventi attualmente in azione in Sicilia e finanziati dai fondi statali. Su un totale di 542 cantieri (lavori per 723 milioni di euro) ce ne sono 141 in corso (210 milioni di euro) e 262 conclusi (298 milioni di euro). Il capitolo relativo agli altri interventi, quindi non ancora catalogati, prevede un finanziamento per 214 milioni di euro.

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