Sostegno alla filiera della canapa per legge, un'opportunità green - QdS

Sostegno alla filiera della canapa per legge, un’opportunità green

Rosario Battiato

Sostegno alla filiera della canapa per legge, un’opportunità green

giovedì 24 Novembre 2016

La commissione Agricoltura del Senato ha approvato definitivamente il testo in sede deliberante. Niente più autorizzazioni per la produzione di alimenti, cosmetici, elaborati vari

PALERMO – Una coltivazione che abbraccia i settori più disparati: energia, bioedilizia, cosmetica, alimentazione, bonifica dei territori, abbigliamento e alimentare. Adesso anche questo tesoro potenziale è stato normato: il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali ha comunicato l’approvazione al Senato della legge per la promozione della filiera della canapa. Occasione anche per l’agricoltura siciliana.
Il testo”disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa” è stato approvato definitivamente, dopo il passaggio alla Camera, lo scorso 22 novembre dalla commissione Agricoltura in sede deliberante.
La legge mette ordine in un settore potenzialmente redditizio, ma ancora molto confuso dal punto di vista normativo. In dieci semplici articoli, viene fissato il perimetro entro cui dovranno muoversi i nuovi e i vecchi imprenditori della filiera.
In primo luogo si individuano le varietà di canapa adatta per la coltivazione e di conseguenza si fissano gli ambiti di sostegno e promozione che riguardano sia la coltivazione che la trasformazione. Non manca anche l’incentivazione dell’impiego e del consumo finale di “semilavorati di canapa provenienti da filiere prioritariamente locali”. Si prevede lo sviluppo delle filiere territoriali per valorizzare la ricerca e avviare integrazione locale e sostenibilità.
Andando in dettaglio, per coltivare canapa non sarà più necessaria l’autorizzazione per la produzione di alimenti, cosmetici, semilavorati (fibra, canapulo, polveri, cippato, carburanti) per forniture alle imprese (incluse quelle del settore energetico), materiale destinato ai lavori di bioingegneria o prodotti utili per la bioedilizia, materiale finalizzato alla fitodepurazione per la bonifica dei terreni inquinati, coltivazioni destinate ad attività didattiche e di ricerca, coltivazioni destinate al florovivaismo. L’utilizzo della canapa come biomassa, quindi per fini energetici, è destinato esclusivamente all’autoproduzione energetica aziendale.
A effettuare i controlli, inclusi prelevamenti e le analisi di laboratorio, sarà il Corpo forestale dello stato. Nel testo della legge sono indicati i limiti del contenuto thc (soglia massima dello 0,6% di tetraidrocannabinolo, principio attivo della cannabis) che dovranno soddisfare i requisiti in relazione alle verifiche.
Previste anche delle risorse per avviare la filiera: il Ministero metterà sul piatto fino a 700mila euro per “favorire il miglioramento delle condizioni di produzione e trasformazione nel settore della canapa”. 
Ad oggi il primo studio sul settore risale al 2014 ed è stato realizzato dalla Coldiretti che ha stimato una crescita esponenziale della coltivazione della canapa (+150% di coltivazioni dei terreni rispetto al 2013, 300 aziende interessate, mille ettari coltivati) e adesso la nuova legge potrà certamente fornire un ulteriore stimolo allo sviluppo. Tra le regioni interessate, riporta la Coldiretti, c’è anche la Sicilia, assieme a Puglia, Piemonte, Basilicata, Friuli e Sardegna.
Soddisfazione espressa dal ministro Maurizio Martina: “Con l’approvazione di questa legge finalmente regolamentiamo un settore dal grande potenziale per la nostra agricoltura non soltanto dal punto di vista economico, ma anche della sostenibilità”. 
“Abbiamo colmato un vuoto legislativo – ha dichiarato il senatore di Area popolare Ncd-Udc, Mario Dalla Tor, relatore del provvedimento – La canapa è una coltura in grado di contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale in agricoltura, del consumo dei suoli, della desertificazione e della perdita di biodiversità”.
Un via libera che ha una doppia valenza perché gli agricoltori interessati potranno adesso investire “in una filiera che ha moltissimi sbocchi commerciali, con un potenziale di redditività elevata” e, allo stesso tempo, “ridurre l’impatto ambientale per le sue qualità e caratteristiche”.

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