La Via e Lagalla due ottimi candidati - QdS

La Via e Lagalla due ottimi candidati

Carlo Alberto Tregua

La Via e Lagalla due ottimi candidati

martedì 29 Novembre 2016

Questo non è un endorsement

È vero che per l’elezione regionale di ottobre 2017 vi sono undici mesi, ma è anche vero che la scelta di candidati idonei a fare risorgere la Sicilia è molto difficile per almeno due ragioni: la prima riguarda il parterre di candidati eccellenti, che non sono tanti; la seconda si riferisce, per converso, al fatto che ve ne sono tantissimi che non valgono niente e che con molta presunzione ritengono di poter aspirare al vertice della Regione.
La fotografia della nostra Isola è chiarissima, ma non tutti i siciliani la vedono, perché afflitti da problemi di vario genere, per cui il loro sguardo è corto e non va fino all’orizzonte, per cercare di capire come risolvere le questioni che l’hanno fatta precipitare in fondo al baratro. Ovviamente si continuano a mandare nomi sul mercato politico, che spesso sono dei ballon d’essai e che restano in evidenza per future valutazioni. Ma vi sono anche nomi qualificati che potrebbero, con capacità, assumere il delicato incarico.  

Certo, vi è la solita annosa questione della raccolta dei voti, che tradizionalmente in Sicilia è stata fatta col metodo clientelare. In altre parole la gente vota per favore e non per convinzione, col risultato di mandare all’Assemblea regionale una buona parte di consiglieri incapaci di fare i legislatori, e a Palazzo D’Orleans un presidente come gli ultimi che abbiamo avuto.
La capacità del presidente della Regione, della sua maggioranza e dell’Assemblea regionale si misura esclusivamente in base ai risultati e non alle promesse o alle vuote parole che tanti hanno l’abitudine di emettere per dare fiato alla bocca.
Tali risultati sono dati da alcuni indici inoppugnabili, quali: il Pil della Regione, il reddito pro capite, il tasso di disoccupazione (fra cui è rilevante quello giovanile), il tasso delle infrastrutture, la quantità di zone a rischio idrogeologico, il numero di immobili a rischio sismico, e via enumerando.
I candidati alla presidenza della Regione si dovranno impegnare, senza nascondersi, ad indicare agli elettori come intendano migliorare gli indici prima elencati, e di quanto, ed in quanto tempo, secondo un preciso cronoprogramma nei cinque anni (sessanta mesi) successivi alle elezioni.
 

Giancarlo Cancelleri, leader del M5S, ha già lanciato la sua candidatura affermando fra l’altro di essere sicuro di vincere. In effetti ha un’alta probabilità di arrivare primo con questa dissennata legge elettorale vigente, che ha consentito al buon Rosario Crocetta di diventare presidente con poco più di 600 mila voti, pari al 15% degli aventi diritto al voto.
Abbiamo più volte proposto di modificare tale legge attagliandola a quella dei sindaci, in modo tale che il candidato, nel ballottaggio del secondo turno, prenda la metà piu uno dei voti, cioè una solida maggioranza. Non si capisce perché da questo orecchio i legislatori siciliani non ci sentano. Chissà cosa hanno da nascondere!
Abbiamo sentito un mormorio nel Partito democratico, che indicherebbe in Davide Faraone il candidato in pectore. Non sappiamo se egli sarà scelto. Poi vi è la supposta candidatura di Nello Musumeci che però col frazionamento del Centro-destra ha scarse possibilità di successo, seppur supportato dal riesumato Gianfranco Micciché, coordinatore per la Sicilia di Forza Italia.  

I rumors parlano di due ottimi candidati. Giovanni La Via, presidente della commissione Ambiente, Sanitá pubblica e Sicurezza alimentare dell’Europarlamento, e Roberto Lagalla, ex rettore dell’Università di Palermo. Sono due persone capaci che saprebbero affrontare le immani questioni che affliggono presidenza e Regione, circondandosi anche di collaboratori adeguati allo sforzo che si dovrebbe compiere, i quali dovrebbero essere capaci e onesti, requisiti non molto diffusi nella massima istituzione siciliana.
Come si vede, lo scenario è magmatico. Molto dipenderà dal risultato del referendum di domenica prossima. Però, i #CittadiniPerBene non possono e non debbono farsi condizionare dalle questioni nazionali per risolvere quelle nostre, perché se è vero, da un canto, che la Regione dipende molto dai trasferimenti statali, è anche vero, dall’altro, che ha a disposizione 12 mld dai fondi Ue ed un bilancio 2017 che il bravo Baccei sta modulando, privilegiando gli investimenti e diminuendo la spesa corrente.

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