Miele, la produzione segna -70% - QdS

Miele, la produzione segna -70%

Adriano Agatino Zuccaro

Miele, la produzione segna -70%

venerdì 02 Dicembre 2016

Consorzio nazionale apicoltori in difficoltà, le arnie sono a secco ma i consumi e l’import crescono. Colpa del parassita Aethina Tumida, del cambiamento climatico e dei pesticidi

ROMA – “Il solo miele di acacia bio è passato dalle 437 tonnellate prodotte nel 2015 alle 184 di quest’anno, il miele di acacia convenzionale è passato da 266 a 91 tonnellate; il miele di agrumi è sceso da 54 a 35 tonnellate per la produzione bio e da 174 a 148 tonnellate per quella convenzionale”. É questo l’amaro bollettino che è possibile leggere nel comunicato Conapi (Consorzio nazionale apicoltori) reso noto alcune settimane fa. Quest’anno nel Belpaese si stima la produzione di appena 1.000 tonnellate totali, con un decremento del 70% rispetto alle reali capacità produttive del sistema: mai negli ultimi 35 anni l’Italia ne aveva prodotto così poco. "E ci sono regioni, come la Sicilia, che sono ormai al secondo anno di raccolta praticamente vicina allo zero, con una redditività inesistente per gli apicoltori e con il concreto rischio di perdere l’intero sistema produttivo" scriveva Askanews poche settimane fa.
Paradossalmente, scrive National Geographic, il settore apistico non è in crisi, anzi: gli alveari messi a produzione sono addirittura aumentati rispetto al 2015 e il numero di apicoltori è rimasto pressoché invariato. I problemi sono altri e ben più difficili da affrontare. Se negli ultimi mesi si è affacciata la minaccia del parassita Aethina Tumida che svaligia le arnie, precisano, le cause di questo tracollo sono note da anni agli addetti ai lavori: il cambiamento climatico e l’abuso di pesticidi in agricoltura. La questione dei pesticidi neonicotinoidi ha assunto un’importanza critica e centrale. "Queste sostanze – riporta National Geographic – quando vengono utilizzate nel mais e nei cereali non invernali, attraggono le api e hanno il potere di ridurre la fertilità dei fuchi, cioè dei maschi. Non a caso, durante la conferenza stampa di presentazione dei dati, è stato reso noto che diversi soci Conapi hanno segnalato una preoccupante riduzione della spinta riproduttiva delle api".
Ogni anno in Italia si consumano in media 20 mila tonnellate di miele; è facile intuire che i prezzi per i consumatori si alzeranno e buona parte dei vasetti non conterrà prodotto made in Italy. Se ciò non bastasse, Aiipa (Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari) segnala che trent’anni fa l’industria alimentare, farmaceutica e cosmetica utilizzava il miele come ingrediente delle rispettive produzioni per non più del 15% del totale; oggi è passata a circa il 40% e stima che nei prossimi quattro o cinque anni impiegherà il 50% del consumo totale di miele.
Alle istanze degli apicoltori, il viceministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Andrea Olivero, ha risposto garantendo che il governo ha intenzione di mettere in atto "una strategia complessiva ragionando con tutto il comparto e mettendo sia a sistema strumenti esistenti, sia con un migliore coordinamento". Anche nell’Isola non mancano le difficoltà e, come sottolineato ad agosto in un’interrogazione parlamentare rivolta al ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, il deputato nazionale del Pd Giuseppe Berretta ha dichiarato che “la produzione delle tipologie di miele Zagara di Agrumi, Sulla e Millefiori [dell’azienda Miele di Sicilia di Zafferana etnea], è venuta meno per l’anno in corso a causa di una siccità prolungata, di temperature critiche durante la fioritura degli agrumi e della presenza di frutti pendenti durante la fase di fioritura”. Una situazione aggravata a causa del focolaio di Aethina Tumida riscontrata negli alveari di altri comuni, si legge su CataniaToday, e che ha generato l’aumento delle importazioni dall’estero, anche da paesi in cui vengono permesse le coltivazioni geneticamente modificate.

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