Nuove diagnosi Hiv: giù in Italia ma la Sicilia va in controtendenza - QdS

Nuove diagnosi Hiv: giù in Italia ma la Sicilia va in controtendenza

Serena Giovanna Grasso

Nuove diagnosi Hiv: giù in Italia ma la Sicilia va in controtendenza

venerdì 16 Dicembre 2016

L’Istituto superiore della sanità nel 2015 ha registrato 3.444 casi a livello nazionale, il valore più basso dal 2009. In Sicilia trend opposto con la seconda quota più elevata degli ultimi anni (223). Ma la carenza più grave è l’assistenza sanitaria: infatti, la nostra regione “esporta” il maggior numero di malati in Italia (15)

PALERMO – Nel 2015 sono diminuite le nuove diagnosi di infezione da Hiv (virus dell’immunodeficienza umana). Infatti, secondo i dati contenuti all’interno del rapporto dell’Istituto superiore di sanità, a livello nazionale è stato possibile contare 3.444 segnalazioni, il valore più basso dal 2009, pari a un’incidenza di 5,7 nuovi casi di infezione da Hiv ogni 100.000 residenti. Tra le nazioni dell’Unione Europea l’Italia si colloca al 13° posto in termini di incidenza delle nuove diagnosi Hiv.
Purtroppo però, a livello regionale le cose vanno un po’ diversamente. Infatti, riferendoci alla fattispecie siciliana, proprio nel 2015 è possibile osservare il secondo valore maggiormente elevato di nuove diagnosi dal 2009 (223, dato in calo rispetto alle 233 del 2014), valore che rappresenta ben il 6,9% delle diagnosi segnalate a livello nazionale.
Addirittura, Palermo rientra tra le prime quattordici province in cui è maggiore la segnalazione di nuove diagnosi di diffusione dell’infezione: per la precisione, il Capoluogo si colloca al sesto posto con 104 segnalazioni (quasi il 47% delle segnalazioni provenienti dall’intera Isola), pari a un’incidenza di 8,2 nuovi casi di infezione ogni 100.000 residenti.
A livello regionale, per la Sicilia il tipo di trasmissione più diffusa si conferma come a livello nazionale quella derivata dai rapporti di tipo omosessuale (Msm, ovvero maschi che fanno sesso con maschi) per una percentuale pari a 38,5, corrispondente a 80 casi; seguono i casi di eterosessuali maschi (34,1%, 71 casi), quelli di eterosessuali femmine (24%, 50 casi) ed infine la trasmissione attribuibile alle pratiche associate all’uso di sostanze stupefacenti per via iniettiva (3,4%, 7 casi).
La Sicilia è inoltre una delle regioni con la più alta incidenza di infettività tra gli stranieri (31,6%). Incidenze altrettanto elevate sono state registrate in Abruzzo (35,9%), Molise (46,3%) e Sardegna (28,8%).
Particolarmente interessante è l’osservazione della differenza tra il numero dei casi residenti e quello dei casi segnalati. Infatti, tale discrepanza fornisce informazioni utili sulla mobilità degli individui e sull’offerta assistenziale di alcune regioni. Le regioni che hanno un numero di casi residenti maggiore rispetto ai casi segnalati (Piemonte, Valle D’Aosta, Provincia autonoma di Trento, Veneto, Marche, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna) hanno “esportato” casi in termini assistenziali; viceversa, quelle con più casi segnalati rispetto ai casi residenti (Liguria, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo) ne hanno “importati” da altre regioni.
Dunque, ancora una volta la sanità siciliana risulta inefficiente e spinge i propri malati a cercare altrove le necessarie cure. Infatti, è proprio nella nostra regione che si rileva il più elevato gap tra numero di malati residenti e malati segnalati: in particolare, rispetto ai 238 casi di infezioni di Hiv, sono 223 i malati curati nella stessa Sicilia (con una quota pari a 15 pazienti costretti a curarsi altrove).
D’altra parte, troviamo le regioni virtuose che si sono sempre distinte per mobilità attiva e che confermano tale trend accogliendo più pazienti affetti da Hiv di quanti siano effettivamente residenti sul territorio: in particolar modo, spicca la Lombardia con 829 pazienti curati contro i 794 residenti sul territorio (con un saldo positivo per la regione pari a 35) e l’Emilia Romagna con 322 pazienti curati e 794 residenti (con un saldo positivo stavolta pari a 35 pazienti.

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