Non è vero che il popolo ha sempre ragione - QdS

Non è vero che il popolo ha sempre ragione

Carlo Alberto Tregua

Non è vero che il popolo ha sempre ragione

sabato 17 Dicembre 2016

Acclamato Hitler, uccisa la riforma

Hitler fu acclamato dal popolo tedesco il 5 marzo 1933 con una votazione plebiscitaria che raggiunse il 44%. Il popolo si era spiegato democraticamente, ma aveva eletto un mostro che poi avrebbe sacrificato sei milioni di ebrei e dieci milioni di soldati propri e avversari.
Dunque, non è vero che il popolo ha sempre ragione. Ai tempi dei romani quando nell’arena si battevano i gladiatori, alla fine era il popolo degli spettatori che formalmente indicava all’imperatore se condannare o graziare il poveretto. Anche in questo caso, spesso il popolo condannava. Anche in questo caso la sua espressione non era dettata dalla ragione ma dall’umore.
Lo stesso è accaduto domenica 4 dicembre, quando la maggioranza dei votanti (circa19,5 mln) ha detto No a una riforma che avrebbe fatto andare avanti l’Italia di 10 anni. Il popolo ha avuto ragione? No, non crediamo, perché così votando ci teniamo 315 inutili senatori, il cui Senato costa 550 mln l’anno, ci teniamo il Cnel che con i suoi 64 consiglieri e 80 dipendenti ci costa 20 mln l’anno, riprendono vigore le Province, che in qualche modo dovranno essere rivitalizzate perché ancora presenti in Costituzione e, fatto ancor più grave, continua il contrasto fra Stato e Regioni su materie concorrenti.

Le Regioni ordinarie, ma anche quelle a Statuto speciale, hanno rovinato l’Italia perché anziché adempiere al loro compito di istituzioni programmatiche e di sviluppo del  territorio, sono diventate centri di spese fasulle e della relativa corruzione.
A proposito di corruzione ricordiamo che essa si trova quasi esclusivamente nel settore pubblico, ove la burocrazia col suo comportamento  egoistico ha di fatto bloccato lo sviluppo.
La riforma abbatteva molti privilegi della Casta, la quale ha intossicato gli elettori mimetizzandosi e facendo credere che essa aveva ispirato la riforma stessa: esattamente il contrario.
La conservazione ha stimolato i cittadini a votare No e questi, ignorando i meccanismi di funzionamento di Stato, Regioni e Comuni, le hanno dato ascolto.
 

Il Sì era il futuro, l’innovazione dei meccanismi di funzionamento delle istituzioni, il ritorno alla sede centrale per tutte le decisioni di interesse nazionale e piattaforma di nuove riforme.
Non è che contestiamo il responso popolare, perché il popolo è sovrano, ma contestiamo, da un canto tutti coloro che in mala fede hanno stimolato il popolo a votare No, per tutelare i propri interessi, e contestiamo i sostenitori del Sì che non sono stati capaci di spiegare per tempo gli effetti positivi della riforma e quelli negativi del suo affossamento.
Questo risultato ha confermato quanto i sondaggi ormai avevano appurato, certo non nel rapporto 41/59. Ma questo importa meno, tenuto conto che il risultato è stato il blocco del Paese e soprattutto il rinvio di un anno di tutte le riforme.
Ora servirà trovare la quadra sulla legge elettorale di Camera e Senato che dovrà essere innovativa rispetto alle due leggi vigenti, una delle quali mutilata dalla Corte costituzionale e l’altra sotto la scure della stessa Corte, che comincerà a valutarla il prossimo 24 gennaio.

La prossima legge elettorale, valida per Camera e Senato, se approvata prima del 24 gennaio, abrogherà contestualmente quella esistente, col che toglierà alla Corte costituzionale il compito di valutarla.
Con questa nuova legge si andrà al voto e se poi a qualcuno passasse per la testa di fare ricorso e qualche giudice la rimettesse alla Corte costituzionale, le elezioni sarebbero già avvenute e l’Italia potrebbe rimettersi di nuovo in movimento.
La nuova legge elettorale deve assolutamente raggiungere il risultato della governabilità, in modo che si capisca senza dubbi chi vince e chi perde la sera delle elezioni, e chi ha il compito di governare il Paese. Essa dovrà essere di tipo maggioritario, pur rispettando la rappresentatività.
Il nuovo disegno di riforma della legge elettorale è nella mente di Renzi, il quale dovrà tener conto di due fattori: primo, non potrà esserci ballottaggio di lista, perché sarebbe tagliato dalla Corte costituzionale, mentre sarebbe ammesso il ballottaggio di coalizione; secondo, dovrà eliminare il blocco delle liste anche ripristinando i collegi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017