La diligenza-Sicilia è pesante e lenta - QdS

La diligenza-Sicilia è pesante e lenta

Carlo Alberto Tregua

La diligenza-Sicilia è pesante e lenta

venerdì 23 Dicembre 2016

Niente riforme, tutto bloccato

Rappresentiamo plasticamente la Sicilia come una diligenza carica di bagagli e di passeggeri, cui sono attaccati due soli cavalli, i quali fanno molta fatica per tirarla, a passo lento, senza alcuna possibilità di accelerare l’andatura.
Chi sono i passeggeri che affollano la sovraccarica diligenza-Sicilia? Tutti i privilegiati che prendono senza dare, il cui elenco abbiamo pubblicato più volte e che, a titolo esemplificativo ripetiamo: dipendenti e dirigenti incapaci e/o corrotti, raccomandati, fannulloni, formatori inutili e così via.
Nel libro numero 28 della collana degli editoriali, Fuori i privilegiati, avanti i meritevoli, ho evidenziato come tutti i privilegiati continuino a succhiare il sangue dei 386 mila disoccupati e del milione e mezzo di poveri siciliani. Perché, è inutile nasconderlo, le risorse a disposizione della Regione non sono poche, cioè circa 16 miliardi, ma sono utilizzate per foraggiare tali privilegiati e non per mettere in moto l’economia.

L’economia funziona se funzionano le attività produttive, la costruzione di infrastrutture, la riparazione dei guasti idrogeologici del territorio, se il turismo e i beni culturali diventano calamita, insieme ad altre attività capaci di creare ricchezza e occupazione. Senza ricchezza non si forma nuova occupazione, soprattutto fra quei giovani che cercano un lavoro efficiente e non quello pernicioso del posto pubblico.
I pesi sulla diligenza-Sicilia sono notevoli: pensionati con assegni maggiori dello stipendio che percepivano; dipendenti regionali con stipendi superiori a quelli dei loro colleghi di altre Regioni; e poi, nella Regione regna l’anarchia, l’inefficienza totale e l’abulia di 1.600 dirigenti, fra cui tanti bravissimi, che non riescono a fare marciare i settori loro affidati, perché molti dei loro dipendenti sono raccomandati per non fare nulla, non per produrre servizi di qualità
E’ storia vecchia. Noi la ripetiamo continuamente e continueremo a farlo, fino a che non faremo breccia nel muro di gomma e nell’omertà degli assessorati regionali, i quali continuano a non dare le informazioni richieste dalla nostra redazione perché temono di scoprire le loro magagne, in palese violazione del loro dovere di trasparenza, che dovrebbe essere una regola assoluta nei comportamenti di dirigenti e dipendenti pubblici.
 

L’assessore Alessandro Baccei, un bravo manager ex Ernst & Young, sta tentando disperatamente di trasferire risorse dalla spesa corrente a quella per investimenti nel preparare la Legge di stabilità 2017. Tenta di resistere alle pressioni dei privilegiati – che trovano cinghie di trasmissione in molti deputati regionali che non onorano il loro incarico, perché seguono interessi privati anziché obbedire a quelli generali. E, com’è noto, non può resistere a lungo se non supportato dal presidente della Regione.
Per tornare alla metafora della diligenza: trasferire le risorse dalla spesa corrente a quella degli investimenti significa scaricare la diligenza di pesi inutili e aggiungere nuovi cavalli al tiro per accelerare l’andatura del convoglio.
Con le nuove risorse per investimenti si dovrebbero aprire immediatamente migliaia di cantieri per opere piccole, medie e grandi, obbligando i sindaci a fornire i progetti cantierabili.

Se i sindaci non dovessero ottemperare all’obbligo di redigere progetti cantierabili, dovrebbero essere penalizzati con uno stop ai trasferimenti, altro che assunzione di 16 mila precari entrati senza concorso e solo per raccomandazione, con ciò violando il principio di equità perché è stato negato a 386 mila disoccupati il diritto di competere per gli stessi posti.
La Regione e gli Enti locali siciliani dovrebbero occuparsi dello sviluppo e di creare nuova occupazione, non di alimentare il clientelismo mediante la spesa inutile, perché non produttiva di posti di lavoro.
In questi dieci mesi che mancano alla elezione della XVII legislatura, in cui i deputati saranno ridotti da novanta a settanta, Crocetta potrebbe avere un colpo d’ala e tentare di far aumentare il Pil della Sicilia, già in decrescita per i sette anni della crisi, di qualche punto per passare dai circa 83 miliardi del 2016 a 85/87 nel 2017.
Ai prossimi candidati alla Presidenza della Regione, chiederemo con forza l’impegno programmatico dell’aumento del numero di punti di Pil e del numero di nuovi occupati che intendono raggiungere nel seguente quinquennio.

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