Onesti ma incapaci. M5s, principio della fine - QdS

Onesti ma incapaci. M5s, principio della fine

Carlo Alberto Tregua

Onesti ma incapaci. M5s, principio della fine

sabato 24 Dicembre 2016

La catastrofe Raggi dimostra incompetenza

Grillo è nei guai perché Virgina Raggi ha fatto precipitare il suo Movimento nella dimostrazione della sua inefficienza e incapacità a gestire la Cosa pubblica.
Del resto, questo era pacifico che accadesse, perché non si può spremere il succo da una pietra. In un mondo dove occorrono sempre più competenze e conoscenze, dove chi non è preparato è fuori da tutte le competizioni, com’è immaginabile che una graziosa fanciulla – che ha fatto, sì e no, il praticantato presso uno studio legale, forse quello del noto avvocato Previti – possa di botto gestire un’azienda enorme e complessa come la Città metropolitana di Roma?
Parliamo di un Comune che ha 25 mila dipendenti diretti, oltre 30 mila impiegati nelle Partecipate, e un bilancio 2015 di circa 5 miliardi, per servire tre milioni di romani in un’estensione del territorio oltre 10 volte superiore a quella di Parigi (1.287 kmq contro 105 kmq).
Un’impresa impossibile che viene dimostrata dai fatti  di questi ultimi sei mesi.

Che i parlamentari e consiglieri regionali e comunali dell’M5s siano onesti si può dare per scontato, anche perché quasi nessuno di essi ha amministrato la Cosa pubblica, sporcandosi le mani. Tuttavia, le accuse multiple di tante Procure stanno mettendo in luce che anche fra loro vi è clientelismo e favoritismo – forse, ma è ancora da provare – e sono stati commessi reati di diverso tipo, il che farebbe anche cadere la supposta superiorità morale di chi non ha fatto niente.
Se la sindaca di Torino, Chiara Appendino, non ha gli stessi problemi della sua collega romana, è dovuto al fatto che quell’amministrazione funzionava già bene, quindi si è rivelata superflua la funzione del sindaco.
Laddove, invece, come a Roma, la sindaca avrebbe dovuto prendere in mano la guida dell’enorme apparato, doveva essere attrezzata professionalmente, e poteva esserlo solo se avesse fatto qualche decina di anni di esperienza con una delle grandi società di organizzazione e revisione aziendale, per acquisire i requisiti necessari ad essere capitano di una nave che già faceva acqua da tutte le parti.
L’inesperienza della Raggi è stata anche dimostrata dalla nomina di personaggi, alcuni incarcerati, che dimostra la sua incapacità di valutare le persone per ruoli importanti.

 
Non vorremmo essere menagrami, ma ci sembra che la catastrofe di Roma sia il principio della fine dell’M5s perché i cittadini stanno aprendo gli occhi e vedono con chiarezza che è molto facile protestare, ma quando si deve amministrare la Cosa pubblica, casca l’asino: per farlo ci vogliono competenze e capacità, non bastano più le parole.
Peraltro, dove qualche sindaco grillino ha amministrato discretamente, come il caso di Federico Pizzarotti a Parma, di fatto Grillo l’ha messo fuori dal Movimento.
Questo perché non si può amministrare Stato, Regioni o città, se non si possiedono gli strumenti adatti. La raccolta del consenso deve anche tenere conto della storia, della reputazione, delle referenze che un cittadino diventato capo del Governo, presidente di una Regione o sindaco deve avere, affinché sia poi in grado di operare verso la crescita di ricchezza e occupazione; verso il riequilibrio delle risorse tra i ceti forti e quelli deboli della Comunità.

Nonostante quanto precede, noi auspichiamo che nelle prossime elezioni regionali della Sicilia sia eletto un candidato M5s, perché così finalmente nell’Isola sarà completata la sua distruzione. Solo dalle ceneri di una Sicilia che tocca il fondo può rinascere l’araba fenice.
A meno che i partiti non abbiano un colpo d’ala e presentino candidati estranei alla politica, ma con solide referenze, come prima si accennava, che diano garanzie sulla loro rettitudine, per riordinare quel verminaio che è la Regione e turare tutte le falle di quella nave semi-affondata, in modo da rimetterla in una rotta dignitosa che faccia risalire la Sicilia dalle ultime posizione, tra le 272 regioni europee.
Non crediamo che l’M5s possa ritornare a diventare quel movimento attrattivo per gli italiani alle elezioni della prossima primavera, ma questo accadrà se i partiti in competizione continueranno a blablare e non offriranno personaggi dignitosi, con curricula eccellenti, che abbiano credibilità per quello che hanno fatto e per quanto hanno realizzato.
 

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