Depurazione, Sicilia raddoppia i commissari - QdS

Depurazione, Sicilia raddoppia i commissari

Rosario Battiato

Depurazione, Sicilia raddoppia i commissari

mercoledì 28 Dicembre 2016

Istituito il Commissario nazionale per accelerare al Sud la realizzazione degli impianti e così evitare le sanzioni dell’Unione europea. Nell’Isola c’è già l’assessore Contrafatto, inviata dal Governo per sbloccare oltre 1 mld € di fondi Cipe

PALERMO – Nell’ultimo Cdm del 23 dicembre il governo si è dedicato al Sud con un decreto legge ad hoc: “Interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno”. All’interno del provvedimento anche l’istituzione della figura di un “Commissario unico nazionale per la depurazione – leggiamo nella nota conclusiva del Cdm – che acceleri, nel Mezzogiorno e nelle altre Regioni in ritardo rispetto agli standard europei, la realizzazione degli impianti necessari al trattamento ecologicamente avanzato delle acque reflue”.

La Sicilia è al centro del rischio,
soprattutto se consideriamo che nelle scorse settimane l’Italia si è meritata un nuovo deferimento alla Corte di giustizia della Commissione europea in riferimento alla mancata esecuzione della sentenza della stessa Corte che risale al 19 luglio del 2012. Sono ancora 80 gli agglomerati colti in fallo – erano 109 originariamente – e tra questi ben 51 sono siciliani. In caso di condanna della Corte, l’Isola, che è nel mirino per altre due procedure di infrazione, potrebbe pagare un conto salatissimo.
Un problema vecchio, infatti la Sicilia un commissario ce l’ha già, dal momento che la Regione e i comuni tardavano nella spesa del miliardo di euro stanziato dal Cipe nel 2012 proprio per evitare le sanzioni Ue. Così nel 2014 il governo nazionale ha attivato la procedura sostitutiva nei confronti della Regione sulla base del settimo comma dell’articolo 7 del dl 133/2014. L’assessore Contrafatto è così stata nominata commissario straordinario (decreto di nomina dell’aprile 2015) e a distanza di oltre un anno ci sono in itinere 80 interventi, per alcuni sono pronte le gare, e l’impressione è che si possa “viaggiare speditamente”, parola dell’assessore. Adesso ci sarà da capire come il commissario Contrafatto dovrà rapportarsi con questa nuova figura nazionale.
Intanto dal governo giungono apprezzamenti. Per il ministro Galletti si tratta di uno strumento essenziale. “L’istituzione del Commissario unico per la depurazione – ha spiegato – è l’unica risposta possibile a una situazione non più tollerabile, che non solo mette a rischio la qualità ambientale dei nostri mari, ma costituisce un grave deficit di civiltà per il nostro Paese”. I conti li ha fatti bene, considerando le due procedure di infrazione che si trovano attualmente allo stato di sentenza e un’altra che è ancora all’inizio del suo percorso.
“Oggi sull’Italia – ha proseguito il ministro – pendono due procedure d’infrazione che mettono alla luce le negligenze di diverse regioni e realtà locali, in cui permane una situazione di profonda arretratezza infrastrutturale nella gestione delle acque reflue. Un danno ambientale ma anche economico, se è vero che il deferimento alla Corte di Giustizia da parte della Commissione Europea rispetto a una delle due procedure (quella relativa alla sentenza del 2012, ndr) potrebbe costarci, se non interveniamo in tempo, oltre 185 milioni di euro solo nel primo anno, tra multa forfettaria di 63 milioni di euro e una penalità di ben 347 mila euro al giorno”. In tal senso il commissario unico potrebbe essere una mossa attesa dall’Ue, forse anche per arrivare al tavolo delle trattative con qualcosa di positivo che possa evitare che la Corte Ue commini effettivamente le sanzioni. “È una scelta di ‘good governance’ attesa dall’Europa – ha concluso Galletti –, che può razionalizzare e velocizzare gli interventi: serve però una forte collaborazione da parte di Regioni ed enti locali”.
 

 
Non è soltanto l’Isola nei guai. Nel mirino il Sud e la Lombardia
 
PALERMO – A volte sembra che l’Italia faccia un grande sforzo di indifferenza e di distacco per rendere meno appetibile un patrimonio culturale e naturalistico che da solo potrebbe rappresentare la prima fonte economica nazionale.
Non è soltanto la Sicilia ad avere seri problemi in relazione ai propri impianti di depurazione e alla gestione delle fognature, perché ci sono circa mille località nazionali, tra cui importanti mete turistiche che nei periodi “caldi” della stagione aumentano notevolmente la popolazione residente, che non hanno impianti fognari in regole con le normative Ue.
Il problema, come sappiamo bene, è particolarmente concentrato in Sicilia, Calabria, Campania e Lombardia, che da sole mettono assieme i due terzi dei siti non a norma, ma l’insieme delle criticità è molto più ampio. L’unica regione fuori dal mirino dell’Ue è il Molise, ma soltanto perché scarica le sue acque reflue nelle regioni confinanti.

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