Codice etico Ars, abito di convenienza cucito su misura dai deputati siciliani - QdS

Codice etico Ars, abito di convenienza cucito su misura dai deputati siciliani

Valeria Arena

Codice etico Ars, abito di convenienza cucito su misura dai deputati siciliani

martedì 03 Gennaio 2017

Cancellata, all’insaputa del presidente dell’Antimafia Musumeci, la norma che prevede la sanzione di 550 euro ai deputati che cambiano partito. Intanto, Grillo ha pubblicato sul proprio blog sei linee di guida sul comportamento per gli indagati eletti del M5s

PALERMO – Quis custodiet ipsos custodes? (Chi controlla i controllori?). È la domanda che deve essersi posta l’Antimafia regionale di Nello Musumeci quando mesi fa ha eleborato il nuovo “Codice etico per gli eletti a cariche pubbliche, per gli amministratori e per i dipendenti della Regione siciliana”. Un testo che, ironia della sorte, è stato stravolto dagli stessi deputati e annacquato da oltre 200 emendamenti, tra cui quello, firmato da Giovanni Di Giacinto (Psi) che prevede la cancellazione della norma che impone una sanzione di 550 euro mensili a qualunque parlamentare abbia deciso di cambiare partito; un problema decisamente attuale dal momento che nell’attuale legislatura 44 deputati regionali su 90 hanno cambiato “casacca” politica. Tutto questo all’insaputa del presidente della commissione che, dopo il doppio esame in Affari istituzionali e all’Ars, si è visto ribalzare il documento, completamente stravolto, nuovamente in Antimafia. Le sorti del testo, in attesa della ripresa dei lavori, restano quindi incerte.
Il Codice etico, tra le altre cose, prevede il divieto, a carico dei parlamentari indagati, di occupare ruoli di vertice in Parlamento e l’obbligo di dimettersi se l’informazione di garanzia dovesse arrivare mentre il deputato ricopre già quel ruolo, la rotazione obbligatoria, ogni tre anni, dei funzionari che lavorano in uffici a rischio infiltrazione e l’assegnazione a un organismo indipendente (Oiv) della valutazione delle performance dei dirigenti.
A regolare l’operato dei deputati indagati del Movimento cinquestelle ci pensa invece Beppe Grillo, che proprio ieri ha pubblicato sul proprio blog un nuovo codice di comportamento per i grillini coinvolti di un’inchiesta giudiziaria. I recenti avvenimenti (Pizzarotti a Parma, firme false a Palermo e giunta romana) hanno spinto il leader del Movimento a fornire linee guida comuni per evitare disquilibri ed eventuale confusione. Un codice suddiviso in sei punti con “lo scopo di garantire una condotta, da parte dei portavoce eletti, ispirata ai principi di lealtà, correttezza, onestà, buona fede, trasparenza, disciplina e onore, rispetto della Costituzione della Repubblica e delle leggi”.
Il testo prevede l’obbligo di informare “immediatamente e senza indugio il gestore del sito” M5S dell’esistenza di procedimenti penali in corso anche se la ricezione di un’informazione di garanzia “non comporta alcuna automatica valutazione di gravità dei comportamenti”. L’eletto M5S “in qualsiasi fase del procedimento penale, può decidere, a tutela dell’immagine del Movimento cinquetelle, di auto-sospendersi dal Movimento senza che ciò implichi di per sé alcuna ammissione di colpa o di responsabilità”.
In uno dei punti chiave del codice, il quarto, intitolato “presunzione di gravità”, al Garante del Movimento, ovvero Grillo, al Collegio dei Probiviri o al Comitato d’appello vengono affidati ampi poteri discrezionali. Il codice stabilisce che quando questi abbiano “notizia dell’esistenza di un procedimento penale che coinvolge un portavoce del M5S possono sanzionare l’indagato anche “a prescindere dall’esito e dagli sviluppi del procedimento penale”. Essi possono considerare “grave e incompatibile con il mantenimento di una carica elettiva quale portavoce M5S la condanna, anche solo in primo grado, per qualsiasi reato commesso con dolo”, possono “equiparare alla sentenza di condanna la sentenza di patteggiamento, il decreto penale di condanna divenuto irrevocabile e l’estinzione del reato per prescrizione intervenuta dopo il rinvio a giudizio”. 
 
Inoltre, possono decidere di sanzionare l’eletto anche in caso di “pronunzie di dichiarazione di estinzione del reato per esito positivo della messa alla prova, di sentenze di proscioglimento per speciale tenuità del fatto, di dichiarazione di estinzione del reato per prescrizione”.
Ogni sindaco e presidente di Regione eletto nelle liste del Movimento cinquestelle, continua Grillo, “a fare rispettare il codice etico ai componenti delle proprie giunte, anche se gli assessori non risultano iscritti e/o eletti nel MoVimento 5 Stelle”. Una questi senza dubbio interessanti in vista delle prossime elezioni regionali, previste per quest’anno, che vedono proprio il M5S tra i favoriti
Pungenti gli esponenti del Partito democratico. “Alla fine Grillo scoprirà la Costituzione. Comunque sì, l’avviso di garanzia non è una condanna”, scrive su Twitter il senatore Pd Andrea Marcucci. Ha commentato sui social anche Alessia Morani, vice-presidente del gruppo Pd alla Camera: “La svolta garantista del M5S è la tomba del grillismo. Fine della loro pseudo onestà/diversità.Rimane solo l’incapacità. Raggi docet”.
Grillo, più volte polemico sulle vicende giudiziariche e le informazioni di garanzia che hanno coinvolto il Pd e altri partiti, si allinea quindi alla posizione garantista sostenuta in questi giorni anche dal ministro della Giustizia Orlando: “In questa stagione nessuno si è mai sotratto alla giustizia e nessuno ha mai cercato di depotenziare il lavoro dei magistrati, aveva detto il ministro. Quello che si chiede è solo che almeno fino alla pronuncia di un giudice terzo, pm e giudici vigilino sui rischi di cortocircuiti mediatici o sulle strumentalizzazioni politiche prima di tutto nell’interesse dell’esito processuale”.

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