Atenei siciliani in coda in Italia per qualità e quantità della ricerca - QdS

Atenei siciliani in coda in Italia per qualità e quantità della ricerca

Chiara Borzi

Atenei siciliani in coda in Italia per qualità e quantità della ricerca

giovedì 05 Gennaio 2017

Anvur: Messina è fanalino di coda, Catania terz’ultima, Palermo oltre la cinquantesima posizione su 66. Le migliori tutte in Toscana: Imt di Lucca, S. Anna di Pisa e Normale di Pisa

CATANIA – La ricerca universitaria è una prerogativa degli atenei del Nord e il Centro Italia, lo conferma la nuova ricerca condotta da Anvur (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema universitario e della Ricerca). Gli atenei siciliani rimangono agli ultimi posti, Messina è fanalino di coda, Catania è terzultima e Palermo oltre la cinquantesima posizione.
 
A livello regionale ci si accontenta dei passi in avanti fatti in percentuale relativi ai miglioramenti registrati per aumentata qualità e quantità della ricerca; un risultato di certo positivo, ma stando alla classifica stilata se è vero che da una parte il balzo in avanti è in doppia cifra (+17 per cento ad esempio per Messina) dall’altro è realtà comunque concreta che gli atenei siciliani non sono ancora all’altezza, né sono competitivi, rispetto il contesto nazionale. I centri universitari leader nella ricerca in Italia sono tutti concentrati in Toscana: Lucca – Imt (1°), S.Anna di Pisa (2°) e Normale di Pisa (3°); nella top ten spuntano Trieste Sissa (4°), Trento (6°), Ca’ Foscari di Venezia (8°) e l’Università di Bologna (10°).
Questo lo spaccato della ricerca in Sicilia. Tra l’Università di Palermo e quella di Milano ci sono quarantadue posizioni di differenza (55° posto contro 16°), con Milano Bicocca ben quarantasei, eppure l’ateneo del capoluogo è quello meglio posizionato nella classifica di Anvur dove, come anticipato, l’università di Messina è riconosciuta come ultimo ateneo italiano per ricerca sui 66 censiti. Meglio di quest’ultimo (appunto al 66° posto) fanno il pugliese Politecnico di Bari (29° posto, 37 posizioni di differenza) e la calabrese Università di Catanzaro (23°, 43 posizioni di differenza), l’ateneo campano di Salerno (39°, 27 posizioni di differenza) e anche quello di Foggia (41°, 25 posizioni di differenza).
Bocciato anche l’ateneo di Catania, terzultimo secondo Anvur, al 64° posto su 66. Meglio dell’università etnea fanno ad esempio l’Università di Cassino (49° posto, 15 posizioni di differenza), Napoli Parthenope (51° posto, 13 posizioni di differenza), l’Università di Genova e Sassari (52° e 53° posto, dodici e undici posizioni di differenza.).
Da non dimenticare che l’Università di Catania è tra le più vecchie presenti in Italia (1434), nata circa cent’anni dopo quella di Pisa e Roma, e la prima fondata in Sicilia dove nacquero solo dopo Messina (1548) e Palermo (1806). Catania è inoltre tra le maggiori università italiane per numero d’iscritti, viene dunque da chiedersi come vengano selezionate le forze intellettuali da reinserire a favore della ricerca. La tradizione come solo elemento non è bastato per conferire chiara fame alla ricerca svolta nell’università catanese ed in generale molto di più può essere fatto per il futuro del settore all’interno dei restanti atenei siciliani, partendo ad esempio da alcuni dati positivi comunicati proprio da Anvur: +10 per cento di ricerca a Catania, +17 per cento a Messina e +9 per cento a Palermo.

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