Donne imprenditrici, in Sicilia pochi servizi e tante difficoltà - QdS

Donne imprenditrici, in Sicilia pochi servizi e tante difficoltà

Chiara Borzi

Donne imprenditrici, in Sicilia pochi servizi e tante difficoltà

venerdì 06 Gennaio 2017

Confartigianato: nell’Isola resta complicato conciliare maternità e lavoro, pesa l’assenza del welfare. Scarsa assistenza alle famiglie: Palermo terza in Italia per spesa riservata agli asili

ROMA – “La partecipazione femminile al mercato del lavoro delle madri, e della donna più in generale, è strettamente legata alla disponibilità di alcuni servizi. Se aumenta la presa in carico da parte dello Stato, è dimostrato, aumenta il tasso di occupazione femminile”. Lo afferma, numeri alla mano, Confartigianato nel nuovo rapporto sull’imprenditoria femminile, spiegando come in Italia sia ancora lontana la possibilità di conciliare il ruolo di donna e madre e donna imprenditrice.
A Sud e in Sicilia in particolare, dove le capo azienda artigiane sono oltre 16.500, ci sono moltissime difficoltà causate dalla scarsa assistenza offerta dai comuni per gli asili, non solo i nido, e in generale per la quasi assenza di servizi scolastici. Non dimentichiamo, inoltre, che nell’Isola le scuole pubbliche che svolgono attività a tempo pieno stanno diventando rarissime e non è così un caso che Palermo – città presa a campione nello studio realizzato dall’Agenzia ASPL e il Comune di Roma – risulti il terzo territorio italiano per rapporto di spesa per asilo nido in relazione al valore aggiunto per abitante. Vuol dire in breve che i palermitani sono la terza popolazione che in Italia più spende per ottemperare alla necessità di garantirsi la presa in carico dei figli.
 
I dati sono sopra la media nazionale, che è pari al 5,4%, questa la classifica stilata da Confartigianato: Torino 9,0%, Napoli 8,2%, appunto Palermo 7,7%, Bari 6,8%, Bologna 4,8%, Milano 4,4%, Firenze 4,3%, Roma 3,7% e Genova 3,4%. Non solo, dunque, i servizi sono scarsi, ma costano tanto. Nel capoluogo siciliano una famiglia con entrambi i genitori occupati, due bimbi piccoli (uno al nido e uno iscritto alla scuola primaria) spende per il servizio mensa una media di 810 euro l’anno, per un totale di 1.242 euro in cui sono compresi spese per il trasporto, pagamento dei parcheggi a pagamento in città, retta degli asili.
La scarsa assistenza offerta dal welfare limita, soprattutto, il tasso di attività femminile. Nel settore artigianale siciliano le percentuali dicono che sono operose appena il 38,5 per cento delle donne siciliane, stima bassa già in un confronto con gli altri paesi meridionali; in Puglia il tasso di attività femminile è del 41 per cento, lo stesso in Calabria e solo in Campani la stima è più simile a quella siciliana (38,8 per cento). Non può esistere un paragone con le regioni del Nord; in Lombardia, le donne attive sono oltre il 65 per cento, in Emilia-Romagna e nella Provincia Autonoma di Bolzano il 68,2 per cento. Non regge il confronto neppure con i dati di alcuni stati europei: in Bulgaria sono attive il 27 per cento di donne in più che in Sicilia, in Grecia il 22 per cento in più, in Svezia il 42,5 per cento in più.
Per indole determinata, la donna artigiana e imprenditrice siciliana non vuole comunque rinunciare all’idea di mettere su famiglia, neppure se in una fase di espansione economica della propria azienda. “Ho 30 anni, mi sposerò a luglio e mi trovo a Piacenza dove da circa un anno abbiamo creato un distaccamento della mia azienda, la Tatano srl, fondata da mio padre e i suoi fratelli nel 1973 – ci spiega Elisa Tatano ingegnere gestionale laureata a Palermo, futura moglie, madre e oggi imprenditrice -. Non rinuncerò a crearmi una famiglia. Ho la fortuna di lavorare ogni giorno con passione, mio padre mi ha insegnato che i successi arrivano da soli, se li meriti. Mio marito mi ha seguito a Piacenza, stiamo realizzando un loft sopra il capannone dell’azienda in cui abiteremo, perché da artigiana se non ho una cosa me la creo. Abbiamo assunto 6 nuovi dipendenti. Penso positivo”. Self made … women. La Tatano srl che ha base a Cammarata (Ag) produce e distribuisce caldaie in biomassa, che funzionano utilizzando nocciolino delle olive, scarti di potatura o gusci dei pistacchi. “Qui a Nord – continua l’artigiana siciliana – la cultura delle rinnovabili è da incentivare forse più di quanto accade in Sicilia

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