Efficienza sanitaria, Sicilia in coda. Peggio di noi solo la Calabria - QdS

Efficienza sanitaria, Sicilia in coda. Peggio di noi solo la Calabria

Serena Giovanna Grasso

Efficienza sanitaria, Sicilia in coda. Peggio di noi solo la Calabria

giovedì 12 Gennaio 2017

Nel 2016 la “politica sanitaria” è costata alla nostra regione 40,6 mln di € (8 € pro capite, il quarto valore più alto in Italia), mentre 28,3 mln di € sono andati alle spese legali (quasi il 15% del totale pagato a livello nazionale)

PALERMO – Pessime le condizioni del sistema sanitario siciliano.
La fonte che conferma la situazione disastrosa è costituita dall’Ips (Indice di performance sanitaria) realizzato per il secondo anno consecutivo dall’istituto Demoskopika (gruppo italiano per le ricerche di opinione e di mercato) sulla base di sette indicatori: soddisfazione sui servizi sanitari, mobilità attiva, mobilità passiva, spesa sanitaria, famiglie impoverite a causa di spese sanitarie out of pocket, spese legali per liti da contenzioso e da sentenze sfavorevoli, costi della politica.
Secondo Demoskopika, la sanità siciliana è la seconda più “malata” d’Italia (con un indicatore complessivo pari a 234,5, contro i 492,1 punti del Piemonte, ovvero la regione in testa per efficienza sanitaria). Fa peggio solo la Calabria (223,8).
In generale, tutte regioni meridionali si collocano nella parte bassa della classifica, con l’unica eccezione del Molise. Si conferma dunque la classica bipartizione Nord – Sud che caratterizza qualsiasi campo.
Molteplici i punti critici della sanità siciliana. Particolarmente allarmante è la situazione descritta dall’indicatore “famiglie impoverite a causa di spese sanitarie out of pocket”: sono poco meno di 69 mila i nuclei familiari versanti in questa condizione (il 3,39% delle famiglie totali), il numero maggiormente elevato a livello nazionale. A finire nell’area di impoverimento sanitario anche 53 mila nuclei familiari campani e 28 mila calabresi. Nelle regioni settentrionali si respira tutt’altra aria: in Emilia Romagna ad esempio sono 6.400 le famiglie al di sotto della soglia di povertà sanitaria (appena lo 0,32% del totale delle famiglie) e 16 mila in Lombardia (lo 0,36% del totale).
Altro tasto dolente per la Sicilia riguarda i pagamenti di indennità, rimborsi e contributi previdenziali del personale impiegato negli organi istituzionali delle strutture sanitarie. In termini procapite, in Sicilia si rileva la quarta quota maggiormente elevata pari a 8 euro che moltiplicati per gli oltre 5 milioni di residenti restituisce un importo complessivo ammontante a 40,6 milioni di euro.
Al contrario, a spiccare per maggiore “parsimonia” nell’impiego del management sanitario, le Marche con 1,5 euro di spesa procapite (2,3 milioni di euro) ed il Molise con 1,8 euro di spesa procapite (564 mila euro).
Altrettanto dispendiose sono le spese legali sostenute dalla strutture sanitarie siciliane. Nel solo 2016, le spese legali per liti da contenzioso e da sentenze sfavorevoli sostenute dal comparto sanitario siciliano sono state pari a 28,3 milioni di euro (ammontanti a circa 5,6 euro pro capite), ovvero il 14,8% delle spese legali affrontate a livello nazionale (191 milioni di euro).
A pesare notevolmente sono state anche le spese legali sostenute dalla Campania, pari a 32 milioni di euro (il 16,7% delle spese italiane).
Gravissime dunque le inefficienze del sistema sanitario siciliano e le spese sono naturalmente a carico dei poveri cittadini. Nel 2016 poco meno di una famiglia su due ha rinunciato a curarsi (47,1%). Tra i fattori principali figurano i motivi economici (17,4%), le lunghe liste d’attesa (12,8%) e la speranza di una spontanea risoluzione della malattia (6,7%).

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