Assicurazione obbligatoria contro i cataclismi - QdS

Assicurazione obbligatoria contro i cataclismi

Carlo Alberto Tregua

Assicurazione obbligatoria contro i cataclismi

sabato 14 Gennaio 2017

Premi bassi come quelli di Rc auto

È una manfrina insopportabile sentire i parolai che cercano di confortare cittadini e imprenditori danneggiati quando arriva un cataclisma: terremoti, esondazioni, bombe d’acqua, nevicate eccessive, eruzioni vulcaniche e simili. Sembrano lacrime di coccodrillo.
Comincia la seconda parte della manfrina: “Non vi abbandoneremo”, “Provvederemo a ricostruire tutto”, “Vi rimborseremo i danni” e così via piangendo.
Le belle intenzioni, perché tali sono, si scontrano con la realtà, che presenta due ostacoli quasi insormontabili: la mancanza di risorse finanziarie di uno Stato superindebitato (2.229 miliardi, Istat novembre 2016) che fa fatica a trovare nuove risorse per risarcire i danni e riparare i territori; e una burocrazia che non vuole lavorare e trova tutte le scuse per non servire i cittadini dai quali, attraverso le imposte, riceve gli stipendi. La conseguenza è che i risarcimenti arriveranno (se arriveranno) con molto ritardo, creando ulteriori danni di lucro cessante per gli imprenditori, soprattutto quelli piccoli.

Sette terremoti negli ultimi cinque anni, il crollo del lungarno Torrigiani a Firenze, l’alluvione di fine novembre 2016 tra Liguria e Piemonte e molti altri eventi di questo genere dimostrano la fragilità del nostro territorio. Le bombe d’acqua fanno lievitare il livello dei fiumi, i cui argini non sono adeguati; la caduta abbondante di neve blocca i territori ove essa cade, isolando cittadini e creando danni agli agricoltori e a tutte le imprese dei territori. A ogni evento meteorologico corrisponde spesso un disastro annunciato.
La fotografia è chiara e incontrovertibile. Dalla nascita della Repubblica, nessuno dei 64 Governi in carica è stato capace di porre rimedi strutturali in due modi: facendo le necessarie opere sul territorio e approvando una legge che obbligasse cittadini, imprese ed Enti territoriali a sottoscrivere contratti di assicurazione contro i cataclismi.
In altri termini, tale legge dovrebbe essere analoga a quella per la Rc auto (L. 990/1969) in modo che tutto il problema dei risarcimenti venga risolto in un’unica soluzione, in quanto a provvedere sarebbero le compagnie di assicurazione e non più lo Stato che, ripetiamo, non ha risorse né capacità per affrontare il dopo cataclisma.
 

In atto, vi sono compagnie di assicurazioni disposte a stipulare polizze contro i rischi prima indicati, ma i premi sono alti e altrettanto alte sono le franchigie, cioè quella parte del rischio che comunque non viene assicurato.
A fronte di questo dato, una legge per l’assicurazione obbligatoria consentirebbe di frazionare su tutti i proprietari, privati e imprese, degli immobili e dei terreni, i rischi elencati. Non crediamo che vi possa essere un cittadino o un imprenditore non disponibile a pagare una cifra relativamente modesta per essere tranquillo in caso si verificassero eventi naturali.
I proprietari privati di immobili e terreni potrebbero considerarlo come una piccola addizione dell’Imu,  una cifra a perdere, mentre il premio assicurativo è una cifra che darebbe tranquillità. Le imprese metterebbero nel conto economico il premio, che sarebbe oltretutto deducibile dalle imposte.

Per la verità, è stato depositato al Senato il Ddl 881 sull’assicurazione obbligatoria contro i cataclismi, ma esso è rimasto lettera morta fin dal 2013. Qualcuno ha spiegato che non si vorrebbe approvare per non dare un vantaggio alle compagnie di assicurazione, ma è una spiegazione stupida. Perché non si tratta di dare vantaggi alle compagnie, ma a cittadini e imprese. Le assicurazioni percepirebbero un premio adeguato ai rischi assunti. Per valutarne la congruità vi è l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass).
Sembra l’uovo di Colombo, come tutte le cose di buonsenso, ma nel nostro Paese azioni di buonsenso se ne fanno poche, perché si preferiscono quelle che servono alle lobby e ai privilegiati.
È la solita storia secondo la quale i responsabili delle istituzioni non si preoccupano dell’interesse generale,  ma dell’interesse privato di questo o quel gruppo, con il solo scopo di attirare consenso elettorale, cioè voti.
Non sembri inutile richiamare la responsabilità delle istituzioni. Sono proprio loro che hanno il dovere di trovare le soluzioni idonee a risolverli. Ma ci vogliono capacità, onestà e spirito di servizio.

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