Aree di crisi industriale, incentivi alle imprese - QdS

Aree di crisi industriale, incentivi alle imprese

Rosario Battiato

Aree di crisi industriale, incentivi alle imprese

martedì 24 Gennaio 2017

Un decreto del Mise prevede alternativamente: finanziamento agevolato al 50%, a fondo perduto, partecipazione al capitale. I comuni siciliani coinvolti sono più di 200. Sono inclusi tutti i capoluoghi, ad eccezione di Caltanissetta

PALERMO – Ancora incentivi per lo sviluppo e per arginare la crisi. All’inizio di dicembre la Giunta regionale ha approvato l’elenco delle aree di crisi industriale non complessa che potranno accedere alla legge 181/89. Un provvedimento accolto dal ministero dello Sviluppo economico col decreto “direttoriale 19 dicembre 2016 – Territori candidati alle agevolazioni previste per le aree di crisi industriale non complessa”. Adesso si attendono soltanto i termini per la presentazione delle domande da parte del Mise.
Le aree di crisi industriale non complessa, a differenza delle aree di crisi industriale complessa che  riguardano specifici territori “soggetti a recessione economica e perdita occupazionale di rilevanza nazionale e con impatto significativo sulla politica industriale nazionale”, comprendono quelle realtà che presentano un “impatto significativo sullo sviluppo dei territori interessati e sull’occupazione”. Per risolvere questi problemi il governo ha avviato una serie di incentivi e agevolazioni che si basano su una dotazione finanziaria di circa 165 milioni di euro (80 esclusivamente per il Mezzogiorno) per le aree di crisi industriale in generale (complessa e non complessa), così come prevede il decreto ministeriale 26 settembre 2016 “Integrazione risorse finanziarie interventi su Aree di crisi industriale”.
Le attività ammissibili, così come recita l’allegato 1 del decreto ministeriale 6 agosto 2015, sono molteplici: le estrazioni di minerali da cava e miniera, le attività manifatturiere tra cui la siderurgia e la cantieristica navale, la produzione di energia elettrica e la tutela ambientale, la fornitura di servizi alle imprese tra cui la raccolta e depurazione delle acque di scarico, raccolta rifiuti, trattamento e smaltimento dei rifiuti, recupero materiali, magazzinaggio, servizi postali e attività di corriere, mense, elaborazione dati, studi di ingegneria e architettura, e lo sviluppo dell’offerta turistica attraverso il potenziamento e il miglioramento della qualità dell’offerta ricettiva.
Le agevolazioni possono essere concesse in differenti forme: finanziamento agevolato per il 50% degli investimenti ammissibili (restituzione deve avvenire in massimo 10 anni, a cui si aggiunge un periodo di preammortamento massimo di 3 anni); finanziamento a fondo perduto e contributo diretto alla spesa non superiore al 25% dell’investimento ammissibile (ammontare del contributo dipende dalla localizzazione e dalla dimensione dell’impresa, oltre che dalla tipologia del regime di aiuto richiesto); un’eventuale partecipazione al capitale su richiesta dell’impresa.
Le tre tipologie non possono comunque superare il 75 % dell’investimento complessivo. La domanda si può presentare soltanto online quando il ministero detterà i tempi in uno specifico avviso.
A definire le aree interessate, in seguito all’approvazione sancita dalla giunta regionale con la delibera n.403 del 6 dicembre del 2016, è stato il Mise che ha pubblicato gli elenchi delle aree interessate nel decreto direttoriale del 19 dicembre scorso. I comuni siciliani coinvolti sono più di 200 e includono anche tutti i comuni capoluogo ad eccezione di Caltanissetta.
Per Catania e Palermo, tuttavia, le aree di crisi industriale non complessa non riguardano l’intera città: sono circoscritte alla prima e sesta circoscrizione per il centro etneo, e alla seconda, settima e ottava per il capoluogo.

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