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Sinergia fra pubblico e privato per una sanità più efficiente

redazione

Sinergia fra pubblico e privato per una sanità più efficiente

sabato 28 Gennaio 2017

Rapporto Aiop “Ospedali & Salute”, Cittadini: “Competizione virtuosa per tutto il sistema”

“Da una corretta interazione tra il settore pubblico e quello privato potrebbe derivare una risposta maggiormente coerente alla reale domanda di salute della nostra collettività. L’ospedalità privata opera responsabilmente e sinergicamente in un sistema misto, rispettando regole e norme, non perdendo mai di vista che l’obiettivo comune è la persona”. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, in un messaggio inviato in occasione della presentazione del 14° Rapporto annuale “Ospedali & Salute 2016”, presentato nei giorni scorsi a Roma dall’Aiop (Associazione italiana ospedalità privata), ha sottolineato il ruolo svolto delle case di cura nel panorama sanitario nazionale.
“La particolare congiuntura economico-finanziaria – ha aggiunto il ministro – richiede di pensare un modello di assistenza che sia compatibile e solidale sia con le esigenze dei cittadini che con quelle del contenimento della spesa, tale da assicurare anche alle prossime generazioni un’assistenza pubblica e universale”.
Proprio sulle risorse si è soffermato il presidente nazionale di Aiop, Gabriele Pelissero, che, in occasione della presentazione del report, moderata da Barbara Cittadini, vice presidente nazionale di Aiop, ha parlato della necessità di razionalizzare il sistema, denunciando come tre miliardi di risorse sprecate potrebbero essere reinvestite. Sprechi dettati dall’inefficienza dell’ospedalità pubblica. Sarebbero tra 2,6 e 3,2 i miliardi di euro l’anno che non vengono utilizzati in modo efficiente, sintomo della difficoltà degli ospedali pubblici nel fare un’effettiva ristrutturazione e riorganizzazione. “Si tratta – si evidenzia nel Rapporto – di una deflazione da inefficienza della macchina ospedaliera pubblica, in quanto quest’ultima non riesce a liberare risorse, come invece potrebbe, qualora fosse in grado di rivedere in maniera significativa le proprie modalità organizzative e gestionali”. Soldi che, secondo Pelissero, “potrebbero essere investiti per migliorare le strutture, le attrezzature e i servizi per i pazienti, il personale”.
Tra i dati presentati, emerge che nel 2016 tre famiglie su dieci hanno ritardato o rinunciato alle cure, che il 16,2% delle famiglie italiane ha rimandato una o più prestazioni nel 2016 (fenomeno che ha coinvolto tra 4 e 8 milioni di persone) e che il 10,9% delle famiglie ha rinunciato a curarsi, (con 2,7-5,4 milioni di persone interessate). La causa è presto detta: dal 2009 al 2015 sono aumentati i costi a carico dei cittadini, con le visite intramoenia a pagamento presso gli ospedali pubblici cresciute del 21,9%, i ticket per le prestazioni aumentati del 40,6% e i ticket per i farmaci del 76,7%. Tutto ciò, si sottolinea nel rapporto, “ha spinto i pazienti a rimandare o a rinunciare alle cure, a cercare soluzioni alternative presso le strutture private, accreditate e non, a ricorrere a strutture ospedaliere presenti in altre regioni rispetto a quella di residenza”.
“La rinuncia alle cure – ha commentato il presidente Aiop, Pelissero – alimenta le preoccupazioni sul possibile peggioramento nel medio periodo dello stato di salute della popolazione, comportando in futuro ripercussioni negative anche sui costi”.
Al centro dei ragionamenti elaborati dall’Aiop, la necessità di garantire ai cittadini la libertà di scegliere il luogo di cura, un diritto sancito dalla Costituzione. Secondo Barbara Cittadini, che è anche presidente di Aiop Sicilia, “per garantire ai cittadini di usufruire di un servizio sanitario che risponda, in modo esaustivo, alla loro domanda di salute, a prescindere dall’area geografica nella quale risiedono, occorre garantire la libertà di scelta del luogo nel quale farsi curare, per tutte le patologie e in tutte le regioni. È necessario innescare un meccanismo virtuoso che, insieme a una reale applicazione del pagamento a prestazione nel finanziamento di tutti gli erogatori, pubblici e privati, possa incentivare l’investimento, la competizione virtuosa e lo sviluppo di centri e reti di eccellenza, contribuendo, in modo determinante, a mantenere l’intero Sistema sanitario nazionale in linea con i migliori sistemi di welfare sanitario europeo”.
“L’esperienza di altri Paesi europei – ha sottolineato Cittadini – dimostra che una sinergia virtuosa tra pubblico e privato e un adeguato contributo di capitali e risorse umane da parte dell’imprenditorialità sanitaria, contribuisce in modo significativo a migliorare la qualità e l’efficienza dei sistemi sanitari. In questa ottica, l’impegno di Aiop continua a essere finalizzato a una difesa strenua del Sistema sanitario nazionale e della pluralità dei soggetti erogatori del sistema sanitario pubblico, che rappresenta uno dei valori fondanti del nostro Paese”.
Secondo la vice presidente nazionale di Aiop, “tetti di spesa e tentativi di limitazione alla presenza dei privati all’interno del Servizio sanitario regionale hanno continuato a ispirare politiche sanitarie di molte regioni, in nome di una generale tendenza alla contrazione delle risorse del Ssn, che i governi regionali hanno tentato di realizzare, soprattutto a discapito del comparto privato. Il risultato di questo protratto tentativo di ripristinare un anacronistico oligopolio pubblico è stato un ulteriore aggravamento dell’allungamento delle liste d’attesa e un crescente disagio sociale, ovviamente più forte nelle regioni in Piano di rientro. La sensazione del depauperamento del Ssr è ormai universalmente diffusa tra i cittadini. Riscontro di questo disagio, peraltro, si rileva in un importante indicatore, rappresentato dalla ingravescente mobilità sanitaria interregionale. Da sempre l’Italia è un Paese che registra un’altissima mobilità sanitaria interregionale, un fenomeno certamente legato alle differenze quali-quantitative dell’offerta di prestazioni nelle diverse regioni. C’è un flusso, imponente e continuo, che ha un trend costante da Sud verso Nord, conseguente a fenomeni di cattiva gestione degli amministratori, divenuta strutturale, poiché di lunghissima deriva temporale”.
“Ma quello che ci interessa rilevare – ha aggiunto Barbara Cittadini – è l’indubbio peggioramento delle dinamiche di mobilità, a danno delle regioni centromeridionali, a causa delle disposizioni della L. 135/2012, gestita nelle aree in Piano di rientro (per lo più Regioni del Centro e del Sud) in modo rigido, attraverso il commissariamento da parte del Governo centrale. I commissari, infatti, sistematicamente, bloccano la possibilità di utilizzare tutte le risorse dei territori interessati (soprattutto capitali e managerialità privati) per investire in qualità e incrementare l’offerta di prestazioni a cittadini che, di conseguenza, sempre più frequentemente si spostano per cercare le prestazioni delle quali hanno bisogno. Il paradosso di una politica sanitaria non condivisibile, che diventa una tenaglia e soffoca ogni possibilità di avviare un percorso di riequilibrio nella capacità di offerta delle regioni italiane.
 
Da un lato, infatti, si mantiene la quantità di risorse complessivamente disponibili per il Ssn su valori bassi rispetto a quelli dei Paesi europei con noi confrontabili, costantemente sotto la soglia di guardia del 7% del Pil e con una tendenza alla progressiva riduzione. Dall’altro, si blocca con la L. 135/2012, la possibilità per le Regioni, e, soprattutto, per quelle in Piano di rientro, di ridurre la quota di emigrazione sanitaria e, più in generale, di riqualificare la propria offerta, potenziando l’investimento degli operatori privati all’interno dei sistemi sanitari regionali, gli unici in grado di intervenire con rapidità ed efficacia per rispondere alla domanda di salute dei cittadini”.
“Bisogna scegliere – ha concluso Cittadini – se affrontare la mobilità interregionale chiudendo le frontiere regionali ed elevando muri per fermare i cittadini che hanno il diritto, costituzionalmente garantito, di scegliere liberamente dove curarsi, oppure cercare in ogni regione di fare crescere un’offerta di qualità, convincente ed efficace, utilizzando per questo, in maniera equa, liberale e lungimirante, anche erogatori di diritto privato”.

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