Marasma politico e fermo dell'economia - QdS

Marasma politico e fermo dell’economia

Carlo Alberto Tregua

Marasma politico e fermo dell’economia

sabato 04 Febbraio 2017

L’Italia dei quattro Cantone

Il referendum del 4 dicembre scorso ha fatto retrocedere l’Italia in un marasma politico, perché è stato bocciato un forte impianto innovatore delle istituzioni che avrebbe comportato notevoli risparmi per l’Erario (cancellazione Cnel, Province e 315 senatori), e velocizzazione delle decisioni con l’eliminazione del contenzioso tra Stato e Regioni sulle legislazioni concorrenti nonché la possibilità da parte del Governo di assumere decisioni sulle questioni di interesse nazionale.
Il 60% dei votanti, quelli che hanno espresso il No, non hanno capito l’importanza della riforma e ne faranno piangere le conseguenze alle attuali e future generazioni.
Qualcuno dice che il popolo ha sempre ragione in democrazia, ma il popolo è formato da cittadini di tutti i tipi che non capiscono bene che cosa significhi votare in un modo piuttosto che in un altro. Però, questa è la democrazia e bisogna accettarla con tutti i suoi difetti.
Resta il marasma politico che sta trascinando con sé, seppur lentamente, quello economico: l’avvisaglia dell’aumento dello spread, tra Bond e Bund, tendente all’indice 190.

In questo empasse politico ed economico, pasce la Pubblica amministrazione, grazie all’assenza del suo datore di lavoro, per cui può fare ciò che crede. Ne parlavo col segretario nazionale della Uil, Carmelo Barbagallo, ricevendo risposte alquanto sorprendenti, che troverete nel forum pubblicato all’interno.
Punire i dirigenti pubblici che non fanno il proprio dovere, fare accordi sui salari premiando la produttività con fiscalità di vantaggio, commissariare le Regioni che hanno un comportamento criminale – dice Barbagallo –  perché non spendono i fondi Ue e quelli nazionali.
Ciò accade perché l’inefficienza e la corruzione nella Pa sono utlizzati dal ceto politico come serbatoio di voti . Come se datore di lavoro e dipendente si mettessero d’accordo per rubare ai propri clienti.
Per combattere la corruzione, non basta Raffaele, presidente dell’Anac, ma ce ne vorrebbero almeno quattro – come dice Barbagallo -, cosicché diventerebbe l’Italia dei quattro Cantone.
E poi, si conversava, è indispensabile inserire il merito nelle attività dei dirigenti e dei dipendenti pubblici. Un sindacato che spinge sul merito è sicuramente meritevole.
 

La legge di Stabilità 2017, per fortuna, è entrata in vigore regolarmente. Ma ora deve essere attuata. Vi sono centinaia di adempimento: decreti legislativi, decreti ministeriali, circolari e quant’altro. Senza tali documenti la legge è immobile. Un Esecutivo a termine ha difficoltà a procedere speditamente in questa direzione.
E poi c’è la grana della lettera Ue che chiede la rettifica del saldo dello 0,2% , pari a 3,4 miliardi, cui il ministro Padoan, titolare del Mef, ha risposto: “Nessuna manovra correttiva, no a nuove tasse per gli italiani ma un impegno a tenere sotto controllo i conti pubblici”.
Frattanto, il 9 maggio dovrà essere celebrato a Roma il 60° della nascita dell’Unione europea. Paradossalmente, questa data celebra il momento più disgregante dell’Unione, con l’uscita annunciata del Regno Unito, le resistenze dei cinque paesi dell’Est (Polonia, Ungheria, Bulgaria, Cechia e Slovacchia), con la Germania che attua una politica espansiva che schiaccia i partners europei, il caos francese con un presidente che ormai non ha più il consenso dei cittadini ed il nostro Paese senza un vero governo.

Mentre l’Ue avrebbe dovuto lavorare per amalgamare il sistema fiscale, quello giudiziario, l’altro bancario, le regole del mondo del lavoro, quelle relative alle imprese e via enumerando.
Ma tutto ciò non è avvenuto. Ogni partner europeo continua a tirare il lenzuolo dal proprio lato, cosicché vi sono Stati tributari verso l’Unione, cioè che danno più di quanto ricevono, come l’Italia, ed altri che invece percepiscono di più di quanto danno. Tutto questo è gestito da una burocrazia europea, avida ed egoista, che non ha nulla da invidiare a quella italiana. il che è tutto dire!
Si è dibattuto a lungo sulla previsione di crescita del Pil del 2017: un dibattito inutile perché basato sullo 0,2%, o giù di lì. Però, se non si prendono decisioni, da attuare rapidamente, il caos politico ed economico continuerà e con esso l’indebolimento delle classi sociali meno abbienti e l’aumento a macchia d’olio della povertà.
Perciò, bisogna votare subito ma con regole che diano Governo e maggioranza stabili e duraturi per far crescere questa nostra povera Italia

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017