La storia buffa delle sedi di Autorità di Sistema Portuale - QdS

La storia buffa delle sedi di Autorità di Sistema Portuale

Giovanni Mollica

La storia buffa delle sedi di Autorità di Sistema Portuale

sabato 11 Febbraio 2017

La politica deve pensare in grande, liberandosi dei piccoli interessi di bottega

Il porto di Rotterdam è un modello per tutta Europa: i quantitativi di merci trattate, la rapidità di smistamento, il contributo al Pil nazionale e i suoi 90 mila occupati rappresentano il sogno irraggiungibile di ogni scalo italiano.
Un formidabile strumento in grado di dare impulso alla Logistica dei trasporti, settore sempre più decisivo per la creazione di ricchezza nell’era della globalizzazione. Visti in tale ottica, i numeri crescono ancora: il contributo al Pil olandese passa al 7,5% e l’occupazione a 750 mila unità.
Attraversare quell’enorme e perfetto monumento al Libero Mercato invoglia a pensare in grande. Dal punto in cui il porto si apre al Mare del Nord fino alla sede della Port Authority ci sono 35 km in linea d’aria, più di quanto Augusta dista da Catania. Ciononostante, le due città siciliane litigano per ospitare la sede dell’Autorità di Sistema Portuale della Sicilia orientale.
Ci chiediamo se non sarebbe più importante pretendere – ripetiamo, pretendere – dal Ministro Delrio il collegamento in AC ferroviaria con il cuore dei mercati italiani ed europei, senza il quale entrambi i porti non avranno mai – ripetiamo, mai – un futuro degno della loro posizione nel Mediterraneo, dovunque sia la sede. Ma la bega condominiale etneo-megarese sull’indirizzo dell’ufficio del presidente non è l’unica a scuotere la Sicilia. Ce n’è un’altra, ancora più complessa: quella tra il presidente Crocetta e il gruppo guidato dal presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, che vorrebbe trasferire a Gioia Tauro la sede dell’AP di Messina e Milazzo per creare “la più grande AP del Mediterraneo”.
Come se l’importanza dell’ente derivasse dalle miglia quadrate di mare che vede dalla finestra e non dai traffici che gestisce. Un’iniziativa politica che ha suscitato le vibrate proteste di questa Rete civica e l’opposizione dell’opinione pubblica messinese, della stampa locale e di molti esponenti politici di peso. è stato però Crocetta a dare il colpo decisivo al cervellotico disegno previsto dalla riforma del Sistema portuale nazionale, minacciando di ricorrere alla Consulta nel caso in cui il Ministro insista su una strada che limita pesantemente lo sviluppo di una parte fondamentale della Sicilia senza portare benefici strutturali e duraturi alla Calabria.
Come per Augusta e Catania, la politica sembra misurare le sue scelte solo su equilibri spartitori di basso profilo. Ci chiediamo come possa un Ministro, certamente onesto come Delrio, partorire un pastrocchio ingestibile come l’AdSP che mischia funzioni così diverse come quelle di Gioia Tauro, Messina, Reggio e Milazzo. La cui governance richiederebbe competenze tecniche e amministrative insopportabilmente eterogenee, dal punto di vista economico, sociale, della sicurezza, dei servizi offerti a passeggeri, pendolari, grandi petroliere, gigantesche portacontainer, trasporto ferroviario e navi da crociera, con tutto ciò che da essi deriva.
è fin troppo evidente che uno sbarramento di valenza europea come lo stretto che divide l’isola più grande del Mediterraneo dal continente impone un’AdSP unica per entrambe le sponde. Dobbiamo rassegnarci a subire i soprusi di una politica inetta, incapace di liberarsi da interessi di bottega, mentre geografia, economia dei trasporti, buonsenso e la stessa Europa si fanno beffe di noi?

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