Industrie creative, Sicilia ancora indietro - QdS

Industrie creative, Sicilia ancora indietro

Rosario Battiato

Industrie creative, Sicilia ancora indietro

martedì 14 Febbraio 2017

Dati Symbola e Unioncamere: nel 2015 l’Isola ha prodotto una ricchezza pari a 3,2 mld (solo il 3,7% sul totale nazionale). A livello nazionale, si evidenzia una crescita formidabile per i settori di musica (+10%), radio (+9,3%) e videogiochi (+9,5%). In calo quotidiani e periodici: -8% tra 2014 e 2015

PALERMO – La cultura si mangia ed è pure un lauto pasto. Quest’assunto è ormai un dato di fatto che ribalta l’infelice espressione tremontiana di qualche anno fa, quando l’ex ministro all’Economia aveva giustificato i tagli alle attività culturali perché queste ultime non producevano reddito.
Alla fine di gennaio è stata pubblicata la seconda edizione di “Italia Creativa”, lo studio sull’industria della cultura e della creatività. Numeri importanti che nel 2015 si concretizzano in 47,9 miliardi di euro di valore economico e oltre un milione di occupati. Un flusso che produce il 2,96% del Pil e il 2,55% del Pil, considerando i soli effetti diretti. Dati in grande crescita: aumento del 2,4% dei ricavi diretti (+ 951 milioni di euro) del comparto culturale e creativo, a fronte di una crescita dell’1,5% del Pil italiano. Anche la Sicilia fa la sua parte, ma come al solito potrebbe fare molto di più.
I settori analizzati sono dieci: videogiochi, architettura, radio, arti performative, arti visive, quotidiani e periodici, pubblicità, audiovisivo, musica e libri. L’86% dei ricavi, scrivono sul report, è “rappresentato da ricavi diretti, derivanti cioè da attività legate direttamente alla filiera creativa, quali la concezione, la produzione e la distribuzione di opere e servizi culturali e creativi” mentre il 14% rimanente deriva da “ricavi indiretti, relativi ad attività collaterali o sussidiarie”. Quasi tutte in positivo le tendenze tra il 2015 e il 2014, segno di un comparto particolarmente in crescita: l’eccezione resta quella di “quotidiani e periodici” che ha registrato un calo superiore all’8%. Formidabile, invece, la prestazione della musica (+10%), così come risultano in crescita le prestazioni di radio (+9,3%) e videogiochi (+9,5%).
Anche sul fronte dell’occupazione ci sono numeri impressionati. Oltre un milione di addetti (880mila diretti) che valgono quasi il 4,6% della forza lavoro italiana. Le unità direttamente impiegate nel settore hanno registrato un +1,7% (+15 mila) rispetto all’anno precedente, evidenziando una crescita maggiore rispetto a quella complessiva degli occupati in Italia, pari a + 0,8%.
Numeri che sarebbero ancora più evidenti, stando al rapporto 2016 “Io sono cultura”, realizzato da  Fondazione Symbola e Unioncamere, che nell’analizzare il peso del sistema produttivo culturale e creativo (industrie culturali, industrie creative, patrimonio storico artistico, performing arts e arti visive, produzioni creative-driven) ha stimato il 6,1% della ricchezza prodotta in Italia: 89,7 miliardi di euro. La cultura è il Re Mida dell’economia perché ha un effetto moltiplicatore pari a 1,8: in altri termini, per ogni euro prodotto dalla cultura, se ne attivano 1,8 in altri settori.
In questa dimensione nazionale di grande spessore, la Sicilia non può definirsi determinante. Nel 2015 il valore aggiunto isolano è stato pari a 3,2 mld (3,7% del totale nazionale) per circa 66mila occupati (4,5% del totale nazionale). Uno spreco immane, che si aggiunge ai tanti altri sprechi regionali, soprattutto se consideriamo le potenzialità turistiche, archeologiche e culturali offerte dal territorio regionale.
E non si cresce. Stando ai dati Symbola, la Sicilia è l’unica regione (ad eccezione dell’Umbria che ha registrato un dato negativo) che si ferma a quota 0% quando si prende in considerazione la crescita del ruolo del sistema produttivo culturale e creativo nelle economie regionali dal 2011 al 2015 in relazione alle differenze in punti percentuali delle quote di valore aggiunto. La media nazionale, invece, è in crescita dello 0,04%.

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